COP27: il paradosso delle emissioni

Più di 10 giorni fa si è tenuta la ventisettesima Conferenza delle Parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici COP27. Si è conclusa con la decisione di istituire un fondo per perdite e danni. Una conferenza che già prima di iniziare, in molti pensavano essere inutile. Anche l’eroina dell’ecologismo Greta Thunberg ha messo da parte il megafono. Forse ormai rassegnata all’incapacità e mancanza di volontà di cambiare davvero il sistema economico per salvare il Pianeta. Anzi per salvare noi stessi. Il Pianeta, Gaia, la natura e gli ecosistemi continueranno a vivere, mentre l’umanità è in grave pericolo di estinzione.

All’aumentare delle temperature e degli eventi atmosferici estremi, la popolazione mondiale dovrà adeguarsi, fino a che sarà possibile, e attivare sistemi di mitigazione. Ma non sembriamo capaci di farlo e di capirne l’urgenza. La COP27, l’evento più importante sul tema ambientale e che dovrebbe decidere le sorti delle nuove strategie da adottare a livello mondiale, è stata l’ennesimo flop. Prima di tutto per gli scarsi risultati ottenuti dalle consultazioni tra i Paesi. Ed inoltre per le emissioni causate da tutti i mezzi di trasporto utilizzati per arrivare in una location, quella egiziana di Sharm el-Sheik, raggiungibile solo in aereo.

La Cop27 ha ospitato oltre 100 capi di Stato e di governo e più di 35.000 partecipanti.

Durante il vertice sul clima è stato presentato il Global Carbon Budget. Il rapporto ha messo a nudo il divario tra le promesse che governi, aziende e investitori hanno fatto per ridurre le emissioni di riscaldamento del pianeta negli anni futuri, e le loro azioni che ne causano invece l’aumento.

È stimato che i Paesi, nel 2022, abbiano emesso un totale di 41 miliardi di tonnellate di CO2. Con 37 miliardi di tonnellate di combustione da combustibili fossili e 4 miliardi di tonnellate conseguenti all’abuso della terra, come la deforestazione. Neanche questi dati sono bastati a far cambiare la modalità di realizzazione degli eventi in presenza a forte impatto ambientale come le COP che per giunta discutono proprio di limitazioni delle emissioni climalteranti.

Un ennesimo paradosso quello della COP27 come dimostrano i dati di FlightRadar24riportati dalla BBC – secondo i quali 36 jet privati sono atterrati a Sharm el-Sheikh solo tra il 4 e il 6 novembre. Mentre altri 64 sono volati al Cairo, provenendo dalla località della COP 27. Nove dei voli provenivano dal Regno Unito, con altri da paesi europei tra cui Italia, Francia e Paesi Bassi. Due erano dagli Stati Uniti al Cairo – uno da Atlanta e uno da Washington DC. In totale più di 40 aeroporti.

A questo link si possono analizzare i dati relativi ai mezzi di trasporto per raggiungere la COP. E controllare la percentuale di emissioni legate ai diversi mezzi di trasporto, come macchina, aereo o jet privato.

Dopo aver letto questi dati in molti hanno ripreso ciò che Ecofuturo afferma da diversi anni ormai. Ovvero la necessità di realizzare certi eventi online e/o in realtà virtuale e non più in presenza. Questo non significa eliminare del tutto o avere la presunzione di sostituire incontri fisici, ma di trovare altre modalità, più economiche e sostenibili. Ecofuturo ormai da 2 anni ha realizzato una piattaforma per questo: la fiera in realtà virtuale EXCO.

Può diventare il luogo virtuale per realizzare eventi dedicati al clima senza impattare negativamente. Un metaverso che ospita oltre 70 aziende del mondo delle energie rinnovabili e in cui già si realizzano webinar ed eventi in diretta streaming. EXCO è anche un APP e si può scaricare per IOS e Android. La prossima COP dovrà essere online. E potrebbe essere ospitata da Ecofuturo nella sua realtà virtuale.

Elena Pagliai

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Redazione

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