Costruire meglio e costruire per il meglio

Costruire meglio e costruire per il meglio. Alcune brevi risposte alle critiche sulla revisione della direttiva europea sulla prestazione energetica nell’edilizia (Energy Performance in Buildings Directive o EPBD). A cura dell’European Environmental Bureau.

Contesto

Negli ultimi giorni, a seguito degli commenti da parte del partito di Giorgia Meloni, i media italiani hanno diretto la propria attenzione alla direttiva EPBD. Ai momenti chiave a fronte del voto su di essa al Parlamento Europeo e ai negoziati del Consiglio Europeo con gli Stati Membri. Sfortunatamente, numerose informazioni non accurate/completamente false sulle implicazioni nazionali dell’EPBD sono circolate, instaurando dubbi fra il pubblico su quello che sarebbe stato un dossier monumentale per la crisi climatica ed energetica in Europa. Oltre a seminare sfiducia nei confronti dell’UE in generale. Per affrontare questo discorso correttamente, abbiamo compilato di seguito una guida pratica per confutare queste pericolose narrazioni a livello nazionale.

“L’EPBD è dannoso per il PIL italiano”

L’enorme crescita in volume del PIL italiano registrata dall’ISTAT durante il governo Draghi nel 2021 (+7,7% in Lombardia, la più alta per regione nel Paese) è in larga parte dovuta all’incentivo Superbonus. Ovvero alle ristrutturazioni energetiche degli edifici. Il settore edile nazionale è infatti cresciuto del 22,8% nelle regioni del Nord-Ovest e del 25,9% nel Mezzogiorno. Dato monumentale per l’industria delle costruzioni, questo risultato segna una brusca inversione rispetto alla tendenza economica negativa degli ultimi tre decenni. Il Superbonus 110% e gli altri regimi di agevolazione edilizia hanno creato un effetto a catena anche nel settore industriale. Per le aziende coinvolte e per i dipendenti. Le aziende italiane che lavorano nel business delle ristrutturazioni (sia con i materiali che con le tecnologie per il riscaldamento) sono consolidate e vivono una fase di crescita. Considerando questi dati, i cittadini italiani non dovrebbero ritenersi affatto scontenti.

“Gli edifici in Italia sono troppo vecchi per essere rinnovati”

La tesi secondo cui l’Italia sarebbe il Paese con il patrimonio edilizio più antico dell’Unione Europea, avanzata da diverse dichiarazioni ministeriali, è fasulla. La (falsa) argomentazione suggerisce che ciò renderebbe i progetti di ristrutturazione costosi se non impossibili. Tuttavia, semplicemente guardando le statistiche dell’ Eurostat (sotto), è chiaro che il paese si trovi proprio nel mezzo di tale classifica. Mentre altri paesi come Belgio, Danimarca e Francia possiedono in media edifici molto più vecchi. L’età degli edifici italiani non dovrebbe quindi essere considerata come il grande ostacolo al rinnovamento che alcuni sobillano.

costruire
EU Buildings Factsheets

“Due terzi degli edifici italiani dovrebbero così essere sottoposti al rinnovamento”

Questa è una fake news bella e buona, falsa e sensazionalistica. Le principali fonti di informazione italiane hanno più volte citato il “60-75%” come l’ammontare di edifici da ristrutturare, in virtù del loro attuale status di classi energetiche inferiori E, F e G rispetto agli standard continentali. Tuttavia, ciò che non hanno notato è che la nuova direttiva riclassifica le classi energetiche per ciascun paese e in base alla distribuzione dello patrimonio edilizio nazionale.

Sulla base della proposta della Commissione europea, si stima che il 25-30% del patrimonio edilizio di ciascun Paese sarebbe coperto dalla direttiva. Un numero decisamente inferiore a quello stabilito dai media italiani. Tuttavia, va sottolineato che fare stime su un testo non ancora definitivo non può che essere un tentativo di creare caos e ostacolare il naturale processo negoziale in corso. Sono previste deroghe specifiche in caso di giustificate circostanze nazionali, e in particolare sono esclusi dal campo della direttiva gli edifici vincolati.

“Migliorare di ben due classi energetiche è un obiettivo troppo grande”

In Italia sono presenti circa 19 milioni di caldaie a gas. Queste rendono il benessere delle persone dipendente dalla volatilità del mercato dei combustibili fossili. Considerando che molte di esse stanno ormai diventando tecnologie più che obsolete e stanno giungendo al termine della loro vita, circa 8-9 milioni di caldaie verranno sostituite da qui al 2030. Ciò rappresenta una grande opportunità per convertire l’arcaica caldaia con le pompe di calore, di cui l’Italia è un grande produttore. Questo processo da solo in molti casi può spostare un edificio di classe G o F in classe E o addirittura D. L’allarmismo sull’entità dell’investimento non trova in realtà fondamento nei dati. Ad oggi l’Italia è il paese con l’incentivo più generoso per le pompe di calore e le ristrutturazioni in tutta l’Unione Europea.

“Ristrutturare e migliorare gli edifici non è la massima priorità in questo momento”

L’Italia è il secondo maggior importatore di gas in Europa dopo la Germania. Questo fatto non solo mette a repentaglio l’economia del Paese, esponendolo all’inflazione energetica, ma è anche un serio fattore scatenante per la povertà energetica di cui molte persone sono vittime. E indovinate che fine fa la maggior parte del gas italiano importato? Viene usato per il riscaldamento degli edifici. Nell’attuale quadro della crisi energetica, la ristrutturazione degli edifici e l’applicazione di sistemi di riscaldamento rinnovabili come pannelli solari e pompe di calore è la cosa più ovvia da fare. Per il presente e per il futuro.

Una profonda ristrutturazione può portare a una riduzione fino al 44% della domanda energetica (in particolare nei combustibili fossili). Una rapida messa al bando della vendita di caldaie a gas o gpl (misura che sarebbe in linea con la nuova direttiva) vedrebbe invece l’Italia tagliare contemporaneamente le importazioni di gas del 15 % e superare un terzo dell’obiettivo climatico nazionale. Tagliare l’uso dell’energia negli edifici e nel riscaldamento non è un ostacolo, bensì è l’occasione per attivare una soluzione “all-for-one”. Proteggendo gli italiani dalle crisi energetiche, assicurando l’Italia dai pericoli della dipendenza del gas da altri Paesi. E riducendo l’impatto sul clima.

“I lavori di ristrutturazione sono troppo costosi, non sono un investimento redditizio”

Ebbene, la realtà è l’esatto contrario. Spendere soldi per le bollette del gas e del riscaldamento/raffreddamento di una casa poco isolata, infatti, è un costo non recuperabile. Spendere soldi per migliorare l’efficienza energetica domestica e le energie rinnovabili è invece un investimento. Avvantaggia sia le famiglie che investono sia lo Stato italiano. Per non parlare degli innumerevoli benefici per la collettività derivanti dalla riduzione dell’impatto ambientale. Inoltre, il degrado degli edifici nel corso degli anni è inevitabile. Questi investimenti possono incrementare notevolmente il valore degli immobili così facilitando il recupero dei costi. Una parte importante dell’equazione spesso ignorata da chi si oppone alle ristrutturazioni.

La scelta nettamente più costosa è quella di continuare a perpetuare le attività secondo lo stato attuale degli edifici. Nell’Unione Europea nell’ultimo anno sono stati investiti oltre 500 miliardi per sostenere le famiglie che pagano le bollette del gas e della luce. Invece di essere una soluzione tampone che arricchisce le compagnie energetiche fondate sul fossile, un tale importo avrebbe potuto essere un’opportunità di investimento in un futuro con edifici migliori che funzionino con fonti rinnovabili sicure, convenienti e pulite, dedicate in primis a coloro che ne hanno più bisogno. L’EPBD è esattamente lo strumento giusto per innescare tali investimenti a lungo termine e preparare l’Italia non solo alla crisi energetica in corso, ma anche alle questioni energetiche del futuro.

Leggi anche: Case green, 1° via libera del Parlamento europeo alla Direttiva

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Redazione

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