Trivellazioni: sul Governo Renzi lo scoglio del referendum

Le grandi contraddizioni in tema di politica energetica e lotta ai cambiamenti climatici non sono certo mancate agli ultimi governi nel nostro paese. In questo ambito non si è certo fatto mancare niente il Governo Renzi, che tra le maggiori “macchie nere” ha senza dubbio quella del nuovo piano di trivellazioni in mare aperto. Proprio su questi tema giunge la decisione della Cassazione, la quale ha dichiarato ammissibile il referendum sulle trivellazioni. A seguire un articolo di Huffington Post. 


Matteo Renzi non riesce a evitare il referendum sul petrolio. Almeno il quesito sulle estrazioni in mare ha motivo di svolgersi. Lo stabilisce l’ordinanza che la Cassazione ha adottato oggi alla luce delle modifiche volute dal Governo e approvate dal Parlamento nella legge di stabilità prima della pausa natalizia. “È un ulteriore passo in avanti”, dichiara Enzo Di Salvatore, costituzionalista del fronte contrario alle trivelle. ” E questo prova che i dubbi che il Coordinamento Nazionale No Triv nutriva sulle reali intenzioni del Governo sul mare fossero fondati”. E ora parte la battaglia anche sui quesiti referendari di fatto respinti dalla Cassazione. L’obiettivo finale è ottenere che la Corte Costituzionale, chiamata dire l’ultima parola sui referendum la settimana prossima, bocci le modifiche apportate dal Parlamento sulle norme in materia di ricerca ed estrazione di idrocarburi. Per fare questo, però, occorre che le Regioni sollevino un conflitto di attribuzione davanti alla Consulta.

Insomma, la questione non è affatto chiusa, nonostante tutti gli sforzi del governo per modificare la normativa in modo da evitare il braccio di ferro referendario, consultazione non facile da gestire con successo anche per lo stesso comitato ‘No triv’. Complicato infatti raggiungere il quorum del 50 per cento dei votanti più uno per rendere valida la consultazione. Ma il comitato può contare nell’appoggio di dieci amministrazioni regionali i cui consigli hanno votato a favore della richiesta referendaria, più i partiti di opposizione dal M5s, Sel, Alternativa libera – Possibile, pezzi di Pd, nonché di Lega, associazioni ambientaliste e cattoliche. Facile immaginare una prova di forza muscolare con il governo, che infatti è corso ai ripari a dicembre. Ma non c’è l’ha fatta, per ora. Non del tutto.

La Cassazione aveva dinanzi a sé due strade: chiudere la stagione referendaria oppure trasferire il referendum sulla nuova normativa varata con la legge di stabilità. In risposta, la suprema corte – che prima delle modifiche parlamentari aveva ammesso tutti i sei quesiti – ha confermato il suo ok sulla richiesta di referendum sulle estrazioni in mare, bocciando tutte le altre. Una questione che riguarda non solo‘Ombrina mare’, attività di ricerca e trivellazioni al largo dell’Abruzzo sospesa dal governo solo per un anno e comunque fino al rilascio della concessione ancora mancante. “Un bluff”, sottolineano dal comitato ‘No triv’. Il referendum sulle trivellazioni in mare, anche entro le 12 miglia dalla costa, riguarda anche altri progetti al largo dell’Emilia Romagna, nel golfo di Taranto, in Sicilia. Dunque un casus belli non da poco.

Ma sugli altri quesiti bocciati il comitato ‘No triv’ non si dà per vinto. “La decisione della Cassazione sulle proroghe dei titoli già concessi e sulla questione del piano estrazioni ci lascia insoddisfatti”, spiega Di Salvatore all’Huffington Post. Su questi due temi “l’idea è di sollevare un conflitto di attribuzione – continua – per trascinare in giudizio il Parlamento perché le modifiche apportate al decreto Sblocca Italia (che decide sulle estrazioni, ndr.) attraverso la legge di stabilità restano elusive. E su questo si può pronunciare la Corte Costituzionale: se la Corte le annulla rivivono le norme sulle proroghe e sul piano e dunque si può andare a referendum anche su questo, visto che la Cassazione aveva già dato il suo ok a fine novembre”.

La prossima settimana sarà la Corte Costituzionale a decidere.

Fonte: Huffington Post

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