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Taxi elettrici senza autista: un grande aiuto al taglio di emissioni
Il futuro in cui auto elettriche che si guidano da sole saranno la norma sulle nostre strade non è lontano come si pensa. Su queste pagine lo abbiamo scritto spesso: le driverless car, in via di sperimentazione da Google e da altre società, sono già una tecnologia relativamente matura e potrebbero arrivare sul mercato già entro la fine del decennio. La diffusione di questo tipo di veicoli, con ogni probabilità, accelererà il declino dell’auto privata già ora in atto: un mezzo che si guida da solo sembra infatti nato per flotte di car-sharing e taxi.
I vantaggi che si avrebbero in uno scenario del genere sono molti, dalla riduzione di traffico e inquinamento alla diminuzione del numero di incidenti. Un nuovo studio uscito dal Lawrence Berkeley National Laboratory e pubblicato su Nature (link in basso) si concentra su di uno: anche ragionando a parità di chilometri percorsi, un taxi elettrico driverless avrebbe emissioni sensibilmente minori rispetto a un veicolo ibrido ad uso privato (non driverless).
Secondo lo studio, le emissioni per miglio di un taxi elettrico che si guida da solo, nel 2030 (anche grazie ai cambiamenti previsti nel mix elettrico Usa), saranno del 62-83% inferiori a quelle di un veicolo ibrido privato in quello stesso anno e del 90% più basse rispetto a quelle di un’auto a benzina del 2014 (vedi grafico sotto). (ICEV = veicolo a combustione interna; HEV = veicolo elettrico ibrido; BEV = veicolo elettrico a batteria, AT = taxi senza autista).
I veicoli che si guidano da soli hanno diversi vantaggi rispetto agli altri in termini di riduzione dei consumi: possono dosare accelerazioni e frenate in modo da ottimizzare l’efficienza, seguire percorsi che fanno risparmiare energia e viaggiare molto vicini al veicolo che li precede in modo da sfruttarne la scia, con grande vantaggio i termini di aerodinamica. Tutti aspetti che lo studio in questione sceglie di non considerare: gran parte della maggior efficienza stimata, si spiega, è dovuta al “right sizing”, cioè al fatto che una flotta di taxi driverless consente di usare sempre il veicolo giusto per l’occasione giusta.
Molte aziende stanno studiando driverless car da uno o due posti: questo tipo di veicoli avranno un ruolo significativo nella mobilità futura, visto che i dati mostrano che la maggior parte degli spostamenti riguardano uno o due passeggeri alla volta. Per esempio, con una flotta di taxi che si guidano da soli composta da varie tipologie di veicoli non succederà che un viaggiatore solitario sia fatto viaggiare su una berlina o una familiare, che sarà invece mandata a prendere un gruppo di 3-4 clienti con valigie.
La ricerca prova a capire anche se una flotta di taxi driverless sarebbe conveniente dal punto di vista economico. A 12mila miglia l’anno (circa 19.312 km), la percorrenza media delle auto private negli Usa, si stima che i veicoli elettrici siano ancora troppo costosi rispetto a un’auto a benzina come quelle che abbiamo oggi. Il discorso cambia per mezzi che fanno 40mila-70mila miglia l’anno (64.400 – 112.600 km) come i taxi: in quei casi la scelta più conveniente – tenendo conto di tutti costi, dal carburate alla manutenzione – è un veicolo elettrico o a idrogeno.
E come cambiano i conti mettendo in gioco la tecnologia driverless, che secondo lo studio aggiunge circa 150mila dollari (136mila euro) al costo di un veicolo? La risposta è chiara: “Un taxi che si guida da solo con la tecnologia attuale sarebbe comunque più conveniente rispetto ad uno normale e questo non solo per la sua efficienza ma per il fatto che non c’è bisogno dell’autista. Entro il 2030 i taxi autonomi saranno molto più economici che i loro concorrenti con guidatore”.
Lo studio: Jeffery B. Greenblatt, Samveg Saxena. Autonomous taxis could greatly reduce greenhouse-gas emissions of US light-duty vehicles. Nature Climate Change, 2015; DOI: 10.1038/nclimate2685
Il comunicato stampa fornitoci dal Berkeley Lab e pubblicato nella nostra sezione English.
Fonte: Qualenergia