Con il Cambiamento Climatico Addio alle Cozze

L’estate straordinariamente calda del 2024 e l’aumento delle temperature del mare hanno messo in ginocchio la produzione delle cozze tarantine, evidenziando ancora una volta l’impatto devastante dei cambiamenti climatici sugli ecosistemi marini. Gli allevatori locali, che rischiano di vedere vanificati anni di duro lavoro, segnalano che circa il 90% dei semi di cozza, destinati a diventare adulti tra maggio e giugno del prossimo anno, è ormai compromesso. Questo drammatico scenario è causato dalle temperature insolitamente elevate del mar Piccolo e, in parte, del mar Grande, che negli ultimi giorni hanno registrato valori tra i 29 e i 32 gradi. Tali temperature superano di gran lunga il range ideale di 20-23 gradi necessario per la crescita ottimale delle cozze, mettendo a serio rischio l’intera filiera di produzione.

La conseguenza diretta di questa emergenza climatica sarà un drastico calo della produzione di cozze, stimato tra il 55% e il 70%, secondo una media ponderata dagli stessi allevatori. Nonostante alcuni produttori sperino di recuperare parte delle perdite entro la fine di settembre, il settore della mitilicoltura tarantina si trova a fronteggiare una situazione critica, con notevoli ripercussioni sull’economia locale, storicamente legata alla pesca e all’acquacoltura.

Con l’acqua del mare sempre più calda, una realtà confermata dagli studi del CNR di Taranto, la produzione di mitili potrebbe diventare sempre più difficile. Le particolari condizioni del mar Piccolo, con una profondità che varia tra i 10 e gli 11 metri e un ricircolo d’acqua più dinamico grazie agli apporti del mar Grande, offrono un margine di respiro. Tuttavia, il mar Grande, più aperto e soggetto agli influssi esterni, ha sofferto anch’esso quest’anno, con aree come la Tarantola in profonda crisi.

Le alte temperature influenzano direttamente il livello di ossigeno disciolto nell’acqua, creando condizioni di ipossia che possono risultare fatali per le cozze, specialmente quando la densità del seme è elevata. Questa situazione ha portato a una moria significativa delle giovani cozze, mettendo in allarme gli operatori del settore.

Le associazioni locali, tra cui Legacoop Agroalimentare Dipartimento Pesca, Agci Agrital Taranto, Confcooperative Taranto Federcoopesca, Unci Agroalimentare e altre, hanno lanciato un grido di allarme già un mese fa, richiedendo l’istituzione di un’area di stoccaggio nel mar Grande e l’implementazione di una cabina di regia per affrontare in modo coordinato la crisi in corso.

Di fronte a questi eventi estremi, c’è chi invoca lo stato di calamità naturale e chiede un incontro urgente con le autorità regionali per discutere misure di sostegno e strategie di adattamento a lungo termine. È ormai evidente che il futuro della mitilicoltura tarantina dipenderà dalla capacità di adattarsi a un ambiente marino sempre più instabile e imprevedibile a causa dei cambiamenti climatici.

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foto articolo da juzaphoto.com

Redazione

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