Cambiamenti climatici: curare il Mare per salvare la Terra

Mangiare molluschi è un “contributo gradevole” alla lotta per fermare i cambiamenti climatici. Con questi piatti, ottimo esempio di integrazione terra con il mare, 40 gr di CO2 risparmiata!

Una riflessione del Prof. Giampietro Ravagnan sul tema della molluschicoltura come strumento per fermare i cambiamenti climatici. Vedi anche il precedente articolo

Mario Draghi alla tavola rotonda sul clima (“Climate Moment“), svoltasi a New York il 20.9.2021 (Qui l’intervento completo)

Gli investimenti pubblici dedicati alla ricerca e sviluppo devono diventare priorità per ambiti strategici come elettrificazione, idrogeno, bioenergia, cattura, utilizzo e stoccaggio del carbonio. Oggi ricevono solo circa un terzo del finanziamento pubblico. La fissazione del prezzo del carbonio può essere uno degli strumenti per accelerare la transizione verde“.

Sorge spontanea la domanda: dove e come si può catturare e stoccare il carbonio?

Non si dice e non esistono proposte attendibili e verificabili in termine di tempi di processo, quantità e siti di stoccaggio. Per esempio iniettare CO2 in pozzi metano esausti non ha ancora nessuna valutazione in termine di efficacia e costi (sia ambientali che economici).

Comunque non possono essere le volpi “inquinanti” a fare da guardia al pollaio (le risorse disponibili)

La fissazione del carbonio avviene con un collaudato processo naturale che ha la fotosintesi delle piante come base. Fotosintesi che poi trasforma in materiali più stabili (legno) il carbonio fissato che nel tempo può ritornare in circolo con la sua decomposizione ed incendi. Quando sequestrato in giacimenti geologici ci ha pensato l’uomo a rimetterlo in circolo. Sotto forma di CO2 proveniente da processi di combustione controllata per produrre energia termica e meccanica.

Un equilibro tra atmosfera, terra, ma soprattutto acqua, si è alterato. Abbiamo sotto gli occhi i primi effetti dei cambiamenti climatici per i quali i Governi, più che lanciare allarmi, nulla di concreto hanno ancora fatto.

Si parla quindi di economia verde, ma la dimensione della biomassa verde delle terre emerse non è in grado di invertire la tendenza. Poiché dovrebbe crescere di più di quella che viene emessa. Quando si parla di “carbon neutral” si va ad indicare un equilibrio tra emissione e fissazione prevista per il 2050 su scala globale. Ma sarà troppo tardi per evitare i fenomeni climatici e meteorologici estremi. Che appunto sono connessi all’aumento della CO2 in atmosfera ed al conseguente aumento della temperatura globale.

E quindi? Bisogna approfondire un’analisi più complessa dei fenomeni biogeodinamici globali del ciclo del carbonio e quindi……tutti al mare!

I due terzi del carbonio del pianeta si trova nella massa acquatica di mari ed oceani. Questi sono il luogo di maggior produzione di ossigeno. Grazie al fitoplancton, da oltre 3 miliardi di anni, la CO2 diventa una biomassa che circola con le correnti.

Da oltre 600 milioni di anni esistono degli organismi che “intrappolano” la CO2 in una matrice stabile. Questa diventa nel tempo un sedimento dando luogo a imponenti processi orogenetici. Le Alpi Apuane e le Dolomiti sono tra i giganteschi testimoni di questi processi.

Nel mare questi organismi svolgono un ruolo essenziale per la biodiversità (barriere coralline) e nella formazione degli spazi costieri. I molluschi bivalvi si sono evoluti con i flussi mareali, conservando nelle valve chiuse la parte molle (appunto mollusco) che filtra poi dal battente d’acqua il fitoplancton. Tenendosi da una parte la componente organica come fonte di energia, fissando invece la componente minerale, sotto forma di carbonati di vario tipo, in una matrice metallo organica stabile. Una meraviglia della natura.

microscopia elettronica del guscio di un bivalve – aragonite

Questo processo determina un flusso della CO2 aria>acqua (come acido carbonico), prodotti carbonatici insolubili (gusci dei molluschi). L’unico che da milioni di anni indirizza la CO2 gassosa verso sedimenti stabili in fondo al mare.

Se si vuole avviare un processo di decarbonizzazione l’ambiente marino va potenziato in questa sua funzione. Come?

Prima di tutto tenendo pulito il mare dai combustibili fossili. Poiché i fumi di combustione e le perdite di oli minerali formano una pellicola sulla superficie che ostacola gli scambi gassosi, sia dell’ossigeno prodotto dal fitoplancton, sia per la miscibilità della CO2 nell’acqua.

Quindi la gestione della fascia costiera, soprattutto in un Paese con oltre 7000 km di coste, diventa essenziale quanto mantenere il verde urbano. Quindi la “coltivazione” del Mare è importante quanto l’agricoltura di terra.

Pesca e itticoltura forniscono proteine di qualità e debbono essere regolate in una visione complessiva delle risorse e del dispendio energetico connesso. Contestualmente va potenziato consumo e produzione di molluschicoltura.

Un bistecca di carne di 150 gr ha un costo emissivo di produzione di oltre 1 kg di CO2.Mentre 1 kg di mitili – 250 gr di ottimo alimento – comporta la fissazione di circa 300 gr equivalenti di CO2.

In Italia il comparto della molluschicoltura produce ogni anno oltre 100.000 tons di prodotti (vongole, mitili, ostriche ecc.). Un grande beneficio ecosistemico con irrilevante costo energetico.

Quindi una varietà consapevole dell’alimentazione può contribuire alla mitigazione dei cambiamenti climatici!

La capacità di stoccaggio della CO2 dei mitili spiegata dal Prof. Giampietro Ravagnan durante l’edizione 2021 di Ecofuturo Festival

Cover Photo by Gil Ndjouwou on Unsplash

Redazione

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