Europa Net Zero: Impegni Insufficienti, Serve di Più

L’Europa si è impegnata a diventare il primo continente Net Zero, ma gli impegni presi sono insufficienti. “Raddoppiare non basta”, un articolo di Ivan Manzo per L’ECOFUTURO MAGAZINE.

La crescita delle Fonti Energetiche Rinnovabili (FER) presenta diversi vantaggi per l’economia, l’ambiente e la società. Il loro utilizzo è indispensabile per mitigare gli effetti negativi della crisi climatica, per ridurre le emissioni di carbonio e quelle inquinanti che rendono le nostre città “irrespirabili”, per rendere sicuro il sistema energetico, per creare nuovi posti di lavoro ad alta intensità, al contrario di un settore fossile caratterizzato da pochi centri di potere e basso capitale umano.

Negli ultimi anni l’Europa, con il pacchetto del Green Deal, si è impegnata a diventare il primo continente climaticamente neutro – quando tutte le emissioni prodotte vengono assorbite dagli ecosistemi – entro il 2050. Per centrare l’obiettivo l’UE ha puntato su una serie di direttive e misure via via più ambiziose, culminate con il piano REpowerEU del 2022 che ha fissato al 42,5% la quota obbligatoria da raggiungere per le energie rinnovabili nel mix energetico comunitario, incoraggiando gli Stati ad alzare l’asticella al 45%. A meno di sei anni dal 2030, data limite entro cui dare concretezza al REpowerEU, a che punto siamo con la diffusione delle fonti rinnovabili in Europa?

Dati rinnovabili

Secondo il “Renewable energy statistics” dell’Eurostat, nel corso del 2021, la quota di rinnovabili consumata nell’UE nei diversi settori (elettricità, riscaldamento e raffreddamento, trasporti) è aumentata dell’1,2% – quota equivalente a 5 milioni di tonnellate di petrolio (Mtep) –, arrivando a coprire il 23% (media UE del 2022). Un aumento trainato in particolare dalla produzione di energia solare (conta per il 28% nell’aumento del 2021) e da quella eolica (6,6%). È dunque il settore elettrico che sta guidando la transizione energetica. Lo scorso anno, secondo la recente analisi di Ember, il Think tank indipendente specializzato in questo genere di analisi, l’energia rinnovabile è salita a una quota del 44% nel mix elettrico dell’UE, superando per la prima volta la soglia del 40%.

Con quasi i due terzi (66%) del consumo energetico finale lordo, la Svezia è il miglior Paese d’Europa sotto l’aspetto delle rinnovabili. Per questo primato il Paese scandinavo si è affidato all’energia idroelettrica, a quella eolica, ai biocarburanti solidi e liquidi, e all’uso diffuso delle pompe di calore per riscaldare e raffrescare i propri edifici. Segue la Finlandia (47,9%), anch’essa dipendente dall’energia idroelettrica, dall’eolica e dai biocarburanti solidi, davanti alla Lettonia (43,3%), che usa soprattutto idroelettrico. Sia la Danimarca (41,6%) e sia l’Estonia (38,5%) fanno poi parecchio affidamento sull’eolico e sui biocarburanti solidi, come il Portogallo (34,7%) che al suo mix rinnovabile aggiunge idroelettrico e pompe di calore.

Le percentuali più basse di energie rinnovabili sono state invece registrate in Irlanda (13,1%), a Malta (13,4%), in Belgio (13,8%) e in Lussemburgo (14,4%). Nel nostro Paese le rinnovabili hanno invece inciso per il 19% sul consumo finale lordo, facendo affidamento in particolare a idroelettrico e poi a fotovoltaico.

Tra questi citati c’è un dato da tenere d’occhio. Al momento il 40% del totale delle fonti energetiche rinnovabili dell’UE è rappresentato dalla biomassa solida (tra cui troviamo legna da ardere e pellet). Utilizzata per produrre elettricità, nel settore industriale e nel riscaldamento residenziale, l’uso di questa particolare fonte solleva una serie di interrogativi di cui tenere conto. Tra questi, il tema della gestione sostenibile delle foreste che deve sì consentire l’uso della biomassa, a patto che non si traduca in una perdita di biodiversità e di servizi ecosistemici. Sarebbe quantomeno schizofrenico utilizzare una fonte rinnovabile che rischia di minare, per esempio, la capacità dei nostri terreni di catturare CO2.

Tendenze

Guardando al lungo periodo, le tendenze ci dicono che la quota delle fonti rinnovabili è più che raddoppiata tra il 2005 e il 2022. Ciò è avvenuto grazie alle politiche messe in campo e a una maggiore competitività economica. L’IPCC, per esempio, ci ricorda che dal 2010 al 2019 si sono verificate diminuzioni dei costi dell’energia solare dell’ordine dell’85%, dell’energia eolica del 55% e delle batterie a litio dell’85%…

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Redazione

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