Equilibrio ambientale e partecipazione: la riflessione di Francesca Sartogo

Gli spazi pubblici sono gli elementi chiave nel processo di sostenibilità ambientale della comunità umana. Essi sono i luoghi e l’espressione dell’insediamento dell’uomo sul territorio, avvenuto gradualmente in armonia e in interdipendenza con l’ambiente e le sue risorse. Gli spazi pubblici sono luoghi che nascono dall’impianto stesso geomorfologico, idrogeologico e microclimatico del territorio: sono gli spazi esterni che ne costituiscono il tracciato (strade, viali alberati, piazze, marciapiedi, giardini, parchi, paesaggi fluviali, ecc.) ma sono anche spazi coperti (biblioteche, teatri, musei). In una classica città mediterranea il clima temperato permette di svolgere molte attività di comunicazione ed interrelazione sociale in spazi esterni, ricavati spesso nella struttura compatta della città stessa.

Gli spazi esterni delle piazze, delle strade, dei vicoli, dei cortili dei palazzi pubblici, dei portici, dei cortili delle chiese, dei mercati, insieme con le corti delle case private hanno costituito per secoli un continuum pubblico-privato a disposizione del cittadino. Tale attitudine è molto frequente nella città antica ove il tessuto edilizio fa da invaso qualitativo, termodinamico e bioclimatico di questi spazi di relazione, in una stretta gerarchia di vicinato. Oggi il traffico e il predominio delle automobili hanno ristretto questa intelaiatura a una semplice angusta pavimentazione e gli edifici sono progettati come oggetti a sé stanti piuttosto che come elementi in grado di definire e dare forma a questi spazi così importanti per la nostra comunità. Inoltre il processo degli attuali cambiamenti climatici verso una progressiva accentuata tropicalizzazione della nostra meteorologia ci costringe a porre maggiore attenzione ai fenomeni del microclima locale e a ricreare l’antica “leggibilità e funzionalità urbana”, riproponendo una intelaiatura di spazi collettivi pubblici ricavati nei vuoti del tessuto edilizio e nel disegno dettato dal microclima locale. Questi spazi oggi debbono anche tornare a svolgere importanti funzioni di regolamentazione ambientale e di mitigazione dei rischi d’inquinamento, sfruttando risorse fondamentali quali l’aria, il vento, l’irraggiamento solare, l’acqua e il suolo; facendo decrescere gradualmente le isole di calore, i valori delle temperature e bilanciando i cambiamenti climatici, consentendo al cittadino il migliore benessere ambientale e qualità della vita. L’Associazione PSP (Progettazione Sostenibile Partecipata), coordinata da Elena Mortola e Alessandro Giangrande e con il contributo di un folto gruppo di cittadini, presenta un modello di rigenerazione urbana per il quartiere Prati delle Vittorie, realizzata con la massima attenzione ai valori del benessere, del comfort e del microclima locale. A questo riguardo l’ascolto dei cittadini è stato di grande aiuto, nell’inquadramento delle criticità e nei suggerimenti delle potenzialità creative di rigenerazione urbana ed ambientale.

Progettazione partecipata per un quartiere della città di Roma

Negli anni recenti è stato avviato, nell’ambito di un programma BIC della Regione Lazio, un “Laboratorio sul processo progettuale partecipato per la riqualificazione del quartiere Prati, Delle Vittorie e Trionfale”, coordinato dall’Associazione PSP. La sede decentrata dell’ex sede Municipio XVII è stata messa a disposizione per facilitare lo svolgimento dei numerosi incontri e dibattiti condivisi, utili a fare rete tra associazioni, comitati e cooperative, coinvolgendo il maggior numero di soggetti interessati allo sviluppo di proposte fattibili per migliorare il benessere e la qualità della vita del quartiere. La ricerca si articola in tre fasi. La prima fase, chiamata “Com’è ora”, ha analizzato la storia, l’architettura, i valori e le criticità del contesto urbano; nella seconda fase, denominata “Come lo vogliamo”, sono stati prospettati gli scenari futuri e le soluzioni condivise più efficaci per superare le criticità del contesto. La terza fase – “Come trasformarlo” – è attualmente in atto. Nella prima fase, partendo dal contesto storico ed ambientale, è stato innanzitutto approfondito l’inquadramento territoriale, analizzando le caratteristiche che hanno condizionato la scelta del luogo strategico della fondazione di Roma (destinata a divenire e a confermarsi per dieci lunghi secoli il centro dei centri di quella vasta tipologia climatica che Saverio Muratori chiama “Ecumene Civile Europea Mediterranea”) e che hanno successivamente condizionato il suo ecosistema integrato dalle risorse del verde, dell’acqua, del sole e dell’aria. La città di Roma trae dunque i parametri della sua fondazione dalle straordinarie caratteristiche geomorfologiche e idrografiche del suo territorio. Il Tevere, poco prima di defluire nel mare Tirreno, accoglie l’Aniene; più a sud, al confine con la Campania, scorre il Garigliano. Il crinale interposto tra l’intero impluvio del Tevere e quello del Garigliano è di particolare importanza ed estensione; in un confronto sull’area centrale della nostra penisola, se il versante tirrenico genera grandi città come Roma e Napoli, il versante adriatico con i suoi sistemi di compluvi e relativi crinali paralleli e paritetici genera città medie e più piccole. Nell’VIII secolo a.C. la fondazione di Roma segna il passaggio da una fase d’impianto territoriale impostato sui crinali, al successivo ciclo di consolidamento del fondovalle. I tre crinali storici, dell’Etruria meridionale, della bassa Sabina e dell’Area Latina, con le rispettive città di Veio, Curi e Albalonga, nel loro triplice confluire nella piana laziale consolidano il ruolo di Roma come unico centro dei centri, asse portante di scambi e integrazioni, e sinecismo di tre importanti popoli e culture: gli Etruschi, i Sabini ed i Latini. Oggi, la particolare morfologia e l’ecosistema di Roma, con un centro storico denso di preesistenze archeologiche, contornato da un esteso ambiente costruito posto sull’area verde dell’Agro Romano, le conferiscono una particolarissima situazione di benessere climatico ed ambientale, il cui risultato più evidente risiede nella biodiversità. Si può osservare chiaramente come Roma rimanga una città verde, nonostante le trasformazioni avvenute negli ultimi anni: il sistema ambientale del verde pubblico è costituito da circa 82.500 ettari di territorio salvaguardato e protetto comprendente un patrimonio estremamente diversificato e complesso con aree agricole, parchi e riserve naturali, ville storiche, parchi e giardini pubblici e verde urbano. La struttura del verde pubblico si articola nei principali parchi cittadini di grande estensione come Villa Borghese, Villa Pamphili, Villa Ada, Villa Torlonia, Villa Sciarra, Villa Celimontana, Villa Carpegna, che in corrispondenza del tessuto urbano generano una diffusa presenza di corridoi verdi, piazze e spazi verdi che si incuneano nel centro antico creando una rete morfologica ecologica continua e di qualità. Mentre, sempre più di attualità, torna il sogno di Antonio Cederna per una via Appia “colonna vertebrale” in grado di costruire, al di là degli errori e delle speculazioni, la vera “Roma futura”. Nella seconda fase del laboratorio sono stati prospettati gli “scenari futuri”, le soluzioni condivise più efficaci per superare le criticità del contesto, svolte per varie tematiche: microclima, mobilità, scuole, aree verdi, luoghi di socializzazione. I racconti con gli obiettivi raccolti e discussi in condivisione sono il risultato di un lungo lavoro di coesione cittadina al quale ha anche partecipato l’Università Roma Tre, con la proposta della suddivisione del quartiere in due “Isole Ambientali” regolamentate, l’una su piazza Mazzini e l’altra su piazza Risorgimento.

Il quartiere Prati delle Vittorie e il suo microclima

Il quartiere Prati delle Vittorie possiede un impianto urbanistico e una qualità che non nascono per caso. Essi derivano inanzitutto dal proficuo connubio tra la visione illuminata del sindaco Ernesto Nathan, eletto dal Blocco Popolare, e dalla mano felice del redattore del suo piano regolatore Edmondo Sanjust di Teulada e dei professionisti come Piacentini, Giovannoni, Del Debbio, De Renzi, Sabbatini, Calderini che vi contribuirono. Ma derivano anche da una particolare situazione fisica e geografica: nell’ambito dell’intero ecosistema della città, il quartiere si situa, circondato dai colli, in una zona totalmente pianeggiante, denominata Prati di Castello, ai margini di zone rilevate e coperte da rigogliose vegetazioni, quali il Parco di Monte Mario, la zona dei giardini della Città del Vaticano, del Gianicolo, di Villa Pamphili e di Castel S. Angelo, in stretto collegamento con l’andamento del fiume Tevere nella sua parte più pulita e più vivace e con una copertura vegetale di grande valore e biodiversità. Importante poi è il flusso derivante dalla ventilazione naturale delle brezze provenienti dalle colline circostanti e da quelle provenienti dal mare Tirreno (il “ponentino romano”) che si formano a poca distanza dalla città e sono consistenti e di direzione e valore costante. La morfologia dell’impianto urbanistico è dettata dal suo microclima. Il tracciato delle sue strade, principali collegamenti tra le pendici di Monte Mario e l’area del Tevere, si incanala nel tessuto edilizio seguendo il flusso della ventilazione naturale attraverso quelle “spine bioclimatiche e corridoi del vento”, le cui dimensione e tipologia, importate dal nord Italia, (due corsie carrabili nei due sensi, ampia area centrale verde e alberata, larghi marciapiedi pedonali) rendono i luoghi di percorrenza e sosta più attraenti, sani e piacevoli.

Parco urbano di via Teulada

È ora in atto la terza fase, con il relativo processo di azione e progettazione. In esse si inserisce la creazione del parco pubblico di via Teulada. L’area di via Teulada è infatti coinvolta in un importante esempio di partecipazione dei cittadini a cui l’Ente Parco Regionale di Monte Mario e il Municipio Roma I si apprestano a delegare la futura amministrazione e gestione del parco urbano. Oggi è tutto in elaborazione, ma è già un piccolo paradiso frequentatissimo dai bambini che arrivano in bicicletta, possono correre e giocare in un’area verde e alberata raffrescata dal ponentino romano, dove è in atto la coltura di un orto didattico con frutta e colture biologiche, e vengono raccontate e messe in evidenza le caratteristiche di biodiversità delle varie piante, erbe e animali locali. Al fine di garantire maggiore ufficialità e sicurezza, nel Casale Strozzi, restaurato di recente, si sta organizzando una sede locale degli uffici della Guardia Forestale. A dimostrare la validità della sede di un spazio pubblico di quartiere, una nota di Beatrice Daroda (una bambina di 10 anni della scuola E. Pistelli): «Già che ci sono vado al Parco, quello di via Teulada. Ce ne è voluto di tempo e impegno ma alla fine siamo riusciti a creare anche un orto di quartiere, come quello che abbiamo alla Pistelli. Non vedo l’ora di mangiare quelle gustose fragoline piantate tre settimane fa! Finalmente anche una grande zona con il prato curato è pronta. Ora potrò venire qui con le mie amiche per stare all’aria aperta in un bel posto senza dover andare per forza in macchina a Villa Borghese o a Villa Pamphili. Il giardino è venuto benissimo. Ci sono piante comuni e piante rare. È sempre pulito perché ci sono tanti cestini della carta, della plastica e per il cibo ma non si vedono perché sono come quelli che avevo visto in Spagna tre anni fa, sotto terra e vengono svuotati ogni giorno. Adesso sono pronta per fare il mio giro per il quartiere, libera di andare in bici senza paura! W il quartiere Prati».
I cittadini hanno proposto un progetto di gestione al Presidente dell’Ente Regionale Roma Natura Maurizio Gubbiotti, che ha predisposto un Protocollo di Intesa tra Roma Natura, il Municipio Roma I e i cittadini stessi costituiti in sei società, cooperative e comitati, finalizzato alla valorizzazione, alla promozione ambientale e alla fruizione dell’area verde sita tra via Teulada, Piazzale Clodio e Largo Levantino. Il 13 giugno 2016 il Tar del Lazio ha finalmente concluso la lunga vicenda giudiziaria di Mafia Capitale che aveva bloccato per anni questo spazio, condannandolo a un forte degrado e privando i residenti della possibilità di beneficiare del “vincolo a verde” posto sull’area – denominata “Porta del Parco di Monte Mario” – con delibera n° 104 del 31 Maggio 2004 del Consiglio Capitolino.Lo “Spazio Pubblico del Parco verde di via Teulada” sta diventando una polarità urbana molto importante: la “Porta del Parco di Monte Mario” è anche punto di arrivo della via Francigena che collega gli itinerari del crinale etrusco con la città in direzione di piazza San Pietro e del Vaticano; in sua prossimità c’è inoltre il raccordo su Piazzale Clodio (lasciato incompiuto dall’architetto Raffaele De Vico), che il progetto condiviso dei cittadini ed Elena Mortola propone con forza.Da una nota di Elena Mortola: “Al mio amico, che non lo sapeva, racconto che nel 1925 Raffaele De Vico aveva progettato un maestoso organismo scenografico – una fontana con cascata su un fondale verde – sulle pendici del versante est di Monte Mario, in asse con Viale Mazzini. Mi piacerebbe che questa idea di De Vico fosse oggetto di un concorso pubblico per architetti paesaggisti, per la progettazione di una grande fontana”.

Nel frattempo, la ventilazione del ponentino romano con la sua presenza costante rende piacevole incontrarsi e passeggiare anche nelle stagioni più calde, facendo sperare in un futuro sereno e migliore.

Link articolo originale (NaturaeLavoro)

Redazione

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