PNRR e proroga Superbonus 110% fino al 2023

Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, dopo il via libera del Consiglio dei Ministri, lunedì 26 e martedì 27 aprile sarà in Parlamento per le Comunicazioni in vista della trasmissione alla Commissione europea (entro il 30 aprile) del PNRR – Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. A questo link il comunicato del Governo e le relazioni dettagliate

Venendo a tema a noi caro, il Superbonus, il testo conferma l’estensione della maxi detrazione per la riqualificazione edilizia e un Disegno Legge di semplificazione dedicato. Anche se le critiche non sono mancate.

Il Governo Draghi ha deciso di estendere la vita alla detrazione IRPEF del 110%, introdotta nel 2020 dal Decreto Rilancio. Nel dettaglio, il piano proroga la misura al 30 giugno 2023 per gli interventi effettuati dagli IACP (case popolari), a condizione almeno il 60% dei lavori siano stati effettuati alla fine del 2022; e al 31 dicembre 2022 per gli interventi effettuati dai condomini, a condizione che almeno il 60% dei lavori sia stato effettuato entro il 30 giugno precedente.

Restano inalterate le caratteristiche tecniche dello strumento, le tipologie di intervento, le categorie abitative e le formule finanziare connesse quali la “cessione del credito” e il “pagamento anticipato”.

Il PNRR introduce inoltre nel suo ampio pacchetto di riforme alcune semplificazioni ad esso dedicate. “L’attuazione del superbonus ha incontrato molti ostacoli connessi alla necessità di attestare la conformità edilizia particolarmente complessa per gli edifici risalenti, come segnalato dall’ANCI, dalla rete delle professioni tecniche e dalle associazioni imprenditoriali (con attese fino a 6 mesi per l’accesso agli archivi edilizi)”. Il prossimo passo sarà dunque approvare entro maggio 2021 un decreto legge di semplificazione.

Sintetizzando, se da una parte nel PNRR è aumentata la voce dell’efficientamento energetico degli edifici attraverso il superbonus al 110% – 3,73 miliardi in più (da 11,49 a 15,22) , dall’altra le risorse per la proroga al 2023 saranno inserite nella prossima Legge di Bilancio, come garantito dal ministro Daniele Franco, dopo una valutazione sugli effetti della misura da fare dopo l’estate sulla base dei dati disponibili.

Tra le voci non pienamente soddisfatte Legambiente e Fillea CGIL che ribadiscono la necessità di un’estensione fino al 31 dicembre 2025 semplificando l’accesso e definendo la platea degli interventi. Secondo l’associazione ambientalista e il sindacato delle costruzioni “occorre prorogare e rivedere il superbonus in particolare consentendo l’accesso alla detrazione […] agli interventi che riducono le prestazioni di almeno il 50% o raggiungono la Classe A di prestazione energetica, per interventi coordinati di riqualificazione energetica ed adeguamento antisismico, per l’abbattimento delle barriere architettoniche e l’eliminazione dell’amianto”. “Sarà, inoltre, importante prevedere la semplificazione intelligente delle norme edilizie, istituire un fondo di garanzia presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze per il credito a tasso agevolato alle famiglie e le imprese che realizzano gli interventi; e prevedere un piano straordinario di formazione professionale per il green building“. Quattro proposte che le due realtà hanno riassunto in un manifesto presentato nei giorni scorsi.

Sul testo complessivo del PNRR arrivano inoltre le critiche di Facciamo Eco che non lo ritiene all’altezza della sfida climatica

PNRR : MA QUALE TRANSIZIONE ECOLOGICA? Il nuovo PNRR, tutto è meno che “un piano verde”
La spesa per la “Rivoluzione verde e transizione ecologica” viene drasticamente ridotta di oltre 10 miliardi rispetto a quanto inizialmente annunciato (da quasi 70 miliardi a meno di 60). Così rischiamo di diventare il Paese del verde della Lega, non certo di quello ecologista. Manca una strategia sulle fonti energetiche rinnovabili, con obiettivi appena sufficienti per fare in sei anni ciò che dovremmo realizzare ogni anno per rispettare gli impegni ambientali. Infine, non si intravede nessun sviluppo reale della mobilità elettrica, sia nella forma di filiera delle batterie che nell’infrastruttura di ricarica.

Nel PNRR, si punta sull’idrogeno, una tecnologia sicuramente interessante ma non matura, il che rischia di ritardare ulteriormente il cambiamento. Infatti, il vero business è quello del gas, che viene spacciata come l’energia preliminare su cui investire adesso, magari nell’attesa che si arrivi all’economia dell’idrogeno. Non a caso, manca una specifica su fatto che l’idrogeno sia davvero verde (generato da fonti rinnovabili) e non grigio o blu (generato da fonti fossili), contravvenendo alla flagship europea. Dopo la battaglia del fine settimana sull’ecobonus, si è cercato di recuperare qualcosa almeno sul fronte dell’efficienza energetica. Gli obiettivi di questo programma, così come quelli del piano energia-clima, andranno rivisti per allinearsi ai maggiori impegni di decarbonizzazione europei confermati in questi giorni (-55% anziché -40% emissioni Co2).

Sempre nel PNRR si parla di “infrastrutture per una mobilità sostenibile” per un valore di circa 25 miliardi, ma sarebbe più opportuno parlare di mobilità sostenibile per “una sola velocità”, dato che gran parte delle risorse sono interamente dedicate “all’alta velocità”, mentre l’infrastruttura della mobilità elettrica riceve meno di 1 miliardo. In comparazione, la Germania (che riceverà solo 29 miliardi per il suo Recovery Fund) ne destina 2,5 all’acquisto di auto elettriche, 2 miliardi per la trasformazione dell’industria automotive, 1 miliardo per l’infrastruttura di ricarica elettrica, 0,8 miliardi per ricerca e sviluppo della mobilità elettrica, 0,3 miliardi per la riduzione delle tasse alle auto basso-emissive.

Il PNRR presentato dal Governo italiano, anche se tocca molti temi giusti e condivisibili e si avvale di un ulteriore fondo complementare finanziato con debito pubblico, non è all’altezza della sfida climatica e rischia di far restare l’Italia perennemente in ritardo sulla trasformazione economica in corso a livello globale.

Redazione

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