Cambiare il futuro. Intervista a Daniel Tarozzi, Italia che cambia
Intervista a Daniel Tarozzi a cura di Elisabetta Ambrosi. “Cambiare il futuro. Due passioni: il viaggio e il futuro. E così che si innesca il cambiamento”.
«Certo che servirebbero leggi giuste. Certo che la politica sarebbe fondamentale. Ma la politica – o meglio i politici – non cambia, né in Italia né altrove. E allora dobbiamo costruire altri modi per trasformare la realtà». Daniel Tarozzi, 46 anni, giornalista, oggi vive con la sua compagna e sua figlia ad Alto, in mezzo ai boschi e monti liguri, dove ha fondato, insieme ad altri “Altopia. La casa del cambiamento“, un progetto di doposcuola e centro estivo per bambini e famiglie in mezzo alla natura.
In vent’anni Daniel Tarozzi ha scritto alcuni libri, tutti incentrati sul tema del cambiamento e fondato alcuni giornali web, tra cui “Italia che cambia”. Un vero e proprio portale delle migliaia di realtà italiane che il cambiamento lo stanno già mettendo in pratica. Nonostante media e giornali non le raccontino, perché «la nostra informazione non fa quello che dovrebbe fare, ovvero accompagnare i problemi alle soluzioni, che quasi sempre esistono, ci sono».
Come è arrivato dalla laurea a Roma al viaggio in camper?
«Ho studiato Scienze della Comunicazione a Roma con una tesi sul giornalismo d’inchiesta. Era un’altra era, il web agli inizi, pochissimi giornali on line, non c’erano né blog né social. Dopo un corso di giornalismo ambientale – organizzato in Aspromonte da Legambiente – sono finito a Milano, dove ho lavorato per la TV. Ma non era in alcun modo il mio ambiente. Così decido di lasciare e fondare un giornale, che si chiamava “Terranauta”, aggregando un gruppo di giornalisti sui temi della finanza etica, decrescita, permacultura, economia circolare. Nel 2010 lo chiudo e ne cofondo un altro, che si chiama “Il Cambiamento” che lascio nel 2013. Ma il momento chiave è il 2012».
Che cosa succede in quell’anno?
«Dopo dieci anni di lavoro alla scrivania decido di andare a vedere le cose con i miei occhi. Recupero un vecchio camper e parto per un viaggio di sette mesi e sette giorni alla ricerca dell’Italia che cambia. Non voleva essere solo un percorso sugli ecovillaggi o le energie rinnovabili ma sul cambiamento a 360 gradi. Da chi combatteva le mafie a chi cambiava le periferie della città».
«Mi aspettavo di trovare pochi isolati eroi, in fondo il cliché in cui viviamo è che l’Italia e gli italiani facciano schifo. Invece ho avuto una inondazione di segnalazioni e in sette mesi ho incontrato 450 progetti di cambiamento in tutte le regioni. Non solo l’Emilia o la Toscana ma anche la Calabria o il Friuli. Da questo viaggio è nato il progetto e sito giornalistico “L’Italia che cambia”. E un libro, Io faccio così. Viaggio in camper alla scoperta dell’Italia che cambia (Chiare Lettere)».
Come agisce il giornale “Italia che cambia” e quali contenuti produce?
«Nasce come progetto collettivo nel 2013. Siamo circa quindici giornalisti sparsi per l’Italia, perché l’idea è stata subito di fare il sito anche su base regionale. Al momento esiste in sei regioni, speriamo di aprirlo in tutte. Il progetto ha un forte orientamento verso il Sud, ricchissimo di esperienze innovative. Non a caso quando si apre il sito la mappa dell’Italia appare capovolta. Perché dire che in Sicilia si “scende”, a New York “si sale” è oggi veramente anacronistico. Nella mappa del sito ci sono 3.500 progetti. E siccome in tantissimi continuavano a chiedermi cosa fare per cambiare, insieme a 100 realtà e con Andrea Degl’Innocenti, ho scritto il libro “E ora si cambia. 500 azioni per gli individui, le imprese e le istituzioni che vogliono ricostruire il paese” (Terranuova editore)»… Continua a leggere gratis l’intervista su L’ECOFUTURO MAGAZINE