Polveri sottili : per i carnefici del petrolio la colpa è della legna

Come avrete potuto verificare tutti, in questi giorni il settore del riscaldamento a biomasse è oggetto di un attacco senza precedenti. Il problema delle polveri sottili è oggettivo ed evidente, complice ( e non causa) soprattutto l’alta pressione e l’assenza di vento in particolare per la pianura padana chiusa da tre lati dalle Alpi, ma non solo. Le limitazioni al traffico in mezza Italia (a Roma giustamente fino a diesel euro 6) hanno scatenato grandi polemiche da più parti, nelle quali si sono inseriti Assogasliquidi cioè il mondo del GPL e con essa Federchimica e Unione petrolifera. Il contributo delle biomasse (legna e pellet) alle emissioni di polveri sottili c’è e non è irrilevante, ne abbiamo perfetta consapevolezza, ma il modo in cui il mondo degli interessi del petrolio stanno strumentalizzando questa vicenda è vergognoso. Purtroppo anche alcuni esponenti del CNR si prestano a questo tiro al piccione con informazioni distorte. La notizia che non si dice è che la qualità dell’aria nel nostro paese è migliorata negli ultimi vent’anni, per una serie di effetti che molti di voi conoscono. A Milano nel 2005 i giorni di sforamento erano 152, nel 2019 erano metà cioè 72, ma così vale per Torino, Padova ecc.  Il problema comunque è grave e bisogna fare di più in modo efficace e tempestivo, intervenendo sia nella mobilità che nel riscaldamento domestico. Ma le mezze verità reiterate diventano bugie. Il CNR con alcuni esponenti dice che c’è stato un’ aumento nel consumo delle biomasse, una bufala! Non si documentano, non leggono il rapporto del GSE dove è evidente che dal 2013 i consumi sono stazionari, si dice boom di stufe a legna e pellet, altra “cazzata” non è vero. Dicono aumento delle emissioni da biomasse ma i dati di Lombardia e Veneto dicono che si sono ridotte rispettivamente del 30% e del 20% negli ultimi anni. Dicono che bisogna togliere gli incentivi alle biomasse, Assogasliquidi in testa,  per migliorare la qualità dell’aria, ma i dati dicono esattamente il contrario: i 46.000 interventi di sostituzione di vecchi apparecchi a biomasse nel 2018 hanno ridotto di oltre 2.000 tonnellate il particolato, e per il 2019, anche se i dati non sono ufficiali, sembra che abbiamo quasi raddoppiato. Ma il vero paradosso è che vorrebbero far passare il GPL come la soluzione. Le emissioni di CO2 eq. vengono messe sotto il tappeto. Per ogni megawattora di energia primaria prodotta da GPL si emette 270 kg di CO2 eq., il pellet 29! La vera risposta per migliorare qualità aria sono le rinnovabili, tutte! non il petrolio! Nei vari TG abbiamo visto Assogaliquidi e il mondo del petrolio intervistati, ma nessuno del mondo delle biomasse, si è violato il diritto di replica, una cosa vergognosa ! Ma ancora più vergognoso è omettere il costo folle del riscaldamento a GPL rispetto al metano (più 50%), rispetto alla Geotermia ( più 100%) e rispetto alle Biomasse (più 200%).Per la geotermia se si considera che produce in estate anche condizionamento il risparmio è pari alle biomasse ovvero il 200%).Il Gpl ancora ragionevole sulle auto, ma va riconvertito tutto a biometano al più presto, è una follia ecologica e economica usarlo per il riscaldamento. Ecco perché questa verità al contrario è una truffa colossale con qualche fesso di troppo che ci casca come al solito anche tra gli ambientalisti.  Fabio Roggiolani – Presidente Giga-FREE Co-fondatore Ecofuturo FestivalIl comunicato di AIEL

L’inquinamento atmosferico è in questi giorni al centro del dibattito e gli elevati livelli di polveri sottili nell’aria, complice l’alta pressione e l’assenza di vento, hanno richiamato provvedimenti di limitazione del traffico fino ai diesel euro 6, come a Roma. Ma anche il riscaldamento a biomassa legnosa, legna e pellet, è stato additato da più parti come principale responsabile dell’emergenza smog.

È necessario però fare chiarezza ed evitare di diffondere informazioni distorte o parziali che non propongono soluzioni concrete e credibili. In questi giorni opinionisti, ricercatori dal mondo scientifico o portatori di interessi, si sono espressi in modo categorico citando dati ed esprimendo opinioni incomplete e talvolta fuorvianti.

Si cita, infatti, da più parti che negli ultimi anni c’è stato un aumento dei consumi di legna e pellet. 

Non è così. L’ultimo Rapporto Statistico GSE (1) attesta che negli ultimi 6 anni il consumo di legna e pellet nel settore residenziale è rimasto sostanzialmente stabile e a livello regionale una indagine di Arpa Veneto (2) del 2013 ha registrato un calo dei consumi di legna rispetto al 2006 di ben 260.000 tonnellate. Chi afferma il contrario è evidentemente disinformato. 

Da alcune parti si parla di un boom nell’aumento del numero di generatori a legna e pellet. 

Anche in questo caso si tratta di un dato inesatto. I dati dell’Osservatorio AIEL attestano come il numero dei generatori sia addirittura in leggero calo passando da 9,4 milioni di generatori nel 2014 a 9,1 nel 2018. Anche a livello regionale si conferma questo trend, Arpa Lombardia ha rilevato che nell’arco di 8 anni dal 2008 al 2015 i generatori sono rimasti intorno alle 600.000 unità, mentre Arpa Veneto ha rilevato solo un lieve incremento dell’1% dal 2006 al 2013 (672.000).

La qualità dell’aria è peggiorata in questi ultimi anni?

No, anzi. Lo dice l’Agenzia Europea per l’ambiente che attesta negli ultimi 30 anni un generale miglioramento della qualità dell’aria. Ad esempio nella città di Milano nel 2005 i giorni oltre i limiti consentiti furono 152, mentre nel 2019 sono stati solo 72. Nelle serie storiche il picco massimo nel capoluogo lombardo fu di 309 microgrammi/metro cubo nel 2002 contro i 107 del 2019 (dati Arpa Lombardia (3)). Certo la situazione di questi giorni è critica ma la serie di provvedimenti degli ultimi anni sta dimostrando un generale miglioramento della qualità dell’aria. Sono state adottate infatti misure strutturali, e non emergenziali, in molte regioni ed in particolare in quelle del bacino padano, che hanno sancito per legge di non poter utilizzare generatori a 2 stelle (4) a partire dal 2018 e a 3 stelle a partire dal 1° gennaio di quest’anno, stiamo parlando di almeno 1 milione di generatori solo nel Bacino Padano! In questo modo si contribuisce a migliorare la qualità dell’aria e orienta i consumatori a scegliere tra i ben oltre 2.600 modelli di generatori più virtuosi a 4 e 5 stelle nell’ambito della certificazione ariaPulita® (5).

Ma chi controlla che queste norme vengano rispettate?

AIEL chiede da anni che siano previsti rigorosi controlli affinché i limiti di utilizzo per le classi qualitative di apparecchi a biomasse meno virtuose vengano rispettati e vengano implementati i catasti regionali degli impianti termici attraverso i quali è possibile anche garantire le periodiche manutenzioni agli apparecchi per assicurarne i livelli ottimali di funzionamento. In questo modo si contribuisce anche a rendere più responsabile l’utente finale che, con l’utilizzo quotidiano del generatore, svolge un ruolo determinante nel mantenere minimi i livelli di emissione. Su questi temi abbiamo sottoscritto un Protocollo con il Ministero dell’Ambiente nel 2018.

La quota di emissioni imputabile alla combustione di biomasse legnose è aumentata?

No, anche questa affermazione non è corretta. Le rilevazioni di Arpa Lombardia danno evidenza che dal 2010 al 2015 le emissioni di PM dalla combustione di biomasse in Regione Lombardia sono diminuite di circa il 30%. Anche una indagine condotta da Arpa Veneto ha confermato una riduzione del 20% delle PM prodotte da legna e pellet dal 2006 al 2013. Questo grazie al “turnover tecnologico”, ovvero alla sostituzione dei vecchi apparecchi con generatori sempre a biomasse ma più performanti dal punto di vista tecnico‐ambientale.

Questo dato è sufficiente per garantire al 40% della popolazione italiana che vive nel bacino padano di respirare un’aria pulita?

No, bisogna fare molto di più sia sul fronte della mobilità sostenibile sia sul fronte del riscaldamento domestico accelerando la transizione dai combustibili fossili a tutte le fonti rinnovabili. E il settore del riscaldamento domestico a biomasse si è fatto parte diligente nei confronti del problema investendo in ricerca e innovazione tecnologica per rendere sempre più efficienti gli apparecchi e ridurne le emissioni. I risultati ottenuti sono stati oggetto di una ricerca da parte di Altroconsumo, prestigiosa rivista del mondo consumeristico, che ha effettuato prove di laboratorio indipendenti su apparecchi a legna e pellet a 4 stelle con cicli di funzionamento reale, incluso accensione e spegnimento, dimostrando come le emissioni di polveri da parte dei generatori a legna e pellet si riducono da 4 a 8 volte rispetto ai fattori di emissione utilizzati dall’inventario ufficiale Inemar, ovvero i livelli di emissione medi del parco installato.

Bisogna quindi togliere gli incentivi al settore del riscaldamento a biomasse?

Se vogliamo migliorare la qualità dell’aria bisogna fare esattamente il contrario. È necessario intensificare l’impegno a incentivare la sostituzione dei vecchi e obsoleti apparecchi a legna e pellet con nuovi e moderni generatori che garantiscono elevati livelli di efficienza energetica e basse emissioni di polveri.
E come? Con l’incentivo Conto Termico. E i primi risultati sono già apprezzabili. Nel 2017, a fronte di poco più di 23.400 interventi di sostituzione incentivati, è stato possibile ottenere una riduzione pari a 1.100 tonnellate annue di particolato (PM) e di circa 80.000 tonnellate annue di CO2 equivalente (Gse, 2018) (6). Nel
2018, a fronte di un raddoppio degli interventi di sostituzione (pari a poco più di 46.000) è ragionevole affermare un raddoppio anche dei benefici ambientali derivanti, ossia una mancata emissione in atmosfera di 2.200 tonnellate annue di particolato (PM) e di circa 160.000 tonnellate annue di CO2 equivalente.
AIEL, Associazione Italia Energie Agroforestali, sostiene, infine che sia fondamentale che tutti gli incentivi alle biomasse legnose siano finalizzati esclusivamente ai generatori di qualità con alti rendimenti e basse emissioni, come già previsto dall’Accordo interministeriale sottoscritto a giugno 2019 nel corso del Clean
Air Dialogue.

La soluzione quindi è il GPL al posto delle biomasse?

I rappresentanti del mondo petrolifero dicono che la soluzione, alternativa alle biomasse legnose, sia il GPL, ovvero il Gas di Petrolio Liquefatto in quanto pulito a zero polveri, ma fingono di dimenticare che i principali responsabili del cambiamento climatico a scala planetaria sono proprio i combustibili di origine fossile che emettono il principale gas climalterante che è la CO2. Per ogni megawattora di energia primaria prodotta, il gasolio emette in atmosfera 326 kg di CO2 equivalente, il GPL 270 kg di CO2 equivalente, il metano 250 kg di CO2 equivalente, il pellet solo 29 kg di CO2 equivalente, la legna da ardere 25 kg di CO2 equivalente (7). Anche i nostri vicini europei vanno in direzione diametralmente opposta a quella delle fonti fossili. Il Governo austriaco ha recentemente deciso di vietare l’installazione di caldaie a gasolio nelle nuove costruzioni.

  1. GSE Rapporto Statistico 2018 pubblicato nel dicembre 2019 ‐ 
  2. INDAGINE SUL CONSUMO DOMESTICO DI BIOMASSE LEGNOSE IN VENETO. Risultati dell’indagine campionaria e stima delle emissioni in atmosfera
    (2015). 
  3. ARPA Agenzia Regionale della Lombardia per la Protezione dell’Ambiente
  4. Certificazione ambientale dei generatori di calore alimentati a biomasse combustibili solide prevista dal Decreto 7 novembre 2017 n. 186 del Ministero Ambiente, che classifica le prestazioni degli apparecchi in 5 classi di qualità da 1 a 5 stelle.
  5. www.certificazioneariapulita.it
  6. https://www.gse.it/documenti_site/Documenti%20GSE/Rapporti%20delle%20attivit%C3%A0/GSE_RA2017.pdf
  7. I fattori di emissione LCA citati tengono conto del consumo di tutte le risorse lungo l’intero ciclo di vita della rispettiva fonte di energia. I fattori
    sono espressi in kg CO2eq per MWh di energia finale. I fattori sono stati calcolati dall’ Università di Stoccarda (Institut für Energiewirtschaft und
    Rationelle Energieanwendung, IER), utilizzando il database GEMIS (Global Emissions Model for integrated Systems) Versione 4.95.

Scarica il Comunicato Stampa di AIEL

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