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Poggio Montone: ok del Consiglio di Stato alla centrale geotermica

Con soddisfazione annunciamo che il progetto per la realizzazione della centrale geotermica di Poggio Montone, che nascerà nell’area compresa tra i comuni di Piancastagnaio (SI), Castell’Azzara e Santa Fiora (GR), può essere realizzato. L’impianto previsto a Poggio Montone, capace di produrre 5 MW, farà da apripista per progetti affini. Infatti permetterà la coltivazione delle risorse scoperte attraverso l’impiego di tecnologie avanzate tali da garantire i più elevati standard ambientali. Ciò mediante la totale reiniezione dei fluidi, ivi inclusi i gas naturalmente presenti, nelle formazioni geologiche di provenienza.

Il Consiglio di stato ha respinto tutti e venti i motiviritenendoli per lo più infondatidel ricorso presentato da Italia Nostra, Roccone società agricola, Cornacchino società agricola e Rete nazionale Nogesi che chiedevano l’annullamento della sentenza del Tar Toscana del 2020 sulla realizzazione dell’impianto geotermico di Poggio Montone-Saragiolo proposto da Sorgenia Geothermal srl. Due anni fa i giudici toscani avevano respinto i ricorsi a proposito di Via, concessione e autorizzazione. Ricorsi che erano stati poi integrati in secondo grado. Il Consiglio di stato (sezione quarta presieduta da Vito Poli) non ha rilevato censure da muovere agli atti.

La decisione si è basata sulla cosiddetta “verificazione” (una sorta di consulenza tecnica d’ufficio, ma più snella pur se con le garanzie del contraddittorio e della partecipazione) affidata nel novembre 2021 al Politecnico di Torino – Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente, del Territorio e delle Infrastrutture, formulando quattro quesiti.

I risultati di questa verificazione «devono ritenersi del tutto condivisibili, perché ricavati con processo logico immune da vizi a partire da fatti non contestati come tali. Di questa verificazione, si riportano quindi le conclusioni, che il collegio ritiene esaustive e tali da imporre la reiezione del motivo. Dato che, come si anticipa, tutti i profili suddetti sono stati considerati nel parere di Via e non fanno emergere elementi di pericolo non valutati. Va comunque detto, per completezza, che quanto si va ad esporre coincide nei contenuti con quanto già ritenuto dal giudice di primo grado nella relativa motivazione. Sulla base della documentazione scientifica prodotta in quella sede dalle parti». Così si legge nella sentenza

E per quanto riguarda il primo quesito «il collegio dei verificatori ha risposto affermando che “l’ipotesi di un’interferenza della produzione geotermoelettrica con gli acquiferi sotterranei non è plausibile. Né per quanto riguarda un possibile depauperamento dell’acquifero attribuibile al richiamo di flusso dall’acquifero superficiale verso il campo geotermico, né per quanto riguarda la risalita di gas (tossici o meno) dal serbatoio geotermico verso l’acquifero superficiale”».

Gli esperti poi escludono «una relazione fra l’accertata diminuzione della falda acquifera del monte Amiata e lo sfruttamento geotermico». Perché «i pozzi geotermici esistenti si trovano all’esterno dell’area dell’acquifero». E «in base ai dati storici e statistici che la relazione passa in rassegna, l’andamento della falda è legato all’andamento delle precipitazioni». Ancora – e questa è la risposta al terzo quesito – è «in astratto possibile, ma improbabile» un nesso causale tra il progetto e un abbassamento del suolo indotto dall’estrazione dei fluidi. Così come è improbabile che il progetto «vada a cagionare eventi sismici nell’area».

Infine, è stata sufficientemente analizzata, secondo gli esperti, l’incidenza dei rischi dei tre quesiti precedenti «unitamente agli effetti cumulativi derivanti dall’esistenza nell’area dell’Amiata di altri impianti geotermici attivi». Questa è la sintesi della risposta al quarto quesito formulato dal Consiglio di stato.

E quando gli appellanti chiedono di realizzare l’impianto altrove, ciò «costituisce una scelta alternativa, che potrebbe essere in sé plausibile, ma non è valutabile in questa sede. Dato che tende, in ultima analisi, a sostituire una scelta della parte stessa a quella dell’amministrazione, e non a denunciare un vizio di quest’ultima». Così osservano i giudici.

Gli appellanti sono stati condannati a rifondere le spese di giudizio a Regione Toscana e Sorgenia Geothermal, in tutto diecimila euro.

Diverso invece il discorso per il progetto che, sempre Sorgenia, intende realizzare in Val di Paglia, nella zona industriale di Abbadia San Salvatore. Qui la centrale progettata è di 10 MW. Ed il Consiglio dei ministri, su proposta del Presidente Mario Draghi, ha dato il via libera nella seduta del 1 Settembre 2022. Ma, come per quella di Poggio Montone, anche sulla Via, già rilasciata dalla Giunta regionale sono stati presentati ricorsi al Tar della Toscana.

Su temi e argomentazioni che ricalcano, per larga parte, quelli già sostenuti nei ricorsi esaminati dal Consiglio di Stato. Da ricordare che anche il Comune di Piancastagnaio era stato proponente nel ricorso sulla centrale di Poggio Montone. Rinunciando tuttavia in seguito a costituirsi in sede di appello presentato dai Comitati al Consiglio di Stato.

Ora iniziano, per opporsi al rilascio della Via sul progetto della centrale de ’Le Cascinelle’, i procedimenti per i vari ricorsi. Uno è presentato dal Comune di Radicofani, uno dagli operatori turistici di Bagno Vignoni, un terzo da tredici cittadini. Un quarto da Italia Nostra. Non è stata chiesta la sospensiva della validità del titolo (la Via). E, di conseguenza, il giudici del Tar si pronunceranno sul merito delle opposizioni.

Fonti: Il Tirreno GrossetoLa Nazione Grosseto

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Redazione

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