Rinnovabili ed efficienza energetica nell’edilizia scolastica: tanta strada da fare

Il settore dell’edilizia scolastica è indubbiamente uno degli ambiti più significativi per operare interventi sinergici orientato al miglioramento delle prestazioni energetiche degli edifici ed alla messa in sicurezza degli stessi, in un paese sismico come l’Italia.

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Sono ancora forti nelle nostre menti le immagini che nell’autunno del 2002 devastarono, dopo un forte terremoto, la scuola “Francesco Jovine” di San Giuliano di Puglia, dove si registrò un pesante tributo in termini di vite umane, con ben 27 alunni ed un’insegnante morti. Immagini che si sono ripetute anche nel recente terremoto di Amatrice che ha provocato il crollo di un edificio scolastico su cui erano stati realizzati appena nel 2012 interventi di ristrutturazione per 700mila euro.
Oggi le nuove tecnologie rinnovabili e della efficienza energetica, unite alla piena rivalutazione di materiale da costruzione rinnovabili come il legno, possono dare davvero risposte fondamentali in termini economici, di sicurezza degli edifici e di grande mitigazione ambientale, in un ambito che vede ogni giorno milioni di bambini, ragazzi ed insegnanti, passare buona parte della giornata nelle scuole italiane.
Un ambito, quello dell’edilizia scolastica dove, per perseguire proprio miglioramenti significativi nella qualità degli edifici, è stata istituita nel 2014, una Struttura di Missione presso la Presidenza del Consiglio con lo stanziamento annuale di specifiche risorse e con l’assegnazione, da parte del Ministero dell’ambiente, di specifici fondi per finanziamenti agevolati alle scuole finalizzati all’efficientamento energetico delle stesse. (350 milioni nel 2015, 250 milioni nel 2016).
A fare il punto delle cose già fatte ma soprattutto a constatare il lunghissimo percorso ancora da fare in questo ambito il nuovo Rapporto Ecosistema Scuola di Legambiente, giunto alla 17esima edizione e realizzato in collaborazione con Lignus (Associazione Italiana Case Prefabbricate in Legno), scaricabile in calce al post, giunto quest’anno alla diciassettesima edizione, il quale ha puntualmente analizzato un campione di 6000 scuole elementari e primarie in tutta Italia.
Nel rapporto si rileva come ben il 90,4% del patrimonio scolastico del nostro paese, è stato costruito prima del 1991, hanno nel quale è entrata in vigore la legge in materia di efficienza energetica. Nel rapporto si rileva poi che appena il 13% dei plessi scolastici è oggi antisismico, evidenziando la grandissima priorità per un piano di riqualificazione degli edifici in termini di sicurezza sismica ed efficienza energetica. Gli ultimi anni hanno registrato l’avvio di 27.721 interventi per i quali sono stati stanziati 7,4 miliardi, dei quali solo 1960 hanno riguardato l’efficientamento energetico, con 423 edifici che hanno visto l’installazione di sistemi di produzione di energia da fonti rinnovabili grazie ai fondi POI e 1216 nei quali sono stati effettuati interventi di adeguamento antisismico ed opere di efficientamento realizzate attraverso i Mutui Bei. Un pacchetto di interventi, quelli sino a qui effettuati significativi, ma numericamente ancora insufficienti, considerando che l’elevatissimo costo della bolletta energetica annua del nostro patrimonio scolastico, che si attesta intorno a 1,3 miliardi di euro.
Nello scenario tracciato dal nuovo rapporto di Legambiente, che vede appena l’1% del campione di edifici considerati, costruito con criteri di bioedilizia, si individuano le seguenti criticità frenanti:

  • inaccessibilità dei bandi per molti comuni;
  • urgenze che tendono a deviare le priorità rispetto ad interventi antisismici e di efficientamento energetico.

Passando alla parte del rapporto dedicata alle energie rinnovabili, le scuole che ad oggi ne dispongono, utilizzandole, sono il 16,6% del totale con le seguente composizione impiantistica:
80,4 edifici che dispongono di impianti fotovoltaici;
23,4% edifici che dispongono di impianti solari termici.
A conferma di quanto ancora ci sia da fare su questo fronte, la constatazione della ancora non rilevabile presenza negli edifici scolastici, di una forma impiantistica rinnovabile di grande valenza ambientale, come la geotermia a bassa entalpia con pompa di calore, che permetterebbe, nell’ideale sinergia con il fotovoltaico, di alienare uno scomodo e pericoloso inquilino come il gas o altri combustibili fossili per la climatizzazione degli edifici scolastici. Una sinergia perfetta che vedrebbe il fotovoltaico sostenere i consumi elettrici dell’unica voce passiva dell’impianto geotermico, costituita dalla pompa di calore, per due forme di energia praticamente disponibili ad ogni latitudine del nostro paese. Una sinergia che tuttavia sta vedendo spuntare qua e la, quale bellissima realizzazione come quella di Montevarchi (vedi post “Edifici pubblici ecosostenibili: anche il Valdarno ha la sua perla con le ali di farfalla“).

Ad oggi la regione leader nell’adozione di edifici scolastici che utilizzano energie rinnovabili, figura la Puglia, con il 66,7% dei plessi scolastici, seguita dal Veneto con il 34,2%, dall’Abruzzo con il 31,4%, dal Trentino con il 30,4% e dall’Emilia Romagna con il 30%. Maglie nere di questa classifica figurano il Molise e la Val d’Aosta, dove secondo l’analisi del rapporto di Legambiente nessuna scuola dei capoluoghi Aosta e Campobasso, inclusi nel campione, non utilizza fonti rinnovabili.
Chiudendo la panoramica del rapporto, rimando alla lettura di quest’ultimo per gli approfondimenti, dati incoraggianti sono quelli che arrivano dalla raccolta differenziata nelle scuole, con la carta sugli scudi con una differenziazione del 82,8%, seguita dalla plastica al 78,5%, dal vetro al 70,5% e dall’alluminio con il 60,6%. In aumento anche la raccolta delle pile che passa dal 55% del 2014 al 58,3% del 2015 e delle cartucce toner che arriva al 62,5%.

Relativamente alla graduatorie finale dei capoluoghi di provincia, il primo posto se lo aggiudica Piacenza, che spodesta Trento che retrocede al terzo posto, con Parma che si insinua la secondo, grazie a dati di eccellenza legati alla sicurezza, alla riqualificazione degli edifici ma anche alle buone pratiche nell’ambito della mobilità.
Relativamente alle grandi città nella graduatoria di Ecosistema Scuola, Torino si colloca al 16º posto, Firenze al 19º e Milano al 32º, mentre relativamente al Sud le prime grandi città si intravedono solo al al 39º posto di Napoli e la 60° di Bari.

Sauro Secci

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