Salviamo la Canapa Industriale italiana, Roma 9 settembre
L’emendamento al Ddl Sicurezza che modifica la Legge sulla canapa industriale, approvato il 31 luglio scorso dalle Commissioni Affari Costituzionali e Giustizia della Camera, rischia di distruggere l’intero comparto della canapa industriale italiana, direttamente e indirettamente.
Come Ecofuturo sosteniamo il settore della canapa industriale. Lunedì 9 settembre saremo alla Camera insieme ad altre associazioni per chiedere al Parlamento italiano di non approvare l’articolo 18 del Ddl Sicurezza che modifica la legge sulla canapa industriale!
Conferenza stampa – Salviamo la canapa industriale italiana
Lunedì 9 settembre 2024 – h 14,30 Roma, Sala Conferenze Stampa Camera dei Deputati
- Iniziativa per fermare l’approvazione delle modifiche alla legge sulla canapa industriale
- Promossa da Federcanapa, AssoCanapa, Canapa Sativa Italia, Chimica Verde Bionet, EcoFuturo, Itabia, Kyoto Club, Legambiente.
- Con la partecipazione delle associazioni agricole e di imprese di diversi settori industriali
- Organizza la Conferenza l’on. Riccardo Magi
Per partecipare alla Conferenza occorre registrarsi in anticipo contattando federcanapa@gmail.com oppure cell. 333. 8041523. Ingresso per il pubblico: via della Missione nr. 8. Per gli uomini è d’obbligo indossare la giacca
Fermate l’emendamento contro la canapa industriale
L’emendamento al Ddl Sicurezza che modifica la Legge sulla canapa industriale, approvato il 31 luglio scorso dalle Commissioni Affari Costituzionali e Giustizia della Camera (art. 18 “Modifiche alla legge 2 dicembre 2016, n.242, recante disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa”), rischia di distruggere l’intero comparto della canapa industriale italiana, direttamente e indirettamente.
IMPLICAZIONI DIRETTE
Vietando ogni attività di lavorazione, trasporto e consegna delle infiorescenze e anche di prodotti contenenti tali infiorescenze, l’emendamento non mette fuori legge solo la cannabis light, che pure rappresenta un fiorente comparto della produzione nazionale, ma rende passiva di reato penale ogni attività industriale relativa alla canapa da estrazione, in particolare la produzione di derivati da Cbd o da altri cannabinoidi non stupefacenti o da altri princìpi attivi, quali i terpeni, per impieghi nei settori della cosmesi, dell’erboristeria, degli aromatizzanti e degli integratori alimentari.
IMPLICAZIONI INDIRETTE
Vietando la manipolazione delle infiorescenze (che coprono circa un terzo dell’intera pianta di canapa), l’emendamento priva gli agricoltori e i trasformatori italiani della maggiore fonte di reddito della canapa e ne disincentiva la coltivazione.
ASPETTI SALUTISTICI
La modifica della legge sulla canapa industriale non trova giustificazione sul piano della sicurezza della salute. Ricordiamo che il fiore di canapa industriale contiene una quantità minima di Δ9-tetraidrocannabinolo (Δ9-THC), il principio stupefacente della cannabis, normalmente al di sotto dello 0,2%. È invece ricco di un altro cannabinoide non stupefacente, il cannabidiolo (CBD). Già nel 2019 l’Organizzazione Mondiale della Sanità, dopo un’accurata revisione dei suoi esperti, aveva invitato l’Onu a togliere il CBD dalle tabelle degli stupefacenti e nel 2020 la Corte di Giustizia Europea, nella sua sentenza contro un sequestro di sigarette elettroniche al CBD ordinato dal Governo francese, ha dichiarato esplicitamente che “il CBD non è stupefacente” (art.76 della sentenza) e ha riconosciuto legittima l’estrazione del CBD “dall’intera pianta nella sua interezza e non soltanto dalle sue fibre e dai suoi semi” (art.82).
CONFLITTI CON LA NORMATIVA EUROPEA E DI ALTRI PAESI MEMBRI
Sul piano economico l’emendamento rischia di creare una situazione aberrante per l’Italia, in quanto in totale controtendenza rispetto all’evoluzione della normativa in Unione Europea e in vari Paesi membri, a partire da Francia e Germania. La canapa, a livello comunitario, è qualificata da decenni come “prodotto agricolo” e anche come “pianta industriale” ai sensi del Reg. UE n. 220/2015 senza alcuna distinzione normativa tra le parti della pianta. E la già citata sentenza della Corte di Giustizia Europea ha dichiarato che, in assenza di prove concrete sulla sua dannosità per la salute dei cittadini (prove che nessuno finora ha esibito), “il divieto di commercializzare il CBD legalmente prodotto in un altro Stato membro” costituisce una violazione degli articoli 34 e 36 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE), ossia della libera circolazione dei prodotti tra uno Stato membro e l’altro.
Dopo questa sentenza, che ha obbligato il governo francese ad annullare il sequestro delle sigarette elettroniche al CBD, la Francia ha aperto progressivamente la sua legislazione all’uso del fiore e delle foglie di canapa industriale e ai prodotti a base di CBD naturale, purché con livello di THC inferiore allo 0,3%. Dal canto suo la Germania, dopo la legge che ha liberalizzato dall’aprile scorso la cannabis a uso ricreativo (KCanG – KonsummCannabisGesetz) è in procinto di approvare un disegno di legge che stabilisce che la canapa industriale “non ha effetti intossicanti” e che pertanto si possono commercializzare derivati dal fiore e dalle foglie di canapa, come gli estratti al CBD, purché con livello di THC inferiore allo 0,3%. Potremmo citare altri casi di legislazioni europee aperte ai derivati dal fiore di canapa, come la Repubblica Ceca o l’Estonia, per non parlare della Svizzera.
CONSEGUENZE ECONOMICHE
Il risultato in ogni caso è che l’Italia, se l’emendamento diventasse legge, si troverebbe in una situazione paradossale. Bloccherebbe infatti la produzione nazionale, ma non potrebbe impedire la libera circolazione sul suo territorio di derivati dal fiore di canapa legalmente prodotti in altri Paesi europei, pena una procedura di infrazione del diritto comunitario.
Segnaliamo che il mercato europeo del CBD è in forte espansione (+15% previsto nei prossimi 7 anni), proprio grazie al fatto che molti governi europei negli ultimi anni hanno riconosciuto legale l’estrazione dal fiore di canapa industriale del CBD e degli altri princìpi attivi non stupefacenti. Per il 2024 il mercato europeo è valutato attorno ai 2,2 miliardi di euro, pari a 1/3 circa del mercato mondiale. Con Germania e Regno Unito in testa (430 e 365 milioni di euro rispettivamente). L’Italia risulta tuttora il quarto mercato europeo con 190 milioni di euro, di poco dietro alla Francia. Ma altrove cresce, mentre da noi rischia di inabissarsi.
Ulteriore paradosso per il mercato italiano: insieme alla domanda di CBD cresce notevolmente in questi anni la domanda di materiali di canapa in grandi settori industriali. Dall’automotive ai tessuti tecnici e soprattutto alle costruzioni. I materiali a base di canapa sono infatti sempre più apprezzati in edilizia per l’efficienza energetica che garantiscono. L’Italia conta imprese di tutto rispetto nella produzione di ‘calce-canapa’ e di altri materiali a base di canapa. Ma in assenza di garanzie di sicurezza e di reddito per i coltivatori italiani, queste imprese saranno costrette a importare la materia prima dall’estero e perderemo un’altra occasione di costruire una grande filiera agroindustriale nazionale.
Per questi motivi chiediamo al Parlamento italiano di non approvare l’articolo 18
del ddl Sicurezza che modifica la legge sulla canapa industriale
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Itabia, Kyoto Club, Legambiente
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