L’idrogeno rinnovabile: il resoconto del Convegno FREE del 9 ottobre a Roma

E’ l’idrogeno l’energia del futuro con più possibilità di crescita e sviluppo di ricchezza alternativa al petrolio; costituirà la miniera d’oro dei grandi investitori, come nessuna delle altre fonti di green energy – eolico, solare e biomassa: sarà l’energia della massa, quella dei trasporti, quella delle industrie, delle case e quindi dei grandi investitori finanziari. Il segnale? Un piccolo ma pesante convegno tenutosi nei giorni scorsi all’hotel Nazionale davanti al Parlamento Italiano a Roma, promosso dal coordinamento FREE www.free-energia.it e coordinato dal presidente G.B. Zorzoli.

Perchè importante?
Non soltanto per l’impostazione dello stesso e il livello degli interventi ma per alcuni particolari significativi: il più scenografico quello annunciato dal presidente della ormai ex Unione petrolifera italiana Claudio Spinaci, con la certificazione del rinnovamento della facciata della associazione che ha cambiato nome in UNEM “Unione energie per la mobilità”. Se non fosse chiaro, essa non esprime ancora un concetto di rinnovamento “green” ma più semplicemente definisce la sua priorità: la mobilità ovvero dove si gestisce e consuma di fatto, una sostanziale fetta delle risorse fossili del Pianeta nonché una fonte di emissioni di gas serra sproporzionato rispetto a tutte le altre: il trasporto su gomma lo vediamo anche noi, molto meno il trasporto su nave che attraversa mari di tutti ma legalmente di nessuno, forse un po’ di più quello aereo, se non altro per il fracasso e le scie visibili dal basso; anche il treno qualche energia lo smuove. In apparenza un altro green washing? Sembra di no, piuttosto una necessità per non limitarsi lo spazio di intervento industriale/finanziario ed entrare nel “futuribilmente” lucroso consesso delle energie alternative. Industrialmente non fa un piega: si guarda avanti al medio e lungo periodo.

Il più significativo degli interventi programmati è stato però quello di Enel.

Nello scorso mese di giugno, Il colosso italiano dell’energia ha dato vita ad una branch interamente dedicata all’idrogeno, – come ha sottolineato Paola Brunetto responsabile dell’unità – collocata all’interno del più grande paniere delle Green Energy, a dimostrazione che Enel sta scommettendo su una futuribile e comunque necessaria, transizione al mix di energie da risorsa rinnovabile, e la riduzione dei costi dell’idrogeno artificiale. Questa troverà sicuramente il suo equilibrio prima del previsto perché l’interesse intorno all’idrogeno sta coinvolgendo molti super-players del mercato dell’energia e della finanza. La scommessa sembra soprattutto centrata su l’evoluzione delle tecnologie classiche come l’elettrolisi: l’idrogeno, non essendo mai libero in natura ma sempre combinato con altro elementi come nell’acqua per esempio, deve essere isolato, raccolto e stoccato.
Da non confondersi con l’idrogeno nativo che viene invece isolato in natura da “creature viventi” come i batteri, secondo quanto evidenziato da Fabio Roggiolani presente al convegno. E’ questa una tecnologia da guardare con attenzione, anche in Europa e nelle aree fortemente abitate: richiede investimenti più contenuti e una facilità di dislocazione territoriale, soprattutto quando si volge lo sguardo alla valorizzazione delle biomasse e dei rifiuti organici: ENEA in Italia e altri centri specializzati nel Pianeta stanno sperimentando questa strada anche se già diventata realtà a Taiwan dove l’Università Feng Chai di Taichung ha brevettato una tecnologia ibrida che utilizza un mix di batteri in grado di estrarre dai rifiuti organici sia idrogeno così come bio-metano e che è stata presentata in anteprima europea proprio al Festival di Ecofuturo 2020 a luglio a Padova.
In quella occasione è stato mostrato dal prof. Shin Wu direttore del dipartimento di bioenergie di quella Università, il primo impianto industriale realizzato a Taiwan in un allevamento di suini e su cui National Geographic ha già realizzato uno speciale. I rifiuti organici provengono in abbondanza sia dal mondo agricolo che dalle città e sono da considerare una risorsa per produrre energia verde. Una sottolineatura questa evidenziata con l’intervento al convegno del presidente del CIB – consorzio italiano biogas – Piero Gattoni invitato non come auditore ma come potenziale attore, dall’alto dei 2000 impianti consorziati operanti in Italia; l’idrogeno potrebbe essere estratto anche dallo stesso bio-metano; come sa bene anche la Snam che è l’unico gestore delle migliaia di km della rete nazionale di distribuzione gas e presente al convegno con il vicepresidente del dipartimento specifico, Cosma Panzacchi. Snam sta notoriamente studiando e sperimentando l’immissione nella rete fino al 20% di idrogeno nel metano: una sinergia tecnicamente non problematica e similare a quella ottenuta dalla miscela presa in esame dalla tecnologia Hymetec e adattabile facilmente agli impianti già operativi e in programmazione. Infine al convegno era presente l’Enea, con il dott. Vito Pignatelli e presidente della ass.Itabia – ass. italiana produttori di biomassa – con una presentazione dal titolo significativo: il ruolo dell’idrogeno nel futuro dei bio-carburanti. La valorizzazione della bio-massa passa anche dalla produzione di bio-carburanti e dall’uso dell’idrogeno per renderli efficienti, ma anche per estrarlo come si è scritto poco sopra. Idrogeno è dunque una parola che sta diventando centrale a livello globale e l’Italia sta imparando a declinarla in tutte le sue sfaccettature.

Marco Benedetti

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