Rilevare gli inquinanti più comuni con sensori low cost
Sensori comuni, un articolo di Grazia Battiato.
Le tecnologie low cost consentono monitoraggi cittadini apprezzati dalla scienza e potrebbero modificare le agende politiche
C’era una volta un lenzuolo bianco. Si portava a scuola, si riempiva di scampoli di nastro adesivo e si appendeva alla finestra. Settimana dopo settimana, si staccavano i pezzi di scotch che evidenziavano un fondo sempre più bianco. Così, si imparava a monitorare la qualità dell’aria. Questo esperimento, alla portata di tutti, oggi si ritrova circondato da possibilità più tecnologiche e raffinate, con costi altrettanto popolari. Sostituire il lenzuolo con un sensore a basso costo per il rilevamento degli inquinanti più comuni, è facilissimo. Il web è pieno di tutorial che sotto il cappello del “Do It Yourself” e con l’ausilio del dispositivo open source Arduino accompagnano l’utente nell’assemblaggio dell’apparecchio. Diverse community online raccolgono i dati dei monitoraggi. Tra queste, Sensor.Community, che oggi conta più di 12 mila sensori in sessantotto paesi e include una sezione dedicata alle scuole.
I vantaggi del low cost
Anche se la qualità dei dati monitorati dai sensori a basso costo non può competere con gli strumenti di fascia alta delle stazioni ufficiali che sono di norma grandi e fissi, le alternative low cost sono portatili e possono raccogliere dati più diffusamente. «La sensoristica di alto livello, in quanto molto costosa, non permette di essere impiegata su larga scala», commenta Roberto Monsorno, Head del Center for Sensing Solutions di Eurac Research. «L’importante è assicurare una qualità del dato che possa essere approvata dagli enti di controllo e un’efficace trasmissione delle informazioni raccolte».
Eurac ha recentemente progettato piccoli sensori per Cyclopolis, azienda greca di bike sharing. Il sensore, posizionato sulle bici, raccoglie dati su polveri sottili PM10 e PM2.5 a costo zero, aumentando l’attrattività del servizio per le municipalità. «In questo caso abbiamo migliorato la qualità del dato con il machine learning, che ha eliminato rumori e interferenze», aggiunge Monsorno. «La trasmissione avviene invece attraverso reti wireless, solo una volta che la bicicletta è stata rimessa in deposito».
La cittadinanza che serve alla scienza
Anche l’Istituto di ricerca fiammingo VITO è partner di un’iniziativa che prevede il monitoraggio di inquinanti su due ruote. Si chiama Meet Me Mechelen e chiama ciclisti volontari a monitorare il particolato lungo le zone a traffico limitato della città… CONTINUA A LEGGERE GRATIS L’ARTICOLO SU L’ECOFUTURO MAGAZINE
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