DL Energia: abrogata la tassa sulle rinnovabili

La Camera ha approvato la soppressione del criticato comma 2 del quarto articolo del DL Energia, eliminando così la discussa tassa sulle energie rinnovabili in Italia. Questo passo, accolto con sollievo dal settore, è stato possibile grazie a una serie di emendamenti identici presentati sia dall’opposizione che dalla maggioranza durante il processo di conversione in legge.

La versione originale proposta dal Governo Meloni prevedeva la creazione di un fondo da 200 milioni di euro per incentivare le Regioni ad ospitare impianti rinnovabili sul proprio territorio. Tale fondo sarebbe stato sostenuto in parte dagli sviluppatori di tali impianti. Il controverso comma 2, ora abrogato, imponeva ai titolari di sistemi produttivi alimentati da Fonti di Energia Rinnovabile (FER), con una potenza superiore a 20 kW e un titolo di costruzione ottenuto tra il 1° gennaio 2024 e il 31 dicembre 2030, di versare un contributo annuale di 10 euro/kW installato per i primi tre anni.

Questo cambiamento va accolto positivamente in un momento in cui l’Italia cerca di accelerare il suo percorso di decarbonizzazione. I dati recentemente pubblicati da Terna mostrano che le energie rinnovabili nel 2023 hanno registrato buone performance in termini di produzione e di capacità installata. Tuttavia, nonostante questi risultati positivi, l’Italia deve ancora raggiungere gli obiettivi stabiliti nel Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC).

Ulteriori modifiche sono state apportate grazie a proposte di Lega e FI. Una di queste proroga al 31 dicembre 2027 (anziché dal 2028) il limite per l’entrata in esercizio degli impianti geotermoelettrici ammessi a beneficiare degli incentivi previsti dal decreto sull’incentivazione dell’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili diverse dal fotovoltaico. Durante le votazioni, la maggioranza ha confermato l’orientamento di rinviare la questione delle concessioni idroelettriche scadute ad altri provvedimenti, respingendo specifici emendamenti delle opposizioni.

Nota delle deputate M5s Ilaria Fontana e Emma Pavanelli, capogruppo M5s rispettivamente in comm. Ambiente e Attività Produttive alla Camera

“Il dietrofront del governo sul contributo a carico dei titolari di impianti di potenza superiore a 20 kW che producono energia elettrica da fonti rinnovabili è un successo del Movimento 5 Stelle. Quella che abbiamo ribattezzato “tassa Meloni” sul fotovoltaico era talmente insensata che persino questo governo, “ultrà” conclamato delle fonti fossili, si è trovato costretto a rinsavire. Chiedere 10 euro per ogni chilowatt di potenza per finanziare un fondo con risorse da destinare la decarbonizzazione era un controsenso abnorme. Oltreché una scelta assurda. Ribadiamo il paragone: è come se per finanziare un programma contro l’alcolismo il governo avesse deciso di tassare l’acqua minerale. Fortunatamente queste settimane di pressing non sono state vane”.

Proprio oggi Terna ha rivelato che nel 2023 il 43,8% dell’elettricità netta prodotta nel nostro paese è arrivata da idroelettrico, eolico, solare, biomasse e geotermico. Insomma, sulle rinnovabili l’Italia sta facendo registrare numeri record. Ma pur sempre inferiori a quelli delle altre grandi economie del Vecchio Continente. Se questo governo riuscisse a comprendere che in tema di sfruttamento del sole e del vento possiamo sbaragliare ogni altro paese, saremmo già a metà dell’opera nell’ottica di una maggiore autonomia energetica. La soppressione odierna del comma 2 del quarto articolo del DL Energia è il segnale che, dai dai, magari presto ci arriverà pure la destra nostrana a capire che le rinnovabili sono il “tesoro” energetico del futuro per l’Italia”.

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Redazione

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