Rigenerazione oli vegetali esausti per il biodiesel: le potenzialità italiane avanzano

Il tema degli oli da cucina esausti, rappresenta un elemento fondamentale nell’ampio perimetro dell’economia circolare, per il quale è operativo in Italia uno specifico consorzio nazionale per la raccolta, lo stoccaggio e il trattamento, il CONOE (link sito), operativo dal 2001, costituito ai sensi del D.lgs. 22/97 (Decreto Ronchi) art. 47, con la funzione di organizzare, controllare e di monitorare la filiera degli oli e dei grassi animali esausti a fini ambientali, a tutela della salute pubblica e finalizzato anche alla progressiva riduzione della dispersione del rifiuto, minimizzando l’inquinamento e trasformando così un costo ambientale ed economico in una risorsa rinnovabile.

Un tema quello della rigenerazione degli oli alimentari usati che vanta proprio in Italia, molte eccellenze nell’ambito della ricerca e la messa a punto di processi, come quella toscana della Silo di Firenze (vedi post “Dopo la frittura anche l’olio prende il volo”).

Un occasione per fare il punto di questo aspetto importante del comparto rifiuti e riciclaggio è stata la giornata organizzata proprio dal CONOE il 7 giugno scorso a Roma, dal titolo “Il contributo del CONOE alla green economy” dove, nel primo rapporto di bilancio del consorzio, curato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, sono stati presentati i lusinghieri dati della raccolta 2015 con i non meno significativi aspetti della finalizzazione dei volumi raccolti. Solo nel 2015 i grassi vegetali recuperati in Italia hanno determinato una produzione di biodiesel pari ad un risparmio di 17 milioni di euro sulla nostra bolletta energetica. Una pratica virtuosa dai grandi potenziali incrementi secondo lo stesso CONOE, il quale dal 2001 ha progressivamente incrementato la propria raccolta, che fino ad oggi avviene prevalentemente nel settore della ristorazione, passando dalle 15mila tonnellate raccolte del 2002 alle oltre 62mila del 2015. Una occasione quella del 7 giugno a Roma per spiegare anche lo stato dell’arte della filiera e i passaggi successivi alla rigenerazione degli oli vegetali esausti.

Le 62mila tonnellate recuperate rappresentano il 22% del potenziale raccoglibile a livello nazionale che è pari a 280mila tonnellate. Ma mentre nel versante della raccolta differenziata ci sono ancora ampi margini di crescita con un potenziamento della raccolta diffusa e legata anche agli usi familiari, il versante del riciclaggio si presenta oggi veramente maturo. Oggi infatti il CONOE può vantare un ottimo risultato in termini di seconda vita degli oli vegetali esausti, visto che l’85% degli oli raccolti viene avviato a rigenerazione per la produzione di biodiesel, un combustibile vegetale non tossico e completamente biodegradabile che può essere utilizzato come carburante per autotrazione in sostituzione o miscelazione di carburanti di origine fossile, riducendo il contributo di emissioni di CO2 nel settore dei trasporti. Proprio nel 2015, grazie alle 53mila tonnellate di oli vegetali esausti rigenerate, sono state prodotte 49 tonnellate di biodiesel CONOE.

Ma a confortare e rinforzare questi lusinghieri risultati sul campo sono soprattutto le performance ambientali, dal momento che i bilanci di Carbon footprint e Water footprint per i quantitativi di oli gestiti e recuperati dal consorzio lo scorso anno hanno determinato un beneficio ambientale netto per il Paese pari a 152mila tonnellate di CO2 evitate e a 63mila metri cubi di acqua risparmiati. Il restante 15% dell’olio vegetale raccolto in Italia prende la strada di molteplici processi e applicazioni:

  • come combustibile rinnovabile in impianti di co-generazione;
  • come biolubrificanti;
  • come prodotti per la cosmesi, saponi industriali, inchiostri e cere.

Non meno rilevanti i risultati economici generati dalla filiera CONOE negli ultimi cinque anni, inoltre, con un valore economico che si è attestato sempre sopra ai 30 milioni di euro ogni anno, con significative ricadute in termini economici ed occupazionali.

Secondo il presidente del CONOE, Tommaso Campanile “l’imminente introduzione del contributo ambientale rappresenta un momento di svolta che potrà garantire un incremento della raccolta degli oli vegetali esausti provenienti dalle attività professionali, nonché una maggiore tracciabilità dei prodotti a garanzia della salute dei consumatori. L’auspicio è che a breve, attraverso una modifica legislativa, la nostra raccolta possa allargarsi anche agli oli esausti domestici prodotti dai privati cittadini, che costituiscono il 64% del totale raccoglibile”.

Un elemento interessante che emerge dalla ricerca della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile è costituito dal fatto che, se tutti gli oli vegetali esausti generati ogni anno in Italia venissero trasformati in biodiesel da CONOE, tutto questo potrebbe tradursi in un risparmio annuale di 790mila tonnellate di CO2 e 282mila metri cubi di acqua; tradotto in termini economici attualizzati al prezzo medio corrente del greggio in un risparmio sulle importazioni di petrolio pari a 75 milioni di euro.

Sicuramente un ambito sul quale pigiare senza indugi l’acceleratore, visto l’alto valore che il nostro paese può esprimere proprio in termini di tecnologie di trattamento, rigenerazione e conversione in biodiesel degli oli alimentari esausti.

A seguire una intervista al Presidente CONOE, Tommaso Campanile in occasione dell’ultima edizione di Ecomondo 2015 di Rimini.

Sauro Secci

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