Superbonus: lo scaricabarile sul blocco dei crediti

Superbonus. Pubblichiamo di seguito un articolo di Gianluca Oreto su Lavoripubblici.it. Per fare chiarezza sulla scaricabarile tra il dimissionario Presidente del Consiglio Mario Draghi e chi aveva ideato il meccanismo di cessione dei crediti nell’ambito del superbonus edilizio del 100%.

Voi sapete cosa ho sempre pensato, il problema non è il superbonus ma il meccanismo di cessione. Chi ha disegnato quel meccanismo senza discrimine e senza discernimento è colpevole di questa situazione in cui migliaia di imprese stanno aspettando i crediti. Ora, bisogna riparare al malfatto, bisogna far uscire dal pasticcio quelle migliaia di imprese che si trovano in difficoltà“. Si è concluso in questo modo ieri il discorso del Presidente del Consiglio Mario Draghi al Senato.

Blocco cessione: tutta colpa dello scorso Governo?

Secondo il Presidente Draghi, dunque, la responsabilità di quello che lui definisce “pasticcio” sarebbe del Governo Conte che ha messo in piedi il meccanismo delle opzioni alternative con l’art. 121 del Decreto Legge n. 34/2020 (Decreto Rilancio).

Quanto di vero c’è in questa affermazione? Per scoprirlo è necessario ripercorrere le tappe che hanno accompagnato gli articoli 119, 121 e 122-bis del Decreto Rilancio. Perché (per fortuna) quando si parla di normativa, queste sono sempre in forma scritta ed hanno sempre una firma.

L’approvazione del Decreto Rilancio

Il Decreto Rilancio porta le firme del Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte e del Ministro dell’economia e delle Finanze Roberto Gualtieri.

Già dalla prima lettura del D.L. n. 34/2020 era evidente che il vero crack non era rappresentato dal superbonus 110% ma da questo innovativo meccanismo delle opzioni alternative che, però, come ogni novità, scontava alcune problematiche evidenti:

  1. era stato esteso a tutti i bonus fiscali, compresi quelli privi di sistemi di controllo (bonus facciate ed ecobonus ordinario in testa);
  2. non consentiva la piena tracciabilità del flusso di cessioni che nella prima versione non avevano alcun limite.

Due problemi evidenti che sono stati risolti in due momenti differenti dal Governo Draghi:

  • il primo con il Decreto Legge n. 157/2021 (Decreto Antifrode), i cui contenuti sono poi stati rimessi all’interno della Legge n. 234/2021, che ha esteso visto di conformità e asseverazione di congruità a tutti i bonus che utilizzano le opzioni alternative;
  • il secondo con il Decreto Legge n. 4/2022 (Decreto Sostegni-ter) che, tra le altre cose, ha stabilito il divieto di frammentazione del credito e l’assegnazione di un codice univoco identificativo.

Le fasi di modifica del Decreto Rilancio

Quando Draghi afferma che la responsabilità del blocco delle cessioni sia del Governo Conte, dimentica il percorso di modifica del Decreto Rilancio che ha subito i seguenti correttivi.

Il Governo Conte ha apportato modifiche con:

Dal 13 febbraio 2021, dopo l’ormai nota crisi voluta da Matteo Renzi, prima il Governo Conte cade e poi il Presidente della Repubblica Mattarella affida il compito di formare una nuova compagine a Mario Draghi, accolto da tutti in pompa magna come il “Maradona” che serviva al Paese per utilizzare al meglio le risorse del PNRR e fronteggiare la crisi sanitaria ancora in atto.

Tornando al Decreto Rilancio, il Governo Draghi interviene con i seguenti provvedimenti:

Dei 18 provvedimenti di modifica delle norme sul superbonus e la cessione dei crediti edilizi:

  • 3 arrivano dal Governo Conte;
  • 15 dal Governo Draghi.

Relativamente ai meccanismi di controllo e alla cessione dei crediti, Draghi interviene con 2 provvedimenti di modifica a fine 2021 e 8 nel 2022.

I numeri del Superbonus 110%

In tutto questo occorre ricordare che fino a giugno 2022, il Superbonus ha prodotto 38,7 miliardi di euro di investimenti che, come rilevato da Nomisma, hanno generato un valore economico pari a 124,8 miliardi di euro composto da 56,1 miliardi di effetto diretto, 25,3 miliardi di effetto indiretto e 43,4 miliardi di effetto indotto.

Dunque, in realtà, superbonus e cessione del credito hanno sempre funzionato benissimo attuando una politica di equilibrio sociale che ha aperto a tutti la possibilità di intervenire migliorando la qualità energetica e strutturale degli edifici. Le problematiche sono arrivate solo nel corso del 2022 dal Decreto Sostegni-ter in poi.

Da febbraio 2021 ad oggi il Governo Draghi ha avuto 17 mesi per intervenire con dei correttivi che migliorassero il sistema di cessione evitando le frodi nei bonus senza controllo. Interventi che, in realtà, erano già stati previsti a fine 2021.

Il problema sono stati gli 8 correttivi del 2022 che non sono serviti a risolvere alcun problema ma solo a generare confusione e scarsa fiducia di chi avrebbe dovuto giocare un ruolo fondamentale nella cessione dei crediti edilizi, ovvero le banche.

Dunque, alla domanda di chi è la responsabilità del blocco delle cessioni, è possibile rispondere con onestà intellettuale in un solo modo: del Governo Draghi e non me ne voglia il Presidente del Consiglio, ma i fatti sono incontrovertibili.

Link articolo originale Lavoripubblici.it

Redazione

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