Rifiuti in spiaggia: la soluzione ecosostenibile sarda

I rifiuti abbandonati sulle spiagge, conosciuti anche con il termine anglofono di “beach litter”, sono davvero emblematici dell’esigenza di azione su tutta l’intera filiera, dall’imballaggio dei prodotti al coinvolgimento dei singoli cittadini. Un grande esempio di soluzione è quello che ci giunge dalla Sardegna, dove Ecocentro Sardegna ha realizzato il primo impianto in Italia destinato al trattamento ed al recupero dei rifiuti spiaggiati.

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La problematica, oramai autentico flagello di gran parte degli arenili italiani, dove si presenta in maniera sempre più frequente, vede i rifiuti mischiati insieme adepositi di materiali come cumuli di alghe, posidonia morta, spesso impropriamente chiamata alga, e sabbia trasportati sulla battigia dal moto ondoso, pregiudicando anche, in alcuni periodi dell’anno la fruizione dellespiagge stesse da parte dei bagnanti, creando così un ingente danno economico al settore turistico, attività portante di molte località balneari.

Oltre al danno economico, ovviamente è ingente il danno ambientale, legato anche alla perdita di importanti quantitativi di sabbia contenuta nel rifiuto spiaggiato che nelle operazioni di allontanamento vengono definitivamente persi, contribuendo in questo modo all’altra grande problematica dei nostri arenili, legata al fenomeno dell’erosione costiera. Infatti per ogni chilo di rifiuto spiaggiato rimosso porta con sé fino a 700 grammi di preziosa sabbia.

La soluzione messa a punto da Ecocentro Sardegna, azienda specializzata in tecnologie ambientali, consiste in una innovativa soluzione tecnologica, brevettata a livello italiano ed europeo, capace di trattare le “alghe” rimosse dagli arenili, rendendole idonee sia per l’utilizzo in agricoltura sia come materiale componente per la bioedilizia, con la sabbia recuperata e pulita, idonea per essere ricollocata nella spiaggia di origine. Una soluzione, quella sarda, pienamente proiettata nei nuovi scenari di economia circolare e che vede il proprio impianto pilota, in esercizio da febbraio 2019 nel comune di Quartu Sant’Elena (Cagliari).

Il nuovo impianto opera sul materiale raccolto la separazione delle frazioni organiche, costituite da alghe e piante acquatiche con prevalenza di posidonia morta, da quelle inorganiche, prevalentemente sabbia, contestualmente alla rimozione delle componenti di rifiuti come plastiche ed altre matrici presenti, con l’impianto in grado di recuperare anche la frazione di sabbia a granulometria più piccola. La sabbia, successivamente sottoposta a lavaggio, per renderla libera da frazioni contaminanti o indesiderate, viene così ricollocata sulla spiaggia di origine. Le frazioni organiche, costituite prevalentemente da residui di posidonia, opportunamente trattate, divengono un ottimo compost per agricoltura dopo essere state di sale ed altre sostanze non idonee alle colture, oppure riutilizzate per la realizzazione di materiali per bioedilizia come pannelli di isolamento termico e acustico.

Un importante banco di prova per la validazione, la messa  a punto e la verifica di efficienza del nuovo sistema, è stato l’intervento portato avanti nella primavera scorsa in uno dei principali arenili nel comune di Alghero, oppresso da tempo dal problema di significativi accumuli di posidonia oceanica, evento che aveva portato alla chiusura di significativi tratti della stessa.

In un mese di lavoro da marzo 2019, gli specialisti del Gruppo Esposito, società a cui fa capo Ecocentro Sardegna, hanno operato la completa rimozione dei cumuli di posidonia piaggiata, effettuando il trattamento nel polo di Quartu Sant’Elena. Nello specifico sono state rimosse circa 2500 tonnellate di posidonia morta, le quali hanno restituito dopo il trattamento circa 1200 tonnellate di sabbia pulita delle quali 750 sono state già ricollocate sulla spiaggia di origine, restituendo alla sua piena bellezza una delle più belel spiagge della costa di Alghero.     

A questo link un video che documenta la costruzione del nuovo impianto di trattamento del materiale spiaggiato realizzato in 5 mesi a Quartu Sant’Elena (CA). 

Sauro Secci 

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