Killer Amianto e record di morti in Lombardia nel 2014: non solo Eternit e non solo Casale M.

Capita spesso di parlare dell’amianto, come quel killer silenzioso che sta continuando la sua strage dalla mano lunga decenni, ad oltre 20 anni dal sua messa al bando in Italia avvenuta nel 1992. Tutt’ora oggi il problema continua ad esistere e a far sentire i suoi effetti.


Abbiamo parlato di Amianto  in più occasioni sia per presentare, in chiave di speranza, tante innovative opzioni scientifiche per consentirne la inertizzazione ed il riclico, in alcuni casi tutte di matrice nazionale, sia purtroppo per registrare battute d’arresto della giustizia, in nome delle vittime del famigerato mesotelioma pleurico, come nel caso delle recente, vergognosa sentenza per lo stabilimento Eternit di Casale (vedi post “Processo Eternit: un ulteriore colpo mortale per questa nuova “vergogna di stato”).

Quando si pensa all’amianto in Italia, l’immaginario collettivo si posiziona su un nome “Eternit” e su una forma “onduline”, la caratteristica forma delle coperture prodotte dalla multinazionale svizzero-belga negli stabilimenti di Casale Monferrato (principale), Cavagnolo (TO), Rubiera (RE), Bagnoli (NA) e Priolo Gargallo (SR). Peccato che il nostro paese sia costellato di altri siti di produzione, come quelli della Fibronit (azienda La Cementifera Italiana Fibronit S.P.A.), già produttrice di cemento fin dal 1919, ha intrapreso la lavorazione dell’amianto nel 1932, prima nello stabilimento di Bari e successivamente in quello di Broni in provincia di Pavia, ad appena 90 chilometri dal sito simbolo di Casale Monferrato.

In questi stabilimenti si producevano lastre e sopratutto tubi in amianto, utilizzati sia nelle condotte idriche e nelle fognature, sia, come i 60enni della mia generazione si ricorderanno bene, come canne fumarie per stufe e caldaie. Proprio dalla Lombardia, regione che ha ospitato per anni il sito produttivo Fibronit di Broni (PV), che arrivano dati epidemiologici sempre più allarmanti. L’ONA (Osservatorio Nazionale Amianto), ha stimato infatti ben 2000 morti causati dalla fibra killer dell‘asbesto in Lombardia nel 2014. Si tratta di un dato emerso da un convegno organizzato a Palazzo Pirelli con il patrocinio del Consiglio Regionale della Lombardia.

Secondo ONA, la cifra è ”coerente con quello che risulta per il 2012 dal registro regionale mesoteliomi della Lombardia, dove sono annotati 442 casi solo nel 2013, inoltre se si stima che i deceduti per tumore polmonare sono il doppio rispetto ai casi di mesotelioma, si arriva a 900 decessi che sommati ai circa 500 per mesotelioma, porta ad un totale di circa 1350 decessi solo per queste due patologie, ai quali vanno aggiunti coloro che sono deceduti a fronte delle altre patologie.

Un incontro che ha visto la presenza del Presidente dell’Osservatorio ONA, Ezio Bonanni, i consiglieri regionali del M5S Iolanda Nanni e Paola Macchi, il magistrato di Milano Maurizio Ascione ed altri esperti epidemiologi.

Davvero beffarda, proprio per lo stabilimento della ex Fibronit di Broni (PV), di particolare rilievo per la Lombardia e contemplato fino dall’inizio nella lista dei 57 SIN (Siti di Interesse Nazionale) ed anche dopo la riduzione a 38 a cura del Governo Monti, l’ultima legge di stabilità, che nel prevedere un finanziamento di 25 milioni di euro per Casale Monferrato e di 20 per Bagnoli, misure comunque del tutto insufficienti, non tiene conto di Broni.

Un fatto davvero clamoroso, dal momento che, come ha spiegato Il presidente ONA Bonanni, Broni è una delle città in cui, secondo il registro nazionale dei mesoteliomi in cui si verifica la più alta incidenza di casi di mesoteliomi in rapporto alla popolazione. ONA ritiene che il problema amianto non possa più essere affrontato solo attraverso misure giudiziarie e previdenziali, dal momento che, come dichiara l’avvocato Bonanni, non restituiscono la salute ne tantomeno riportano in vita i deceduti, non impedendo nemmeno l’insorgere di nuovi casi. Sempre secondo ONA, l’ epidemia in corso è destinata ad aggravarsi nei prossimi anni, a causa della presenza di amianto in circa 40000 siti e in oltre un milione di micro-siti, con la consistenza di quaranta milioni di tonnellate di materiali contenenti amianto, di cui appena il 2% è stato trattato.

Proseguendo con questa tendenza, continueranno a verificarsi nuovi casi e nuove esposizioni, visti i lunghissimi tempi di latenza della patologia, stimata addirittura fino a 40 anni dopo la prima esposizione. E’ necessaria quindi la bonifica, attraverso progetti di sviluppo territoriali da cui derivare le risorse economiche necessarie, unitamente all’ utilizzo della leva fiscale e dei fondi strutturali europei, anche per il fatto che non debbono assolutamente essere trascurati gli aspetti internazionali nella risoluzione del problema e dal momento che, come dimostrato dall’Associazione, l’Italia ha continuato l’importazione di amianto anche dopo l’entrata in vigore della L. 257/92, che la proibiva.

Un altro aspetto che ha indotto l’Ona a portare questa documentazione all’attenzione dell’Autorità giudiziaria, dopo averla già consegnata alla commissione Lavoro del Senato. Una grande piaga nazionale a margine della quale è nata anche una Onlus che mi fa piacere presentare per le numerose attività di sensibilizzazione che sta portando avanti come la l”Associazione Italiana Esposti Amianto” AIEA Onlus.

Scarica un breve documento di sintesi di Legambiente Pavia, sulla storia dello stabilimento Fibronit di Pavia

A seguire un significativo documento filmato realizzato da “Il Fatto Quotidiano“, sulla strage silenziosa legata all’ex sito Fibronit di Broni. Un altro documento davvero da vedere

Sauro Secci

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