Trasporti sostenibili e Fake News
Bugie in movimento: sul mondo dei trasporti sostenibili ci sono una serie di fake news che sono state smentite all’Ecofuturo Festival 2024. Articolo a cura di Giuliano Gabbani.
Leggeri o pesanti? Elettrici, a metano o idrogeno? Non c’è un’unica soluzione, ma un panel di soluzioni. non ci sono soluzioni salvifiche per abbattere i costi, ma soluzioni possibili per ridurre l’impatto sul Pianeta e l’inquinamento e per limitare la rapina esercitata dal mondo fossile ai danni di ognuno di noi.
La forzatura ideologica operata a livello europeo su una presunta unica soluzione elettrica a tutti i mali ha avuto vita breve ed ha aperto il fianco all’azione di partiti del “voglio farmi gli affari miei” contro l’auto elettrica dandogli qualche ragione in un mare di folli idiozie.
Noi siamo sempre stati contrari alle rottamazioni anticipate delle auto perché contro il rispetto dell’LCA globale tra costruzione, utilizzo e rottamazione. Se non si attende il reale fine vita, i conti sono sempre in rosso per il clima. Siamo sempre stati critici sulle super car elettriche, non certo un esempio virtuoso in nome del clima, e ai conseguenti costi spropositati delle ricariche dovuti all’accelerazione di una politica delle lunghe percorrenze, invece di favorire l’utilizzo cittadino e regionale delle auto elettriche utilitarie.
Oggi, 50 mila colonnine con super charge in default economico fanno gli interessi dei carburanti fossili con un accordo, che se non è di cartello certo gli somiglia molto, a 0,89 euro più iva al kWh per le ricariche rapide e a 0,69 euro più iva per le potenze simili ai wallbox familiari.
Se le ricariche rapide hanno un concorrente in Tesla Supercharge, che con un abbonamento minimo mensile abbatte i costi di ricarica, il paradosso è che per le ricariche semi-lente di circa 22kW (più o meno una wall box, che costa poco più di 1.000 euro) si mantengono costi quadrupli rispetto al costo di ricarica casalinga senza fotovoltaico e senza che si vedano concorrenti di dimensione nazionale.
Crisi elettrica
Noi accusiamo il mondo delle auto elettriche di non aver puntato al risparmio ma solo al business dipinto di clima e riduzione dell’inquinamento cittadino. Su questa falla oggi agisce un governo, nemico dichiarato dell’elettrico, che rinvia gli incentivi paralizzando il mercato già debole e sostiene ancora l’acquisto di motori endotermici o ibridi che si mangiano gli stessi in poche ore dall’entrata in vigore. L’algida lontananza dal supporto popolare e l’assenza di sostegno al mondo ecologista oggi rendono l’elettrico vittima dei seminatori di fake come descritto da Alessandro Macina nel libro presentato ad Ecofuturo “Chi ha paura dell’auto elettrica?” e da quello di Ugo Bardi “Il futuro del trasporto”.
Abbiamo già portato la questione all’attenzione dell’opinione pubblica a Padova, in piena fase vincente dell’elettrico, perché scorgevamo l’eccessivo zelo di associazioni europee come Transport e Environement contro ogni soluzione diversa dal full electric, ma siamo rimasti isolati.
Allora da Ecofuturo 2024 parte la richiesta di un incontro con Arera per la questione delle tariffe delle colonnine per le utilitarie e le ricariche più lente e una lettera all’Antitrust per verificare se ci sia o meno un cartello sui prezzi delle ricariche rapide. Chiediamo una campagna di sostegno e promozione della mobilità elettrica nelle città con la liberalizzazione delle wallbox private e anche pubbliche utilizzando i pali dell’illuminazione stradale per far sì che le auto parcheggiate possano accedere alla ricarica e, con l’autorizzazione dei condòmini, poter installare una propria wallbox a bordo marciapiede, se privi di garage.
La ricarica pubblica, in queste modalità, non deve superare il tetto massimo di 0,39 euro iva compresa per poter proporre l’auto e i piccoli veicoli anche ai ceti popolari. Si deve promuovere l’uso delle App per consentire l’utilizzo delle auto endotermiche ancora buone se percorrono meno di 3 mila km/anno, perché sarebbe delittuoso dal punto di vista climatico anticiparne la fine.
Gli autobus urbani, poiché sarebbe assurdo proporre in questo momento i bus o i treni ad idrogeno per i loro costi stratosferici e non solo, per l’elettrico devono passare al Supercharge e alla ricarica a pantografo presso le fermate per evitare di avere a bordo contenitori con pesanti batterie che aggiungendosi al peso degli autobus stessi aumenterebbero esponenzialmente il rilascio delle polveri sottili dagli pneumatici.
Il Video della sessione di Ecofuturo Festival sulla Mobilità: Auto e Mezzi Elettrici
L’alternativa biometano
Per le lunghe percorrenze e per i trasporti pesanti, sia su terra sia su mare, le soluzioni sono legate al biometano liquido o BioGnl combinato con l’idrogeno. Prevedendo per le navi di lunga percorrenza, grandi motori elettrici con ricarica delle batterie a bordo. A bordo di traghetti a corto raggio si stanno sperimentando soluzioni full electric possibili grazie all’alleggerimento degli scafi (per esempio le Incat in alluminio), mentre soluzioni del genere per i camion sono impraticabili per il numero di batterie da utilizzare e per l’incremento di peso del mezzo che aumenterebbe l’usura degli pneumatici e il conseguente rilascio di polveri sottili come abbiamo già visto, oltre ai costi di ricariche ultrarapide con potenze enormi di picco.
Lo sviluppo della produzione italiana di biometano fatto bene grazie alle aziende associate al CIB e basata sulla semina su sodo (con l’abbandono dell’aratro sovvertitore), sulla riduzione drastica della chimica fossile nei campi e sui doppi raccolti fa sì, come affermato in due panel di Ecofuturo 2024 condotti da Roberta Lombardi, che quel tipo di agricoltura non comprima la produzione di cibo ma sequestri o stocchi CO2 in maniera permanente nel terreno.
Produrre biometano è priorità perché la sua produzione, lungi dall’aggravare la crisi climatica, diventa una delle più potenti soluzioni come descritto nel libro “La Terra che Salva la Terra” e come adottato nella risoluzione della COOP28, sottoscritta da ben 177 paesi, grazie anche all’opera del Professor Francesco Corvaro inviato per il clima del Governo italiano.
Elettrico, biometano e idrogeno sono indubbiamente le tre soluzioni che attestano la fine di arrecare danni al Pianeta in tempi lunghi, anche se con i limiti appena menzionati. Le definizioni dell’Eni e delle altre sorelline fossili sui vari nomi di e-fuel o bio-fuel sono enormi fake, finanziate da fondi, magari PNRR, destinati a sicuro fallimento perché la filiera non sta in piedi sui costi economici e, a maggior ragione, sui costi ambientali anche se esportati in paesi in via di sviluppo che prima o poi ne avranno consapevolezza… Continua a leggere gratis l’articolo su L’ECOFUTURO MAGAZINE
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