Atmosfera in Italia: più limpida di 40 anni fa nonostante un cammino lunghissimo da fare

Chi come me ha oltrepassato i sessanta è consapevole degli enormi passi avanti fatti nell’ambito delle giornate con inversione termica al suolo, meglio conosciute come giornate di nebbia, quelle giornate nelle quali cioè, in assenza di vento e quindi con stagnazione atmosferica, la temperatura dell’aria invece di diminuire con la quota in prossimità del suolo, va ad aumentare, ostacolando così la normale azione di diluizione e di rimescolamento dell’aria e quindi anche degli inquinanti presenti.

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Sono nato in una valle interna della Toscana, proprio all’interno di un ex bacino minerario e ricordo bene quando fanciullo, agli inizi degli anni ’60, dopo giorni di nebbia fittissima (a fatica ci vedevamo i piedi) i miei genitori la domenica mi portavano a piedi nelle vicine colline per permettermi la visione della luce solare dopo giorni di buio.

Pur tra enormi difficoltà la nascita oltre 50 anni fa della legislazione ambientale, con particolare riferimento a quella atmosferica non è stata vana. Nonostante gli enormi progressi ancora da fare per la tutela della qualità dell’aria, arriva la notizia che negli ultimi 40 anni in Italia l’atmosfera è divenuta più limpida con un miglioramento della qualità dell’aria, ovvero con meno smog, termine inglese coniato dall’incrocio delle parole smoke, “fumo”, e fog, “nebbia”. Ad arrivare a questa conclusione uno studio di un team di ricercatori del Dipartimento di scienze e politiche ambientali dell’Università degli Studi di Milano e dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isac), recentemente pubblicato su Atmospheric Environment.

Nel loro studio, gli scienziati hanno utilizzato i dati di una variabile meteorologica mai studiata sino ad oggi come la visibilità atmosferica orizzontale, fortemente influenzata dalle concentrazioni di inquinamento atmosferico. Una variabile, la visibilità orizzontale, di fondamentale importanza in molti ambiti come quello del traffico aereo e per questo monitorata in continuo da molti decenni in tutte le stazioni del Servizio Meteorologico dell’Aeronautica Militare, dove viene valutata attraverso un operatore addestrato, mediante una serie di riferimenti, quale è la massima distanza alla quale un oggetto risulta visibile.

Lo studio analizza l’evoluzione della frequenza delle giornate con “atmosfera limpida”, corrispondenti ad una visibilità superiore a 10 e a 20 km in diverse aree del territorio italiano nel periodo 1951-2017, mettendo in evidenza come tale frequenza si sia profondamente modificata in tutte le aree considerate, con le modificazioni più significative registrate proprio nelle aree più inquinate del Paese come il distretto padano, dove la frequenza delle giornate con visibilità sopra i 10 o i 20 km è più che raddoppiata negli ultimi 40 anni.

Una delle spiegazioni storiche più plausibili appare abbastanza evidente, riportandoci proprio agli anni del boom economico, che, oltre alle ricadute positive ci ha portato in dote una rapida crescita delle emissioni negli anni ’60 e ’70, prima della graduale nascita e maturazione di un quadro normativo sempre più preciso in termini di qualità dell’aria, dettato progressivamente anche dai riferimenti comunitari.

 Sul nuovo studio il commento di Maurizio Maugeri docente di Fisica dell’atmosfera all’Università di Milano, che precisa come Le analisi effettuate hanno quindi messo in evidenza in modo molto efficace il grande successo che si è avuto in Italia sul fronte della lotta all’inquinamento atmosferico. Tuttavia, non dobbiamo scordare che si può e si deve fare ancora di più per completare il percorso di risanamento che i dati di visibilità in atmosfera documentano in modo così efficace”.

Nella ricerca viene evidenziato in particolare il legame tra i livelli di particolato atmosferico e trasparenza atmosferica. Al riguardo anche il commento di Veronica Manara del Cnr-Isac, secondo la quale Le emissioni degli inquinanti che concorrono al particolato atmosferico, oltre a danneggiare la nostra salute, vanno infatti ad interagire con la radiazione solare riflettendola verso lo spazio causando un raffreddamento della superficie terrestre provocando, quindi, un effetto opposto a quello dei gas climalteranti, come l’anidride carbonica.

Un altro aspetto importante messo in evidenza dallo studio è poi quello dell’aumento del contenuto di aerosol in atmosfera registrato sino agli inizi degli anni ’80, il quale ha parzialmente oscurato l’aumento di temperatura causato delle sempre più alte concentrazioni di anidride carbonica, per le quali solo successivamente a tale periodo sono arrivate politiche di contenimento delle emissioni. Si è così registrata negli ultimi decenni una progressiva riduzione degli aerosol, che ha determinato un aumento della radiazione solare che giunge a terra, “smascherando” il vero effetto dei gas serra. In una tale situazione, mentre tra gli anni ’50 e la fine degli anni ’70 la temperatura nel nostro Paese è rimasta praticamente costante, dagli anni ’80 ad oggi ha registrato un incremento di quasi mezzo grado ogni decennio.

Sauro Secci

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