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Stoccaggio criogenico: dopo l’automotive la tecnologia del GNL si apre allo storage
Dopo il graduale e fondamentale spazio che si sta creando nell’ambito della minimizzazione dell’impatto ambientale nei trasporti pesanti, la tecnologia del GNL (Gas Naturale Liquefatto) e della criogenizzazione si sta facendo strada anche nel sempre più articolato ambito delle tecnologie di accumulo, con l’inaugurazione, in Gran Bretagna, del primo impianto di stoccaggio criogenico su larga scala, fondamentale per dare stabilità alla rete elettrica nella transizione verso le energie rinnovabili (fonte foto copertina: Highview Power).
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Si tratta di un sistema che si configura in una più ampia strategia della società Highview Power per sviluppare avanzate criobatterie in Gran Bretagna, Spagna, Medio Oriente e Sudafrica che si configura nella famiglia dei LAES (Liquid Air Energy Storage).
Ed è proprio la Gran Bretagna ad ospitare il suo primo impianto di stoccaggio criogenico su larga scala, precedendo molti altri paesi europei alla tecnologia dell’aria “liquida” come opzione d’energy storage, candidandosi così come paese modello delle nuove “criobatterie”. Si tratta infatti di un impianto dalla significativa taglia da 50 MW/250 MWh, che una volta a regime sarà il più grande di questo tipo in Europa, messo a punto dalla londinese Highview Power. Cosa non meno significativa è costituita dal fatto che il nuovo impianto è nato dalle ceneri di una vecchia centrale termoelettrica dismessa, nel nord dell’Inghilterra, dove grandi serbatoi di metallo completamente isolati conservano aria liquida in miscele di ossigeno e azoto raffreddate a meno 196°C attraverso l’uso di energia elettricità rinnovabile.
Il processo alla base dello stoccaggio criogenico si basa su una modalità molto semplice: in sostanza quando l’offerta di energia elettrica supera la domanda della rete, il surplus viene impiegato per comprimere e raffreddare aria fino alla sua liquefazione. L’aria liquida ottenuta è mantenuta in questo stato fino al momento del rialzo della domanda, quando viene ritrasformata in gas attraverso, per esempio, calore di scarto di bassa qualità, con il conseguente aumento di volume e di pressione che viene utilizzato per l’azionamento di una turbina elettrica.


Come dicevamo in premessa, il sistema è basato sulla collaudata tecnologia impiegata per la produzione di GNL, utilizzata in piena sicurezza in molti processi industriali dal momento che non richiede elementi o componenti particolarmente costosi per la produzione, consentendo sopratutto l’accumulo energetico per alcune settimane. Pur essendoci in corso altre sperimentazioni in questo ambito, il nuovo impianto di Highview Power si caratterizza per essere il primo collegato in rete, potendo aiutare alla stabilità la National Grid, gestendo quote di rinnovabili non programmabili come eolico e fotovoltaico ed incrementando la flessibilità della infrastruttura di rete elettrica. Inoltre, come spiega la stessa Highview Power, il sistema sarà in grado di fornire servizi ausiliari come la gestione della frequenza e dei vincoli di rete.
Sull’inaugurazione del nuovo impianto il commento di Javier Cavada, CEO di Highview Power, che precisa che “Sempre più centrali elettriche verranno ritirate dal mercato: noi stiamo offrendo una soluzione che può utilizzare la stessa infrastruttura energetica e le stesse connessioni di rete per dare nuova vita a questi siti”. Secondo Cavada la criobatteria da 200 MW sarebbe in grado di immagazzinare energia elettrica ad un costo di 110 sterline per MWh, un prezzo che collocherebbe tale tecnologia di accumulo energetico tra le più economiche. A marzo scorso l’azienda ha resi noti i prossimi passaggi che prevedono un piano di collaborazione con lo specialista spagnolo TSK, con il quale realizzeranno sistemi di stoccaggio criogenico su scala gigawatt in Spagna, Medio Oriente e Sudafrica.
A seguire un interessante video di Highview Power, che ci introduce alla nuova tecnologia di accumulo criogenica
Sauro Secci