Cala la produzione di Energia Rinnovabile e aumenta la bolletta: ecco uno dei record del buongoverno

Come avviene ad ogni aumento del costo dell’elettricità si scatena la banda dei detrattori delle energie rinnovabili per imputare l’aumento agli incentivi ed alle energie rinnovabili stesse.

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Vi riportiamo quasi integralmente a seguire il comunicato della Autorità dell’Energia in cui si chiariscono le ragioni in maniera precisa.

La prima ragione è derivata dalle scelte del governo italiano, la seconda di quello francese, la terza dai cambiamenti climatici.

L’abbassamento del costo della bolletta delle imprese energivore lo pagheremo tutti, come pagheremo il premio alle centrali a turbogas che hanno molti difetti ma anche il pregio di funzionare a comando e quindi diamo loro incentivi generosi per stare …..quasi sempre spente ma pronte.

L’invecchiamento delle centrali atomiche  Francesi, che coprono circa il 10% del nostro fabbisogno globale, le costringe a fermate sempre più lunghe per manutenzione con i prezzi del mercato elettrico che in tali periodi diventano facile oggetto di manovre speculative.

L’anno più arido da 200 anni (da quando ci sono le misurazioni) ci ha portato in dono il crollo della produzione idroelettrica che è tra le poche energie rinnovabili continue e programmabili anche di notte  ma che senza acqua non produce e il risultato è che la quota di rinnovabili, a causa dell’idroelettrico e dei freni messi in atto a vari livelli istituzionali, è calata e finalmente gli speculatori sono tornati a fare il loro lavoro.

Risultato di un tale contesto è che nonostante l’aumento del prezzo del petrolio non determini più l’aumento del costo dell’energia elettrica (come invece avviene per il metano aumentato più o meno della stessa percentuale) una serie di fattori e di scelte hanno fatto si che a pagare siano sempre i cittadini e l’imprenditoria  diffusa.

Se, fossero già riconosciute come stabilizzatrici della rete anche biogas , biomasse e geotermia non avremmo progressivamente più bisogno di ricorrere al nucleare francese e non sottoporremmo il prezzo del mercato all’ingrosso agli stress speculativi. Se svuotassimo i bacini idroelettrici dai fanghi di cui sono ricolni spesso da decenni con gli ecodragaggi, potremmo recuperare la capacità d’invaso dei bacini stessi, potendo resistere così a lunghi periodi di siccità e se inoltre togliessimo le vergognose limitazioni alla libertà di scambio e vendita delle energie rinnovabili oggi potremmo avere rinnovabili in crescita e bollette…in calo.

Nel dettaglio, per l’elettricità la spesa (al lordo delle tasse) per la famiglia-tipo nell’anno scorrevole (compreso tra il 1 aprile 2017 e il 31 marzo 2018) sarà di circa 535 euro, con un incremento del 7,5% rispetto ai 12 mesi equivalenti dell’anno precedente (1 aprile 2016 – 31 marzo 2017), per un aumento di circa 37 euro all’anno. Nello stesso periodo la spesa della famiglia tipo per la bolletta gas sarà di circa 1.044 euro, con una crescita del 2,1% rispetto ai 12 mesi equivalenti dell’anno precedente, pari a un aumento di circa 22 euro all’anno.

Le motivazioni degli aumenti da parte dell’Authority

Come spiega l’Autorithy, l’aumento dell’elettricità è legato ad una serie di fattori concomitanti, tutti al rialzo, che hanno portato ad una decisa crescita dei prezzi all’ingrosso nell’ultimo trimestre (+20% del Prezzo Unico Nazionale solo a novembre rispetto ad ottobre) ed in particolare:

  • la ripresa dei consumi (+1,6% la domanda elettrica in Italia nei primi 11 mesi del 2017), da confermare nel 2018, positiva come segno della ripresa delle attivita’ produttive, ma con l’effetto parallelo di una risalita dei prezzi all’ingrosso;
  • l’indisponibilità prolungata di alcuni impianti nucleari francesi, con una crescita delle quotazioni dell’elettricità all’ingrosso nel mercato d’oltralpe, che influenza al rialzo anche quello italiano e ne riduce i volumi importati dalla Francia;
  • alcune limitazioni nei transiti di elettricità nella rete italiana, soprattutto nel Sud-Italia, comportando una riduzione complessiva dell’efficienza del sistema;
  • la minore disponibilità della generazione idroelettrica nazionale per la scarsa idraulicità del periodo (il 2017 è l’anno più ‘arido’ degli ultimi 200 anni), sostituita dalla più onerosa produzione delle centrali a gas;
  • l’aumento stagionale dei prezzi all’ingrosso del gas a livello europeo che ha contribuito a far innalzare i prezzi elettrici.

Da parte dell’Autorità si rileva inoltre che a questi fenomeni si affianca anche un aumento della componente legata al dispacciamento, quella che consente di mantenere adeguato ed in equilibrio il sistema elettrico e degli oneri legati alle risorse interrompibili (per tutto il 2018) per la sicurezza del sistema elettrico, come previsto dagli indirizzi del ministro dello Sviluppo economico, sulle base delle analisi condotte da Terna (nelle more dell’operatività del mercato della capacità di cui il Governo italiano non ha ancora ottenuto autorizzazione da Bruxelles), oltre che l’aumento dei costi per le Unità essenziali alla sicurezza, decisa dall’Autorità in base alle indicazioni di Terna.

Infine, ha pesare sugli aumenti anche l‘incremento degli oneri generali di sistema dovuto al rafforzamento delle agevolazioni per le industrie manifatturiere energivore, deciso con decreto del ministro dello Sviluppo economico in attuazione della recente Legge europea che ha recepito il via libera della Commissione europea della scorsa primavera al Piano di adeguamento predisposto dal Governo italiano.

Ad impattano invece positivamente per i consumatori, contenendo in parte i valori del dispacciamento, i primi recuperi legati ai provvedimenti prescrittivi dell’Autorità degli oneri sostenuti per le condotte anomale pregresse degli operatori dell’offerta e della domanda nei mercati all’ingrosso dell’elettricità.

Per il gas invece l’aumento è sostanzialmente determinato dalle attese dinamiche legate alle stagioni invernali, con consumi e quotazioni in aumento a livello europeo, che – in un mercato unico – implicano la crescita dei prezzi anche nei mercati all’ingrosso italiani.

Fabio Roggiolani

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