Ostia, l’innalzamento dei mari della porta accanto

L’innalzamento dei mari della porta accanto. Un articolo di Nicolò Tacconi.

La ragazza al bar dello stabilimento ha le labbra rifatte, gonfie come se le avesse punte un calabrone. L’estetica dei tempi… Siamo ad Ostia, la spiaggia di Roma, quanto di più iconico in materia di esibizionismo.

A farle da contrasto, vi è la foto sullo schermo del pc dietro di lei: una foto aerea dello stesso stabilimento, presa qualche anno fa.

  • Quando è stata scattata la foto?
  • Quella? All’inaugurazione, una decina di anni fa.

Strabuzzo gli occhi, mi giro e guardo verso il mare: mancano 30 metri buoni di spiaggia! Spariti, inghiottiti dal mare! Su questo lido ci vengo da quando ero ragazzino, non me ne ero mai accorto così palesemente!

Un casotto di legno che funge da “beach bar”, era al centro dello stabilimento, circondato da lettini che arrivavano fino al mare. Oggi, è diventato oggi una struttura sospesa su palafitte. Al punto che perfino l’autorità marittima l’ha dovuta dichiarare pericolante nell’estate 2023 ed istituire tutt’intorno un perimetro di sicurezza.

Meglio di qualsiasi descrizione, parlano le foto. All’inaugurazione le cose si presentavano più o meno cosi.

Ostia

Come vedete, il beach bar circondato di teli parasole, era al centro dei lettini e ben lontano dal mare. Dopo un decennio circa, la situazione è questa: il casotto è diventato una bella terrazza sul mare, lambita dalle onde ed inutilmente puntellato. La spiaggia è sparita e la battigia è al limite della parte inerbita.

Una bella prua pronta per il varo, non vi pare?

“E’ una cosa sulla quale non possiamo fare nulla” dicono le labbra rigonfie, con una smorfia tra l’infastidito e lo spazientito. Se sul Titanic l’orchestra ancora suonava durante il naufragio, le menti oggi rincorrono i canoni da bambola al silicone della chirurgia cosiddetta estetica.

Poco tempo fa è stata rilanciata la storia di un villaggio di pescatori in Messico che è stato evacuato in quanto inghiottito dall’oceano. La fine del mondo è cominciata a El Bosque, Messico (rivistastudio.com)

“Il mare unisce ciò che la Terra divide” e da una comunità di pescatori al Lido dei Vip de’noantri, lo stesso destino ci bussa alla porta e tenta di svegliarci dal torpore e dagli eccessi del consumismo.

Le cose che si potrebbero fare ci sono, anche tante. Dall’individuo, alle comunità, alle nazioni, alla comunità di nazioni. Ecofuturo è solo un esempio che propone una serie di soluzioni che, se accolte ed applicate, potrebbero mitigare le conseguenze di un uso scellerato di risorse e tecnologie dannose per l’ambiente di questo pianeta.

In alternativa, farsi trasformare le labbra in zattera di salvataggio, può essere una strategia di sopravvivenza, che ci farà evolvere in cetacei a forma di labbra, derivanti sui mari infiniti, tra detriti e microplastiche, a memoria del “non ci possiamo fare nulla”.. chissà?

Nicolò Tacconi

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Redazione

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