Negare la crisi del clima danneggia il futuro di turismo e agricoltura

Il presidente di Legambiente: “Negare la crisi del clima danneggia il futuro di turismo e agricoltura”

Il presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani ha criticato aspramente il governo e Confindustria per la loro lentezza e il negazionismo climatico. Secondo Ciafani, tali atteggiamenti non solo minacciano l’ambiente, ma mettono seriamente a rischio il futuro delle imprese italiane. In particolare nei settori della manifattura, dell’agricoltura e del turismo.

In un’intervista recente, Ciafani ha sottolineato che il governo sembra sottovalutare i rischi economici del riscaldamento globale. Significativo infatti che la premier Meloni eviti di menzionare il termine “clima” nei discorsi su eventi meteo catastrofici e dissesto idrogeologico. Ciò, secondo il presidente di Legambiente, sembra un modo per ammiccare ai negazionisti climatici e può ostacolare la transizione energetica.

Il ritardo nell’affrontare la crisi climatica può avere gravi conseguenze per l’economia italiana. Secondo il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (Pnacc), il settore del turismo potrebbe subire una flessione del 15% degli arrivi internazionali se la temperatura media del pianeta aumentasse di 2 gradi rispetto agli accordi di Parigi. Questo calo potrebbe addirittura arrivare al 21,6% se la temperatura dovesse aumentare di 4 gradi. Le perdite economiche previste per il settore turistico sarebbero rispettivamente di 17 miliardi di euro e 52 miliardi di euro, senza considerare gli interventi di mitigazione climatica.

L’agricoltura italiana, se non saranno attuate misure di mitigazione, potrebbe subire perdite di circa 12,5 miliardi di euro all’anno. Anche il comparto automotive, con il suo passaggio ai motori a combustione interna, sta cercando di ridurre l’inquinamento. Ma il governo italiano insiste per ottenere una deroga sui biocarburanti, ritardando l’innovazione nel settore e mettendo a rischio la competitività delle imprese italiane.

In questo contesto, ci si aspetterebbe un ruolo attivo da parte di Confindustria, l’organizzazione imprenditoriale principale, per spingere il governo verso una transizione ecologica più rapida. Tuttavia, secondo Ciafani, sembra che i poteri all’interno di Confindustria siano più interessati a sostenere le grandi aziende energetiche, rallentando così il processo di transizione.

La situazione delle energie rinnovabili in Italia non sembra migliorare. L’ex ministro della Cultura, Dario Franceschini, è stato accusato di non aver fatto abbastanza per promuovere l’eolico e il fotovoltaico. Ma almeno si confrontava sul tema. Dall’arrivo del nuovo ministro Gennaro Sangiuliano, non è stata fatta alcuna dichiarazione riguardo alle energie rinnovabili. Ed il conflitto tra i dicasteri dell’Ambiente e della Cultura continua a ostacolare l’autorizzazione di nuovi impianti.

In conclusione, il presidente di Legambiente mette in guardia contro i pericoli del negazionismo climatico ed esorta il governo e Confindustria a prendere misure concrete e rapide per affrontare la crisi climatica. Solo attraverso un’azione tempestiva e determinata sarà possibile proteggere l’ambiente, garantire un futuro sostenibile per le imprese italiane e preservare le generazioni future da catastrofi ambientali sempre più gravi.

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Redazione

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