Acquedotti colabrodo. Lo stato della rete idrica italiana

Acquedotti colabrodo, articolo di di Ivan Manzo.

La rete idrica in Italia ha falle che non vengono tappate da decenni. E con il clima che cambia sarà peggio.

Negli ultimi anni l’Italia ha fatto i conti con periodi di forti siccità. Molte regioni hanno invocato la pioggia, la mancanza d’acqua ha messo a rischio i sistemi agricoli e le attività economiche, ha degradato suoli, ha minato le attività di approvvigionamento e la produzione energetica (si pensi all’idroelettrico). La crisi climatica spinge oltre la media le temperature del periodo e riduce la disponibilità della nostra risorsa idrica, mettendo a repentaglio il presente e il futuro di un Paese che è ben lontano dal raggiungere una gestione sostenibile del capitale naturale di cui dispone. 

Un elemento di preoccupazione viene dall’Ispra, che ricorda come la desertificazione in Italia sia evidente su circa il 28% del territorio, in particolare nelle regioni del Sud. Non va dimenticato che continuano a diminuire sia la copertura nevosa sia il volume dei ghiacciai alpini. Secondo uno studio italiano, pubblicato su Nature Climate Change nell’ultimo secolo la durata del manto nevoso nelle Alpi si è ridotta di oltre un mese (un declino senza precedenti negli ultimi 600 anni), mentre, per l’Agenzia europea dell’ambiente dal 1900 la regione montuosa delle Alpi ha perso circa il 50% dei suoi ghiacciai con un’accelerazione dal 1980.

In sostanza, stiamo mettendo in pericolo le nostre naturali riserve di acqua, come conferma anche il V Rapporto sullo stato del capitale naturale italiano che inserisce tra gli ecosistemi più a rischio del Paese proprio quelli delle acque dolci. Anche la Strategia nazionale per la biodiversità ricorda che, insieme alla crisi climatica, le pressioni più significative sugli ecosistemi acquatici sono riconducibili all’inquinamento da produzione agricola, dai prelievi e dalle alterazioni idromorfologiche. 

Piove sul bagnato

Per un quadro completo, alla questione ambientale dobbiamo associare un’attività di gestione dell’acqua di cui disponiamo, tutt’altro che sostenibile. Un elemento che rende il nostro Paese ancora più fragile e vulnerabile. 

Il Rapporto ASviS 2022 “L’Italia e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile”, ribadisce che l’efficienza delle reti di distribuzione dell’acqua rappresenta una delle tematiche più critiche a livello nazionale. Nel 2018 (secondo gli ultimi dati Istat disponibili), la dispersione delle reti idriche nel tragitto verso l’utente finale si attestava al 42%, media che sale al 47,9% se consideriamo solo il Sud Italia e al 48,7% nell’Italia centrale. Per mettere qualche toppa a questo enorme buco, nel PNRR sono previste alcune misure: 2 miliardi di euro per finanziare il potenziamento, il completamento e la manutenzione straordinaria delle infrastrutture di derivazione, stoccaggio e fornitura idrica primaria in tutto il Paese, da realizzare entro marzo 2026; 900 milioni per realizzare almeno 25 mila chilometri di nuove reti per la distribuzione dell’acqua potabile e per ridurre le perdite idriche… Continua a leggere gratis su L’ECOFUTURO MAGAZINE

Redazione

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