“Urban Bio-Loop”: incontro tra rifiuti e bioedilizia nel segno della circolarità

Nelle società consumistiche il rifiuto organico rappresenta indubbiamente uno dei simboli e, se a livello comportamentale dei singoli cittadini è fondamentale riappropriarsi di una cultura della valorizzazione degli scarti per ridurre gli sprechi, molte sono le nuove frontiere tecnologiche se si vanno affermando per la valorizzazione di quella parte di rifiuto organico non più edibile.

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Abbiamo ripetutamente trattato la tematiche relativa al diffondersi di nuovi impianti di digestione anaerobica per la valorizzazione della FORSU (Frazione Organica Rifiuti Solidi Urbani) per la produzione di biogas, biometano o energia elettrica, affiancate al sempre più vivace comparto dei nuovi ecomateriali da costruzione, di cui abbiamo parlato anche nell’interessante progetto “Agritettura” della Fondazione Architetti di Firenze e dell’Istituto Nazionale di Bioarchitettura” Sezione di Firenze (vedi post). A darci una idea della grande vivacità che sta vivendo questo comparto, il nuovo report “The Urban Bio-Loop”, redatto dal gruppo Arup e scaricabile in calce al post, dove si propone di utilizzare i rifiuti non commestibili della catena alimentare e più in generale quelli organici, per la realizzazione di materiali edili ecologici e basso costo.

Essendo ancora molto forte la dipendenza dell’industria delle costruzioni dai materiali tradizionali, legati a soluzioni costruttive ad alto impatto ambientale e processi produttivi a bassa efficienza, l’utilizzo di elementi alternativi in edilizia, inseriti pienamente nei nuovi scenari di economia circolare, consentirebbe di ridurre le emissioni di gas serra dell’intero comparto,oggi alla ricerca di una nuova identità nel segno dell’efficienza energetica, riducendo nel contempo rischi e spese sanitarie e incrementando la valorizzazione delle aziende.

Come rileva Carol Lemmens Director for global management consulting di Arup “È giunto il momento di passare oltre gli ormai abusati modelli make-use-dispose (produci-usa-getta), impiegati nel nostro settore. Abbiamo l’ambizione, le capacità e la mentalità per dissociare la crescita economica dal consumo di risorse”.

Si tratta di una lungo elenco di rifiuti alimentari che potrebbe essere utili per il comparto. I gusci delle arachidi, ad esempio, possono essere impiegati nella realizzazione di pannelli divisori resistenti a fuoco e ghiaccio. Il riso potrebbe essere trasformato in cenere e mescolato con il cemento per eliminare la necessità di riempitivi. Dalle banane, dalle foglie d’ananas e dai gusci del cocco possono essere ricavate fibre tessili particolarmente resistenti, mentre dalla bucce di patate si ottiene un materiale isolante leggero, antincendio e idrorepellente. Molto interessanti al riguardo anche gli sviluppi legati alla valorizzazione degli scarti del mais e dei funghi, dai quali possono essere creati mattoni biologici capaci di sostituire cemento e plastica.
Secondo Tristram Carfrae, Vice Presidente di Arup, “Abbiamo un’occasione fantastica per ridurre carbonio e i rifiuti usando un quantitativo maggiore di materiali biologici nella costruzioni. Dobbiamo sfruttare questa opportunità sviluppando materiali idonei e metterli in produzione”.

Nel nuovo rapporto “The Urban Bio-Loop”, si stima che un chilogrammo di materiale di scarto riutilizzato nell’edilizia potrebbe offrire un valore economico pari a circa sei volte di quello ottenuto con il recupero energetico.

Sauro Secci

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