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Costo energia: da Cingolani dichiarazioni contradditorie

Costo energia. Forte presa di posizione del Coordinamento FREE (Coordinamento Fonti Rinnovabili ed Efficienza Energetica) dopo le dichiarazioni del ministro della Transizione ecologica davanti alle Commissioni Industria di Camera e Senato. Identiche preoccupazioni espresse anche da WWF, Greenpeace, Legambiente e Kyoto Club

COSTO DELL’ENERGIA: CONTRADDIZIONI NELLE DICHIARAZIONI DEL MINISTRO. GOVERNO ASCOLTI STAKHOLDER SU RINNOVABILI ED EFFICIENZA ENERGETICA

Energia: non ci siamo. Le dichiarazioni del ministro Cingolani sulle soluzioni per il caro energia sono in contrasto con il principio, giusto, di voler accelerare lo sviluppo delle rinnovabili”. Lo afferma il Presidente del Coordinamento Free, Livio de Santoli. La revisione dei contratti di incentivazione delle rinnovabili perché, afferma il ministro, “sono soldi che alle fonti pulite non servono più”, potrebbe peggiorare la situazione. Situazione già critica per gli operatori, che vede attualmente assegnata solo una piccola parte della disponibilità dei bandi per i noti motivi legati al permitting. E quindi provocare l’effetto contrario rispetto a quanto dichiarato”.

“Oltre a ciò sconcerta il fatto che il settore fossile, vero responsabile della crisi di questi giorni, sia addirittura incentivato dalle azioni di Governo. Si dice che un risparmio da quantificare arriverebbe dal raddoppio della produzione nazionale di gas. Da 4,5 miliardi di metri cubi all’anno a 8 miliardi. Se fosse veramente conveniente, non si capisce perché non sia stato fatto prima. Soprattutto significa puntare sulle fossili senza tenere conto delle dinamiche del mercato. Visto che questo aumento di quantità sarebbe assolutamente insignificante per calmierare i prezzi del gas. Con il settore fossile che avrebbe extra profitti dalla sua vendita, che si aggiungerebbero a quelli esistenti. Anche perché il settore paga allo Stato royalties d’estrazione tra le più basse al mondo“.

Stupisce il fatto che non sia citato il biometano che ha proprio la stessa potenzialità dell’estrazione del gas naturale. Ma con il vantaggio di essere rinnovabile e strutturale, visto che non si esaurisce come le poche riserve fossili che abbiamo. Oltretutto abbiamo una bozza di DM che se fosse approvata impedirebbe la produzione di biometano dalla Forsu (Frazione Organica del Rifiuto Solido Urbano)”.

“Ed è anche assente l’attenzione verso la principale arma contro il caro bollette. Ovvero una proposta seria di riduzione dei consumi di gas tramite azioni significative di efficienza energetica. Segnaliamo, infatti, la mancata attuazione dei provvedimenti di supporto previsti dal D.M. 21 maggio 2021 sul meccanismo dei certificati bianchi. Meccanismo che aiuterebbero le imprese, messe a dura prova dalla crisi, a investire in efficienza energetica. E a ridurre la loro esposizione sia al caro bollette, sia all’emission trading. Tutto ciò scoraggia gli investimenti sulle rinnovabili ed efficienza energetica”.

“Mentre nulla viene detto su un aspetto che risulterebbe decisivo per il contrasto al caro bollette. Ovvero l’eliminazione dei SAD (Sussidi Ambientalmente Dannosi) che valgono circa 20 miliardi di euro. Ribadiamo la disponibilità degli stakeholder per la creazione di un tavolo condiviso per varare misure contro il caro bollette che permettano il raggiungimento degli obiettivi climatici al 2030.” Conclude Livio de Santoli.

ENERGIA: “GOVERNO E MITE SBAGLIANO STRATEGIA, Così NON SI RISOLVE Né CRISI CLIMATICA Né Caro-Bollette”

WWF, Greenpeace, Legambiente e Kyoto Club esprimono forte preoccupazione per le anticipazioni e dichiarazioni sulle misure per far fronte al caro bolletta. Sembrano volte più a sottrarre risorse alle fonti rinnovabili e all’innovazione che ad affrontare alla radice il problema. In attesa delle deliberazioni del Consiglio dei Ministri, le organizzazioni ambientaliste sottolineano che, nonostante la crisi gas sia in atto da mesi, tuttora i ragionamenti posti in essere rischiano di ritardare la decarbonizzazione. Sviliscono il mercato delle rinnovabili e non puntano sul risparmio di energia, anche con misure straordinarie di coinvolgimento della popolazione. Come fu fatto negli anni ‘70.

Il tutto senza fronteggiare davvero la questione dell’aumento dei prezzi della materia prima gas. Essa non può assolutamente essere superata con le irrisorie e diseconomiche riserve nazionali. Il modo in cui è affrontato il tema degli extra profitti evidenzia uno strabismo contro le rinnovabili. Chi estrae gas e petrolio in Italia sta già intascando enormi extraprofitti, visto che le royalties sono irrisorie. Gli stessi produttori che continuano anche a fare extra-profitti sul gas che estraggono in molte parti del mondo. E per i quali non si sono nemmeno considerate misure compensative.

Aumentare il ricorso allo scarso gas nazionale non ha benefici sui prezzi. Anzi se si volesse fare una vera “Robin Tax” andrebbero aumentate le royalties di estrazione del gas in Italia. Visto che oggi sono assolutamente ridicoli i canoni pagati da chi estrae.

LE FONTI RINNOVABILI ASSICURAZIONE CONTRO SPECULAZIONI SUI-PREZZI, TASSARE INVECE I PROFITTI DEI PRODUTTORI DI GAS E RISPARMIARE ENERGIA

Le rinnovabili si dovrebbero sviluppare massicciamente non solo per attuare la decarbonizzazione, ma anche perché sarebbero la soluzione migliore proprio per contrastare il caro-bolletta. Invece sono ancora ferme al palo. I 400 MW sbloccati dal ministro Cingolani rappresentano appena un 5% di quanto occorrerebbe fare annualmente per conseguire gli obiettivi comunitari al 2030.

Particolarmente grave è l’intervento di prelievo delle risorse ETS. Sono le risorse che le Direttive europee prevedono siano destinate all’innovazione e alle politiche di decarbonizzazione. Spostare risorse dalle politiche per il clima in Italia e all’estero da questi investimenti alla riduzione delle bollette è una scelta del Governo italiano sbagliata e miope.

Il sistema ETS si fonda sul principio del “chi inquina paga”. Ma a oggi la metà dei proventi vanno alla fiscalità generale e il resto al MITE e al MISE. Senza una evidenza dell’impatto della spesa nella decarbonizzazione. Parte dei fondi sono addirittura stati destinati ai settori energivori, peraltro ampiamente esentati dalle quote ETS. E che quindi usufruiscono di un sistema “chi inquina viene pagato” di dubbia natura. Discorso analogo alla copertura degli oneri per i nuovi entranti. Sarebbe ora che finalmente i proventi delle aste ETS diventassero uno strumento della decarbonizzazione e della giusta transizione. E che si faccia chiarezza su come sono stati spesi i fondi sino a oggi. La decarbonizzazione ha bisogno di investimenti strutturali. Le risorse ETS erano pensate per questo. Uscirà più forte dalla crisi chi avrà saputo tenere il timone nella giusta direzione.

Il grande assente in tutti i discorsi del governo è il risparmio e l’efficienza

A fronte di una crisi energetica si deve rispondere con azioni collettive di risparmio. Manca invece completamente una azione pubblica di richiamo al risparmio che sarebbe componente essenziale per fronteggiare una crisi energetica. Come attuato nella crisi petrolifera degli anni ‘70.

Non si può pensare di fronteggiare una crisi energetica con politiche di spesa pubblica generalizzata. Occorrono risparmi e interventi selettivi per i più vulnerabili sia nelle famiglie che nelle imprese. Per le prime occorrerebbe puntare a una copertura dei costi solo per le fasce davvero meno abbienti ed entro un certo limite di consumo. Per le seconde, incentivare i consumi energetici equivale a penalizzare chi ha investito in efficienza energetica negli ultimi anni. E, grazie a questo, risulta più competitivo. Meccanismi di aiuto e supporto alle imprese, anche contingenti, devono essere costruiti per i settori più in difficoltà . Tenendo conto delle dinamiche dei mercati di riferimento. Incentivare i consumi è un sussidio al gas, aiutare le imprese è la capacità di fare crescere il paese nel ripetersi delle crisi.

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Redazione

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