Grani antichi: un convegno sul tema ad Abbadia San Salvatore

Una delle costanti alla base del grande tema della sostenibilità, fortemente compromessa da un modello di sviluppo che da decenni ha abrogato dal proprio vocabolario un concetto come il “limite”, così essenziale per coltivare, custodendolo, il nostro vilipeso pianeta per chi verrà dopo di noi, è senza dubbio la riscoperta delle nostre origini, supportati oggi da tante nuove tecnologie amiche.


Non sfugge a tutto questo una coltivazione, come quella del grano, che va alle radici della alimentazione umana. Si tratta del cereale più coltivato al mondo, una pianta appartenente al genere Triticum e alla famiglia delle Graminaceae o Poacee. 
Origini che partendo anche dalle sacre scritture, si basano su ritrovamenti archeologici che confermano la presenza di questo cereale già nelle caverne del Mesolitico, circa 8000 anni fa, con la certezza che in Egitto e nei paesi dell’area mediorientale, già dal 2500 a.c. erano presenti i primi pani di frumento. E’ proprio da quelle origini che la coltivazione del grano si è diffusa prima nel Mediterraneo, per propagarsi poi in tutto il resto del mondo, divenendo un caposaldo dell’alimentazione del pianeta, visto che da questo cereale si ricava la farina per fare ogni tipo di pane, pasta dolce o salata, arrivando sulle nostre tavole in molte altre forme come merendine, pasta, pizze, grissini, biscotti e molto altro ancora. 
Nel corso degli anni la progressiva meccanizzazione agricola, accompagnata dal crescente uso della chimica industriale in agricoltura a spinto su forma di ibridazioni operate fra specie di grani differenti finalizzati ad aumentarne la produzione e  migliorarne la resa per conseguire, sulla carta, una maggiore idoneità per l’uso alimentare. A tutta questa enorme perdita di valore a livello di sementi, sono riuscite a resistere alcune antiche specie di grano che non hanno subito nel tempo alcuna modificazione genetica da parte dell’uomo e che sono giunti a noi pur avendo una resa minore del grano usato nelle coltivazioni intensive. Alcuni di questi grani antichi sono coltivati nel nostro In Italia con un progressivo rilancio, con alcune connotazioni regionali e sono noti come il famoso Senatore Cappelli, il Saragolla, la Tumminia , il Grano Monococco, il Verna, il Rieti e altri ancora.

E’ proprio su questo tema che il prossimo sabato 9 aprile, presso le Scuole Elementari di Abbadia San Salvatore, si svolgerà a partire dalle ore 16,00 un convegno sui grani antichi. Una iniziativa voluta dal panificio “Il Buon Pane” di Rossi e Visconti, impegnato da tempo nella produzione di preparati proprio con questi grani speciali. Il convegno, dal titolo “GRANI ANTICHI E TERRITORIO” è organizzato con la collaborazione del “Parco Museo Minerario di Abbadia San Salvatore” , con l’Associazione “Grani Antiche” di Montespertoli e con la locale Associazione Culturale “La Pera Picciola”.  

La Redazione di Ecquologia

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