Emergenza idrica: conservare i serbatoi naturali
Pubblichiamo di seguito un interessante approfondimento dell’Ingegner Claudio Gino Gianni sulla grave crisi idrica in corso.
In presenza di emergenza idrica e climatica nella realtà italiana, che possiede già numerosi invasi idrici destinati alla produzione di energia idroelettrica, immaginare di aumentare gli invasi temo che non sia la soluzione più idonea e più efficace.
Quasi 20 anni fa Vandana Shiva contestava l’ipotesi di realizzare grandi invasi per la produzione di energia (in India). Immaginava che fosse una non soluzione. Perché l’evaporazione in grandi masse avrebbe modificato il ciclo dell’acqua, incrementando il rischio di forti temporali ed esondazioni e contribuendo al consumo di suolo. Evidentemente questa riflessione potrebbe non interessare il territorio italiano. Ma penso che la soluzione più efficace sia incrementare la capacità naturale di alimentazione del serbatoio naturale che è la montagna.
La neve non cade più, per cui il metodo naturale di alimentazione del serbatoio naturale MONTAGNA non è più efficace, ma possiamo fare comunque qualcosa.
Manutenzione straordinaria dei fossi montani
Ripetendo l’intervento diffuso eseguito dal Genio Civile circa 100 anni fa, si tratta di organizzare piccole squadre di lavoro di 3-5 persone, che, con camioncino e mezzi meccanici piccoli, mezzi manuali, materiali reperiti in loco, materiali di fornitura, realizzino micro sbarramenti nei fossi montani generando piccoli salti di dispersione di energia (1-2 metri di salto). In modo da ridurre la velocità delle acque meteoriche e realizzare micro bacini idrici per agevolare la percolazione in falda delle acque superficiali.
La realizzazione di questi micro invasi, per la loro intrinseca natura, non produce quella evaporazione in eccesso che contribuisce a modificare (drammaticamente) il ciclo delle acque meteoriche.
Con tali interventi si limita anche la formazione di acque “solide” che sono la causa principale di esondazioni ed eventi alluvionali o franosi.
Ripristino dei terrazzamenti franati
Analogo intervento diffuso da eseguire è il ripristino dei terrazzamenti franati e/o la formazione di terrazzamenti di nuova installazione. Con l’evidente e necessario obbiettivo di riduzione della velocità delle acque superficiali. Anche con questi interventi si limita la formazione di acque “solide”.
Operativamente
Operativamente si possono immaginare le piccole squadre di lavoro coordinate da ingegneri/architetti/geometri, con la collaborazione di studenti universitari o studenti del 4° o 5° anno di scuola superiore. Questi individuaranno gli interventi da eseguire e redigere il progetto esecutivo standard, che dovrà poi essere personalizzato in sede di sopralluogo di inizio lavori. Ciascun intervento discende dal repertorio dei fossi dei terrazzamenti già censiti nelle diverse cartografie. (vedi Regione Toscana – SITA: Cartoteca). Evidentemente l’organizzazione dovrà ricevere supporto dalle diverse istituzioni indirettamente citate. Il sottoscritto assicura la propria disponibilità su base volontaria.
Ingegner Claudio Gino Gianni
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