Rischio alluvioni in provincia di Arezzo
Rischio alluvioni in provincia di Arezzo. Testimonianza dell’ingegner Giovanni Cardinali.
Ho fatto parte del Comitato Tecnico-Scientifico dell’Autorità di Bacino del Fiume Arno dal 1999 al 2004, segretario il prof. ing. Giovanni Menduni, docente presso il Politecnico di Milano. In quel periodo fu approvato il piano stralcio per la riduzione del rischio idraulico riguardante tutta l’asta principale e gli affluenti dalla sorgente alla foce.
Molte furono le opere indicate per la Provincia di Arezzo. In primis le dighe di Levane e della Penna. In più furono indicate numerose casse di espansione, sia per l’asta principale, cioè l’Arno, che per gli affluenti.
Per le dighe fu previsto il sovralzo della diga di Levane, l’adeguamento degli scarichi di fondo della diga di La Penna, lo sfangamento di entrambi gli invasi e messa in sicurezza dell’abitato di Laterina.
Per le casse di espansione furono indicate aree nelle seguenti località. Pratovecchio, per un volume massimo invasabile di circa 6 milioni di metri cubi di acqua. Campaldino per 4 milioni. Poppi per circa 7 milioni. Bibbiena per 2,5. Corsalone per circa 2. Rassina per 1,6. Casteluccio e Ponte a Buriano per circa 10 milioni. In totale il volume invasabile risultava di circa 27 milioni di mc.
Il piano stralcio del 1999 pianificò anche casse sul Corsalone per circa un milione di metri cubi. O, in alternativa, una diga con un volume utile di laminazione delle piene di 6 milioni di metri cubi di acqua.
In Comune di Arezzo e in epoca successiva furono indicate tre casse, sul Castro (realizzata), sul Vallina e il Bicchieraia (in fase di realizzazione). E, a valle della diga di Levane furono progettate le casse di espansione di Padulette e Spron d’Oro, fra la stessa diga e l’abitato di Montevarchi.
Per il sub bacino dell’Ambra il piano aggiornato prevede casse sull’affluente Trove e in località Ambra (realizzata). Oltre una diga presso il castello di Montalto con un volume utile di laminazione delle piene di 5 milioni di metri cubi di acqua e per quello del Ciuffenna le casse sugli affluenti (realizzate). Nella frazione di Badia a Ruoti è stata realizzata una cassa sul torrente Lusignana a difesa dell’intera frazione.
Gli interventi realizzati e altri in via di realizzazione rappresentano solo una minima parte di quelli pianificati e ritenuti necessari per la riduzione del rischio di allagamenti riguardanti centri abitati.
L’Autorità di Bacino dell’Arno è stata successivamente inglobata nella più vasta Autorità di Bacino dell’Appennino Settentrionale che, con il Piano Generale Rischio Alluvioni del 2015, ha rivisto le scelte fatte a suo tempo per renderle coerenti con un nuovo quadro di pericolosità, eliminare gli interventi che non è più possibile realizzare e mantenere quelli invece la cui fattibilità è confermata e la cui efficacia è reale.
E’ stato anche considerato che dal punto di vista della “prevenzione” in termini di allerta di Protezione Civile quanto non era possibile negli anni novanta del secolo scorso oggi abbiamo una situazione più evoluta. L’allarme rosso può scattare non più con tre ore di anticipo ma con 48-72 ore!
Nel sito web dell’Autorità di Bacino Appennino Settentrionale si riportano gli interventi da riconfermare nei programmi attuativi 2021 – 2027, già riportate nel piano stralcio sul rischio idraulico del fiume Arno ex-DPCM 5/11/1999 e ancora vigente come vincolo sovraordinato della pianificazione territoriale (Piano Indirizzi Territoriali della Regione Toscana).
Sono confermate alcune opere per ridurre il rischio di allagamenti in importanti centri abitati. Come ad esempio Pratovecchio, Ponte a Poppi, Bibbiena, Corsalone, Rassina, Ponte a Buriano, Laterina, Levane, Montevarchi e San Giovanni Valdarno. Per Bibbiena e Montevarchi il rischio è stato parzialmente mitigato. In occasione della costruzione delle varianti ai rispettivi centri abitati della SR 71 e SR 69 le nuove strade sono state costruite in rilevato con quota strada corrispondente alla sommità degli argini delle future casse di espansione.
Il rischio per Ponte a Buriano non è oggi solo per il centro abitato, ma riguarda anche il vecchio ponte “della Gioconda”. E’ in realizzazione il ponte provvisorio in vista di un nuovo ponte in fase di progettazione. Ma queste opere non sono integrate, come è accaduto per le varianti stradali di Montevarchi e Bibbiena, con le casse di espansione.
Il piano attuativo 2021 – 2027 dell’Autorità di Bacino prevede in elenco al n. 432 Cassa di Espansione Ponte a Buriano 1 e al n. 433 la Cassa di Espansione Ponte a Buriano 2, nei di Comuni di Arezzo e Capolona.
Cosa significa non realizzare queste due casse per il vecchio ponte?
Significa che il ponte medievale, già strutturalmente molto vulnerabile, rischia di essere sormontato da un evento di piena con probabilità inferiore a quella del 1966. E soprattutto essere soggetto da martellamento di corpi flottanti trascinati dalle piene e non trattenuti dai sistemi a pettine che vengo predisposti a monte delle bocche tarate delle casse di espansione.
Per concludere molte opere sono ancora da fare e addirittura per molte di esse non è stata avviata la progettazione.
Se in provincia di Arezzo non vogliamo fare la fine della Regione Emilia Romagna devono essere realizzati gli interventi previsti per le dighe di Levane e di La Penna. Il rischio degli abitati a valle è determinato, soprattutto per Montevarchi, dal rigurgito delle portate di piena degli affluenti nel caso di immissione nell’Arno in piena come avvenuto nel 1966. Ritengo infine prioritaria anche la diga sull’Ambra fra i Comuni di Bucine e Castelnuovo Berardenga.
Giovanni Cardinali, 21 maggio ’23
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