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Gli strumenti legali per la sostenibilità in azienda

La normativa italiana consente alle aziende di adottare numerose iniziative e policy in grado di adeguare l’attività societaria agli standard ESG e di sostenibilità. Qui di seguito GreenSquare Italia riporta una serie di attività che possono essere intraprese, la normativa di riferimento e gli step principali da seguire per adeguarsi ai criteri proposti.

Il concetto di Società Benefit (SB)

La Società Benefit consiste in una totale rivoluzione del concetto stesso di azienda.

L’ottenimento dello status di Società Benefit consente di poter effettuare, al fianco dell’attività di impresa, attività aventi finalità di beneficio comune. Ciò è possibile anche nel caso di società già costituita oppure da costituire.

Nel caso di società già costituita è importante che venga indicato, all’interno dei contratti societari, le finalità di beneficio comune che la stessa intende perseguire. Per fare questo sarà necessario procedere con la modifica dell’atto costitutivo o dello statuto. Sarà, dunque, fondamentale la presenza di un notaio. All’interno dell’atto costitutivo o dello statuto dovranno, inoltre, essere indicati i nominativi dei responsabili che svolgeranno e realizzeranno la finalità indicata in statuto.

Sarà, inoltre, necessaria la presenza di una valutazione “esterna” effettuata da un soggetto terzo ed imparziale che consentirà di verificare l’impatto della nuova finalità inserita in statuto. Infine, sarà necessario redigere un’apposita relazione finale nella quale vengono illustrate le politiche realizzate ed i risultati conseguiti.

Ma a cosa serve diventare società benefit?

Abbiamo provato a creare una serie di esempi. In primis sarà necessario per favorire la creazione di un valore condiviso che assume importanza anche per finalità di valore dimostrativo. Il fatto di raggiungere determinati “target” di sostenibilità consentirà, inoltre, di poter accedere con più facilità al capitale privato. Infine, i migliori talenti saranno notevolmente attratti da società in cui la governance e il percorso di inserimento dei giovani siano ben definiti ed inclusivi.

Le certificazioni aziendali e il loro ruolo concreto

Ogni PMI o ente pubblico può scegliere di adeguarsi agli standard europei e nazionali proposti al fine di ridurre l’impatto ambientale della propria realtà. L’apice di questo percorso è costituito dall’ottenimento di un riconoscimento formale che, in alcuni casi, può culminare nell’ottenimento di una c.d. certificazione ambientale.

Le certificazioni ambientali sono degli strumenti che il legislatore ha messo a disposizione alle aziende al fine di poter consentire loro di valutare l’impatto ambientale nel corso dell’attività. L’adozione di questi standard è perlopiù volontaria.

Tuttavia, i risultati in termini di 1) accountability della realità che decide di adottarli nonché 2) semplificazione per l’accesso ai finanziamenti non mancano. Dal punto di vista economico, ad esempio, la diminuzione del valore delle polizze risulta notevolmente incrementata.

Le certificazioni ambientali sono suddivise in due categorie principali: le certificazioni di servizio allorché indirizzate al processo produttivo e all’organizzazione della struttura produttiva e le certificazioni di prodotto allorché rivolte a beni o servizi. In generale queste permettono di dimostrare l’esistenza di un sistema di gestione attento all’ambiente.

Una delle più famose certificazioni ambientali è la certificazione ISO 14001. In questo caso il certificato ambientale viene necessariamente rilasciato da un organismo indipendente autorizzato da Accredia, l’Ente Italiano di Accreditamento.

Grazie a tale certificazione trova applicazione lo schema PDCA (vale a dire “plan, do, check, act”). Grazie a tale certificazione vengono identificate le attività, i processi e i prodotti aziendali in grado di incidere sull’ambiente e, di conseguenza, vengono attuate delle procedure di ottimizzazione che saranno oggetti di successiva supervisione.

Oltre alla ISO 14001 è possibile trovare anche l’EMAN che sta per “Environmental, management and Audit Scheme”. Si tratta anche qui di uno strumento innovativo che definisce i principi per la gestione ambientale e dei processi all’interno della realtà imprenditoriale.

Infine, giova citare la ISO 50001 che consente di contraddistinguere tutte quelle aziende che adottano una lungimirante gestione del proprio fabbisogno energetico.

Il Marchio Ecolabel

Infine, tra gli strumenti di identificazione esterna in ambito ambientale più importanti vi è il marchio Ecolabel. Questo è un marchio di origine unionale che contraddistingue tutti quei prodotti e servizi, i quali mantengono ridotto l’impatto ambientale durante l’intero ciclo produttivo.

La base normativa su cui tale marchio consiste nel regolamento n. 880 del 1992 ed è oggi disciplinato dal Regolamento (CE) n. 66/2010. Poiché si tratta di un marchio deve necessariamente procedersi con una richiesta di concessione di licenza d’uso all’ISPRA, che è l’ente preposto alla concessione in Italia.

Anche qui tra i vantaggi rinvenibili vi sono l’ottenimento di un marchio di qualità che consente all’operatore che ne usufruisce di acquisire visibilità sul mercato per il proprio impegno a favore dell’ambiente. Tale marchio consente, inoltre, semplificazioni nelle procedure d’acquisto relative alla Pubblica Amministrazione.

I criteri sono definiti su base scientifica in relazione all’intero ciclo di vita dei prodotti (dall’estrazione delle materie prime, alla fase di produzione, di imballaggio e trasporto, di utilizzo e di recupero e smaltimento).

I criteri riguardano diversi aspetti ambientali, tra cui l’uso dell’energia, dell’acqua, delle sostanze chimiche e la produzione di rifiuti (sistema multicriterio), ma anche la funzionalità del prodotto e la qualità delle sue prestazioni o sulla valutazione dell’erogazione dell’intero servizio.

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Leggi anche Gestione dei rifiuti: il quadro normativo

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