Il libretto d’impianto e la bufala della “tassa sul condizionatore”

Un articolo di Libero ha messo in allarme il web e molti cittadini: sarebbe in vigore “l’imposta sul condizionatore, ennesima batosta che

si abbatte sui portafogli dei contribuenti”. Un provvedimento che secondo il quotidiano sarebbe stato “emanato dal governo Renzi alla fine di giugno di quest’anno”. La spesa per gli sfortunati possessori di condizionatori sarebbe di “200 euro, che salgono a 300 se i condizionatori in casa sono più di uno”.


La notizia peraltro è stata ripresa da moltissime testate anche (supposte) autorevoli, compresi alcuni tg nazionali, oltre ad essere colta al volo dall’onnipresente leader leghista Matteo Salvini che twitta: “Renzi obbedisce a Bruxelles, arriva la “tassa sui condizionatori”: 200 euro in più a famiglia. Ovviamente la Lega si opporrà!”.

Si tratta però di una mezza bufala: non c’è nessuna “tassa sul condizionatore”, tanto meno imposta dal Governo Renzi. Vediamo di fare chiarezza.

La scheggia di verità su cui Libero ha costruito la leggenda della “tassa” è che da giugno, ma da giugno 2014, in seguito al decreto 10 febbraio 2014 (vedi allegati in basso) anche i condizionatori devono dotarsi di un libretto d’impianto come quello delle caldaie. Si tratta di un’estensione di quanto previsto dal DL 192/2005 (Governo Berlusconi II) che aveva istituto il “libretto d’impianto” per le caldaie, un obbligo che, sia per le caldaie che per condizionatori, deriva dal recepimento di normative europee, la 2002/91/CE e la 2010/31/UE.

Dove sta la “tassa” di cui si parla? Innanzitutto tranquillizziamo il lettore sul fatto chechi ha un condizionatore di potenza inferiore ai 12 kW non deve pagare nulla. La potenza si calcola sul motore, ossia sull’unità esterna, che può servire più split cioè le unità interne (se ci sono più motori la loro potenza va sommata solamente se questi servono un circuito di distribuzione unico),  12 KW (40.955 Btu) sono una taglia che difficilmente si trova in una casa, solitamente una potenza del genere è destinata a raffrescare ambienti molto grandi, sopra i 130 mq (vedi anche QualEnergia.it, Come scegliere il climatizzatore giusto: detrazioni, efficienza, costi e controlli)

I 200-300 euro di cui parla Libero dovrebbero essere (immaginiamo) la cifra che un tecnico abilitato può chiedere per i controlli obbligatori sull’efficienza. Questi vanno effettuati periodicamente – ogni 4 anni salvo diverse disposizioni regionali – e riportati sul libretto, mentre questo viene compilato per la prima volta dall’installatore; se l’installazione è avvenuta prima dell’entrata in vigore (1 giugno 2014) può essere scaricato da internet dal sito del MiSE e compilato anche dall’utente con i dati dell’apparecchio, dunque non comporta nessuna spesa.

In alcune regioni, tra cui la Lombardia, solo gli impianti di raffrescamento di potenza superiore ai 12 kW devono avere il libretto, mentre per quel che riguarda il “bollino”, ossia il controllo periodico sull’efficienza energetica, gli impianti sotto  quella soglia sono esonerati in tutta Italia.

Esonerati dai controlli sono anche “gli impianti termici alimentati esclusivamente con fonti rinnovabili di cui al decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28, ferma restando la compilazione del libretto”: è il caso sia di un impianto di solar cooling, ma non di un condizionatore alimentato dal fotovoltaico, “perchè in quel caso l’alimentazione non è esclusiva”, spiega a QualEnergia.it Luca Alberto Piterà, segretario tecnico di AICARR, associazione italiana che si occupa di condizionatori e pompe di calore

Dunque un’eventuale “batosta”, come quella paventata da Libero, riguarderebbe solo chi ha un impianto di raffrescamento decisamente potente (sopra i 12 kW) da bollinare: anche in quel caso però la cifra di 200-300 euro sembra eccessiva, come ci spiega Stefano Casandrini di Assotermica: “la certificazione del condizionatore può essere fatta anche dallo stesso tecnico abilitato che certifica la caldaia, anche se condizionatore e caldaia sono di marche diverse; e 200 euro mi sembra una richiesta decisamente eccessiva, verosimilmente si spenderà molto meno”.

In cosa consiste il controllo obbligatorio ce lo spiega Piterà: “Nei controlli obbligatori sui condizionatori sopra ai 12 kW, il tecnico abilitato controlla che la macchina funzioni, pulisce ventole e filtri, verifica che ci sia la giusta carica, mentre un test vero e proprio sull’efficienza energetica ancora non si fa: non è semplice dipendendo alla temperatura esterna, mancano procedure normate e come AICARR stiamo dando delle idee a proposito”.

Insommma, non si tratta di una tassa, ma solo controlli di obbligatori su impianti piuttosto grandi, che difficilmente stanno nelle case. Pare proprio che Libero e gli altri abbiano trattato il tema in modo troppo superficiale, tanto che  (aggiornamento che aggiungiamo a pezzo già pubblicato) in seguito al polverone alzato anche il MiSE interviene a chiarire la situazione. In una nota con oggetto “Nessuna tassa sui condizionatori delle abitazioni”, intervenendo “in merito a notizie pubblicate su organi di stampa”, il Ministero dello Sviluppo Economico precisa che “la maggior parte dei condizionatori non ha l’obbligo del libretto di impianto e manutenzione in quanto non supera la potenza di 12 kW”.

Il Dicastero comunica altresì “che l’Italia ha introdotto, al fine di adeguarsi alle direttive europee, prescrizioni per il miglioramento dell’efficienza energetica nel condizionamento per tutelare l’ecosistema e favorire risparmio economico e competitività. Quanto a impianti di maggior potenza installati presso gli esercizi commerciali, occorre evidenziare che a fronte della spesa per la corretta manutenzione, vi sono importanti vantaggi. Infatti, oltre a garantire la sicurezza, la riduzione dei consumi per il miglioramento dell’efficienza comporta una riduzione della spesa per la bolletta energetica.”

Fonte: Qualenergia

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