Storie di esodati del Superbonus

Il Governo Meloni ha licenziato la sua prima Legge Finanziaria decidendo di ignorare l’enorme problema del Blocco della Cessione dei crediti generato dalle continue modifiche legislative apportate durante tutto il 2022. Una situazione che sta tormentando imprese, professionisti e contribuenti, che hanno avviato i cantieri sulla base di un contesto normativo completamente diverso da quello attuale. Ci si augura che una soluzione possa essere trovata quando a breve in Parlamento si tornerà a discutere la legge di conversione del Decreto Legge n.176/2022 (Decreto Aiuti-quater). Per approfondire: Superbonus 90-110% e cessione del credito: entro quando il quadro definitivo?

Vediamo alcune video interviste che ci raccontano cosa è successo a tante persone che hanno deciso di intraprendere un progetto di riqualificazione energetica sfruttando gli incentivi del Superbonus? Come hanno impattato le disastrose decisioni governative dell’ultimo anno? Quale partita si sta giocando sulla pelle e sui risparmi delle famiglie?

La pagina Facebook Esodati del Supebonus

I motivi per cui molte imprese non stanno più ottemperando agli impregni presi – Scheda del dott. comm. Ciro Troncone (link)

Proviamo a capire cosa ha originato questa catastrofe. Indubbiamente la categoria che più ha contribuito al successo della misura Superbonus, credendoci in pieno, è stata quella che ad oggi paradossalmente più ne sta facendo le spese. Ovvero la categoria delle imprese edili.

Queste ultime, fidandosi del sistema introdotto dal decreto rilancio n° 34 del 19.05.20, ovvero del meccanismo dello sconto in fattura e dell’agevole successiva monetizzazione dei crediti da parte di poste, banche ed assicurazioni, si sono lanciate a capofitto in questa nuova opportunità.

Costoro hanno quindi iniziato a farsi pagare dai committenti a mezzo cessione dei crediti di imposta. Ovvero lo “sconto in fattura”.

Ma perché lo hanno fatto? Perché i titolari delle imprese edili si sono tutti o quasi buttati a capofitto in questo nuovo business al punto da far ripartire il comparto edile italiano?

Tra le tante analisi fatte, tra cui anche quella forse affrettata fatta dal nuovo governo poco fa, sugli effetti economici derivanti dal Superbonus, preferisco citare sempre questo pubblicato dalla Camera dei deputati, realizzato in collaborazione con l’Istituto di ricerca CRESME. Riguarda una delle cose a noi più care, ovvero l’occupazione. Il numero degli occupati totali del settore edile + l’indotto, prima dell’entrata in vigore del superbonus nel 2019 e nel 2020 era pari a circa 400.000 unità. Per passare poi ad un anno dall’entrata in vigore della norma, ovvero nel 2021 a ben 760.000 unità! Credo che questi numeri valgano più di mille altre considerazioni…

Dal maggio 2020 al novembre/dicembre 2021 quindi, il sistema dello “sconto in fattura”, previsto dall’art. 122 del D.L. 34/2020, funzionava, e funzionava pure bene.

L’impresa accettava in pagamento delle proprie fatture, invece del denaro, un credito di imposta da poter utilizzare in compensazione o cedere liberamente a terzi oppure vendere alla banca. Ottenendone in cambio dopo poche settimane la liquidità necessaria a portare avanti i cantieri.

Fino a novembre/dicembre 2021 dicevamo questo sistema ha funzionato alla grande. Poi in seguito dell’introduzione di nuove norme e circolari tendenti a limitare le frodi in atto, la macchina dell’acquisizione dei crediti da parte degli operatori finanziari, ha prima iniziato a rallentare. Per poi fermarsi del tutto nella primavera del 2022.

Le imprese edili quindi, a partire dalla scorsa primavera, si sono trovate, pressate dai committenti e dai professionisti, da un lato a dover rispettate le scadenze dettate dalla normativa fiscale che imponevano la chiusura degli stati di avanzamento pena revoca dei contributi, dall’altro, a dover fare i conti con una sempre più incalzante crisi di liquidità.

Mentre scendeva il saldo attivo dei conti correnti, le imprese vedevano crescere contestualmente la massa dei crediti di imposta nei propri cassetti fiscali. Il problema era che nessuno però fosse intenzionato ad acquistarli

Per capire l’entità della tragedia in atto, cito una recente indagine effettuate dal Cna. Ad oggi ammonta a 5 mld di euro il valore dei crediti d’imposta in stallo da almeno 5 mesi nei cassetti fiscali delle aziende italiane!

Ammontano a quasi 50 mila le imprese edili che oggi versano in una situazione di gravissima difficoltà. E rischiano di fallire per aver creduto in una misura pensata, voluta, creata e sponsorizzata con forza dai precedenti governi. Praticamente un disastro tutto all’italiana per quella che in molti iniziano a definire una vera e propria “Truffa di stato”..

Redazione

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