Nuova legge sull’agricoltura bio: l’isolamento della scienza

Le critiche veementi al metodo di agricoltura biodinamica hanno messo in forte minoranza le posizioni espresse dalla Senatrice Elena Cattaneo durante la discussione sul disegno di legge sull’agricoltura biologica. È solo questione di forma, oppure il segnale di un fraintendimento del ruolo della ricerca?

Dopo un anno e mezzo di forzato “parcheggio”, giovedì 20 maggio è stato approvato dal Senato il disegno di legge sull’agricoltura biologica (Ddl. 988).

Una normativa molto attesa, che introduce significative politiche in favore del biologico.

La votazione al Senato ha rappresentato però anche un precedente inedito dal punto di vista dell’attività parlamentare: il Ddl è stato infatti approvato, emendato, con 195 voti a favore, 1 astenuto e 1 solo contrario. Un isolamento che corrisponde ad una sonora sconfitta politica per la Senatrice Elena Cattaneo, unica ad avere votato contro. Sconfitta amplificata dal suo ruolo in teoria super partes di Senatrice a vita (mai successo prima).

La lettera degli “scienziati”

Una circostanza che ha fatto gridare al tradimento (“questione di corna”) l’esteso gruppo dei sedicenti scienziati (sedicenti non è un’offesa, vuol dire che si autodefiniscono così), ovvero docenti e ricercatori che si riconoscono nel contenuto della lettera inviata ai Senatori alla vigilia della votazione (e non è la prima contro il Ddl 988) e firmata da 20 nomi di riferimento della ricerca in Italia.

Estremismo contro estremismo

L’intervento in aula della Senatrice a vita ha ribadito la posizione già espressa riguardo all’inopportunità di politiche in favore del biologico (considerato dalla Senatrice un’agricoltura di nicchia) e soprattutto una critica veemente nei confronti dell’equiparazione tra agricoltura biologica e biodinamica, mettendo aspramente in rilievo l’ascientificità di quest’ultimo metodo di produzione.

Posizioni espresse con un estremismo che dovrebbe suscitare qualche dubbio anche nella comunità dei ricercatori di Scienze agrarie.

Attività scientifica o economica?

È giusto infatti considerare l’agricoltura come attività scientifica o non è piuttosto un’attività economica? Si chiama anche “comparto primario” perché è l’attività su cui si basa (e che forse ha fatto nascere) l’economia. E in economia sono i consumatori a decidere cosa vogliono mangiare e a che prezzo. In Europa i cittadini-consumatori decidono persino cosa vogliono sostenere con le sovvenzioni, infatti la politica di favore che Bruxelles propone nei confronti del bio è stata espressamente richiesta nel corso di una pubblica consultazione (quanto di più democratico possa esserci).

Un favore istituzionale che la Senatrice Cattaneo contesta e cerca di fermare in ogni modo, anche facendo leva sulle critiche al metodo biodinamico. Mettendo alla berlina la pratica di usare parti di animali (succede anche per molti concimi per l’agricoltura convenzionale) come il cornoletame (ecco le corna) per pratiche considerate esoteriche.

Uno stratagemma che ha generato l’effetto opposto: l’accanimento contro il biodinamico mostrato in aula ha fatto sembrare le posizioni della Senatrice Cattaneo frutto di un fatto personale.

Agricoltura una o trina?

Favorendo involontariamente la messa in minoranza di posizioni legittime, che ricalcano però l’equivoco che viene troppo spesso diffuso nelle aule di Scienze Agrarie delle Università italiane. Una semplificazione secondo la quale esisterebbe una sola agricoltura e che dovrebbe idealmente puntare alla soluzione del problema della fame nel mondo.

Produzione integrata, biologico, biodinamico e tutte le possibili variazioni sul tema pensate e create dagli imprenditori agricoli dimostrano invece che la differenziazione dei metodi di produzione crea valore per tutti, produttori e consumatori.

La politica di Bruxelles

L’Unione europea non vuole (più) sostenere i costi della sovrapproduzione. Le politiche agricole comunitarie mirano anche e soprattutto, da alcune programmazioni a questa parte, a favorire l’incontro tra domanda e offerta. Il fatto che i prodotti biodinamici vengano oggi pagati 5, 6, 10 volte il prezzo del convenzionale, in virtù del riconoscimento di effetti sulla sostenibilità della produzione che la Senatrice Cattaneo contesta, basterebbe da solo a mettere in evidenza uno squilibrio su cui intervenire.

Un’opportunità per la produzione agricola a costi politici decisamente contenuti (più bassi rispetto all’eventualità di sostenere pratiche agricole oggi impopolari anche perchè vengono impedite: nel nostro sistema economico non dovrebbe toccare alle istituzioni dire ai cittadini cosa mangiare e cosa no).

Salute e cibo, diversità sostanziali

La senatrice Cattaneo è una risorsa della Repubblica (e in questo periodo ce n’è particolarmente bisogno). Farmacologa, biologa, accademica, nota per i suoi studi sulla malattia di Huntington e per le sue ricerche sulle cellule staminali. È però abituata ad operare in un settore diverso: la sanità è un diritto costituzionale, il cibo no. Nella prima è lo Stato che decide cosa è giusto per garantire il dovere costituzionale, nella produzione di cibo decide il consumatore.

Un’equiparazione che di fatto c’è già

Differenze fondamentali che spingono la Senatrice a trascurare alcuni elementi: non è il ddl in questione ad inaugurare l’equiparazione tra biologico e biodinamico. Gli agricoltori biodinamici ricevono già i contributi comunitari, in virtù del fatto di essere, prima di tutto, certificati come biologici, con i vincoli ulteriori di rispettare le proprie convinzioni filosofiche, giuste o sbagliate che siano.

Una posizione che viene ribadita nel testo del Ddl in uno degli articoli che a senatrice voleva emendare: «…. ai fini della presente legge, il metodo di agricoltura biodinamica, che prevede l’uso di preparati biodinamici e specifici disciplinari, applicato nel rispetto delle disposizioni dei regolamenti dell’Unione europea in materia di agricoltura biologica, è equiparato al metodo di agricoltura biologica…».

Il favore istituzionale

Il secondo aspetto che ignora è perché il bio si è conquistato il favore delle istituzioni.

E questo in virtù di un sistema che si basa su una precisa disciplina europea, anzi su un sistema normativo transnazionale, grazie al sistema delle equivalenze, e di un sistema di controllo e certificazione che mette le amministrazioni regionali al sicuro da responsabilità.

La produzione integrata in 40 anni non è stata in grado di costruire nulla di simile.

La fiducia dei consumatori

E poi c’è l’aspettò più determinante: l’agricoltura biologica e quella biodinamica hanno saputo conquistare la fiducia dei consumatori. In Germania e Francia la domanda galoppa, tutto nonostante i tentativi di diffamazione che seguono ogni presunta frode rilevata (dal sistema stesso).

Invece la fiducia su chi fa ricerca in agricoltura è purtroppo, eufemisticamente, in flessione. Per questo, prima di diffondere critiche, sarebbe meglio analizzare le possibilità di costruire sistemi alternativi con gli stessi punti di forza, altrimenti si fa solo un autogol alla nostra agricoltura.

Anche perché la scienza, a maggior ragione se applicata all’ambiente e all’agricoltura, non può ridursi a un movimento di opinione, non può basarsi sulla ricerca del consenso. La ricerca scientifica ha senso quando la capacità di analisi e di deduzione generano posizioni diverse da analizzare: la sua ricchezza sta nel rispetto dei dubbi, non nella propalazione delle verità. Dubbi che non dovrebbero mai essere tacciati di eresia.

In merito all’intervento di Elena Cattaneo del 20 maggio 2021 al Senato, nel quale ha rinnovato il suo feroce attacco all’agricoltura biodinamica, la lettera aperta di Nadia El-Hage Scialabba in difesa del DDL 988 sull’agricoltura biologica.

Link articolo originale FederBio

Redazione

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