“Il Green Act che serve all’Italia” riflessioni dal grande meeting nazionale ospitato da Legambiente

Una giornata eco logica. Non so se era uno spot al governo degli ecologisti o uno spot del governo a favore degli ecologisti. Vedremo, dato che il jobs act si è fatto dando maggiore facilità ai licenziamenti non è impossibile pensare che il Green Act sia fatto liberalizzando la co2 ma ……non confrontarsi è un delitto che nella mia storia personale non ho mai commesso.



Non succedeva da tempo che Legambiente si riproponesse al centro del confronto politico sulle politiche Green del nostro paese o per meglio dire che fosse di nuovo posta come interlocutore centrale dal governo. Lo ha fatto includendo governo , formazioni politiche e sociali in un livello maturo di ecologismo consapevole che la ricandidano a guidare una nuova fase del pensiero ambientalista in Italia. Il coordinamento Free, Green Italia, Cgil e Fiom, Confindustria e imprenditori innovatori come Catia Bastioli di Novamont , Il movimento 5 stelle – Sinistra Ecologia e Libertà e PD intercalati da una presenza governativa di sottosegretari e ministri con la chiusura di Graziano Del Rio , come dire Renzi per interposta persona.


Dopo l’introduzione di Duccio Bianchi di Ambiente Italia che scommette sulla ripresa Green Italiana grazie al fatto che siamo divenuti tra i paesi più virtuosi al mondo in termini di energie rinnovabili con il raggiungimento del 44% dell’energia elettrica nel 2014 e grazie ad un incredibile aumento di efficienza energetica sospinta dalle politiche inaugurate dei governi con i Verdi. Cogliati Dezza ha illustrato i 10 manifesti di proposta  (vedi filmato ) di Legambiente per il Green Act twittato da Renzi che hanno trovato il consenso unanime degli interlocutori se si escludono poche divergenze marginali.

Le note dolenti per chi come me ha gli occhiali sono cominciate con Borletti Buitoni che ha pensato bene in un confronto sul Green Act di rivendicare il ruolo delle soprintendenze sopra i poteri locali per poter decidere sulle collocazioni delle energie  che Lei ha chiamato alternative (non l’hanno informata che si chiamano rinnovabili dato che il nucleare per un altro ventennio grazie al referendum bis in Italia non si fa)   la redazione di un piano nazionale delle localizzazioni che ovviamente richiederebbe simpaticamente un bel decennio se non tutto il ventennio suddetto.
Il ministro Galletti a me , ma sembra solo a me, è piaciuto e ho voluto dirglielo, ha fatto un intervento asciutto, pieno di termini informati e competenti molto distante dall’immagine del dilettante allo sbaraglio che finora ai più appariva.


Ha parlato di economia circolare e di riuso e rigenerazione, ha detto che le imprese più che sussidi chiedono di vedere bloccata la burocrazia soffocante che impedisce ogni investimento. Pensiamo alla rigenerazione delle nostre città che anche nelle zone semi periferiche in cui di storico ci sono solo i mucchi di spazzatura. Procedere a progetti di rigenerazione e riuso ovvero abbattimento e ricostruzione può voler dire imbarcarsi nella missione impossibile.

Certo, come ha detto il sindaco di Pollica, occorrerebbe togliere dal patto di stabilità gli investimenti per l’efficienza e le rinnovabili e magari finanziando il costo interessi, certo ci sono settori come il dissesto idrogeologico su cui è intervenuto il responsabile dell’unità speciale per gli interventi della difesa del suolo Erasmo D’Angelis su cui senza fondi pubblici non si fa un tubo, ma l’efficienza energetica e le rinnovabili possono crescere senza impegnare bilancio pubblico, con la politica degli sgravi o con la tassazione degli inquinanti sia energetici che di prodotto e con l’alleanza del capitale di rischio privato impegnato transitoriamente il tempo per ripagarsi con i risparmi ( le Energy Saving Company più brevemente le Esco)


Il ministro Galletti ha avuto il merito di dire con chiarezza quello che ad esempio Giulio Marcon di SEL ha mostrato di non capire affatto ovvero che l’ecologia oggi è economicamente vantaggiosa e che se riusciamo a toglierle i costi del giogo burocratico e della guerriglia dei comitati annientalisti consentendo investimenti in tempi certi con rientri ragionevoli in 5 / 7 anni potrebbe riconsegnarci un paese riconvertito e capace di enormi risparmi finanziari da impiegare nel riequilibrio sociale.

Il New Deal ecologista è possibile grazie al combinato disposto del basso  costo del denaro che consente di fare investimenti e libera risorse da depositi bancari divenuti sostanzialmente infruttiferi e delle  innovazioni eco tecnologiche e nuovi brevetti (come quelli di Ecofuturo).

Galletti parla degli accordi climatici come minimi da raggiungere e non massimi e credo vada assecondato in questa sua idea.

Di straordinario spessore l’intervento di Roberto Della Seta di Green Italia che dimostra il valore raggiunto da questo luogo politico (non si può certo parlare di partito viste le dimensioni mignon) che ha criticato gli sblocca inceneritori e trivelle del governo e i blocca rinnovabili di regioni come la Toscana  ma ha rilanciato con le nostre proposte di rinnovabili, efficienza riuso, riciclo e democrazia energetica in un quadro di alleanza tra impresa d’innovazione e corpi sociali nella direzione della creazione di una nuova solidarietà sociale.

Appassionato e appassionante l’intervento della 5 stelle Paola Nugnes che mostra una vera incazzatura eco politica ma non rinuncia a fare proposte anche impolitiche pur di inseguire un suo pensiero di coerenza (proporre gli abbattimenti in Campania è come firmare la non ricandidatura..) e che sa distinguere tra chi si oppone ad un inceneritore o a una stufa  a legna essendo una delle prime firmatarie dell’appello #smartitaly nato contro la moratoria sulla nuova geotermia da parte della Regione Toscana.

Ha chiuso l’intervento di Del Rio confermando l’approccio metodologico partecipato alla formazione del Green Act sollecitando l’arrivo al governo di proposte e idee dicendo che il paese ha bisogno in questo momento di accademici e manovali. Ha voluto sottolineare che gli incontri con le associazioni ambientaliste hanno avuto risposte puntuali e confermando la validità di questo canale di dialogo quasi a voler ricucire lo strappo operato con il trivelle libera tutti, comunicando la volontà di procedere sul dissesto, sul risanamento del l’edilizia scolastica sulle metropolitane di superficie e sul rilancio del ruolo dei porti.

Che dire, il clima era buono…….andiamo a vedere come a poker….se è un bluff la mano la perdiamo tutti compresa la terra e i nostri amici animali!

LEGGI LE PROPOSTE DI LEGAMBIENTE

GUARDA IL VIDEO DEL MEETING “Legambiente per il Green Act”:

Fabio Roggiolani

Articoli correlati