Cambiamenti climatici e resilienza: Copernicus diventa un’opera della Biennale di Venezia
Un titolo eloquente al tempo della pandemia: How will we live together? Si è aperta il 22 maggio la XVII edizione della Biennale di Architettura di Venezia, con una mostra che mette al centro non solo le tendenze dell’architettura, ma anche quelle della scienza, delle arti, dell’innovazione ed in generale della ricerca di un modello umano da ridefinire. Questo percorso che incrocia diverse discipline e tenta di dare una risposta nuova alle sfide del nostro tempo è particolarmente evidente nel Padiglione Italia. Curato da Alessandro Melis e Telmo Pievani, la sezione dedicata al nostro Paese muove dall’idea di mostrare la reazione delle comunità “resilienti” di fronte ad una delle grandi sfide del nostro tempo: i cambiamenti climatici.
Non è un caso che ad aprire il Padiglione ci sia un grande pannello dedicato a Copernicus. Le immagini del Programma europeo di osservazione della terra sono oggi un’opera lunga dieci metri per tre dal titolo “dataframes – viaggio attraverso i dati globali”. Un’opera che introduce i visitatori all’interno dei percorso nel quale vengono messi in luce gli effetti dei cambiamenti climatici, ma mostrate anche le risposte resilienti del nostro mondo. L’opera è nata da un lavoro a più mani sviluppato da un team di architetti e dal Centro ricerche CIRTA dello Iuss di Pavia, coordinato a livello scientifico dal delegato nazionale dello User Forum Copernicus Andrea Taramelli.
Quindici sfere colorate su sfondo nero raccontano in che modo gli eventi estremi, la desertificazione, la crisi idrica e il degrado ambientale stiano producendo cambiamenti nel nostro mondo. Le immagini del satellite Sentinel 2 mostrano, ad esempio, gli oltre 43 mila ettari di superficie forestale andata distrutta nell’ottobre del 2018 a causa della tempesta Vaia, quando l’Italia nord-orientale venne colpita da venti fino a 200 km all’ora.
Il pannello racconta anche la deforestazione provocata dalle mani dell’uomo: le immagini satellitari mostrano il disboscamento che avviene nell’isola di Borneo a Kalimatan per estrarre l’olio di palma. Si vede la perdita di biodiversità e della copertura forestale in “Forest loss e biodiversity”, una mappa che suddivide il globo terrestre in cluster della dimensione di 110 km x 110 km. Altre immagini portano dentro la frammentazione territoriale, la gestione globale dell’acqua e del cibo, la crescita urbana senza precedenti, le emissioni di CO2. I satelliti documentano uno dei drammi del nostro tempo, quello dei profughi scappati dalla Siria: l’immagine acquisita da satellite nel dicembre 2020 mostra l’enorme campo profughi di Zaatari, che oggi ospita 78 mila rifugiati siriani.
Un percorso nuovo e dinamico quello di Venezia, per dare corpo e immagine ad una della sfide più grandi per l’architettura. Interpretare il ripensamento radicale della convivenza umana.