articolo di mauro romanelli

Rinnovabili: il falso problema delle terre rare

Eh ma le terre rare! Eh ma le batterie, eh ma il litio, eh ma il cobalto. Quante volte abbiamo sentito questa obiezione a proposito della transizione alle energie rinnovabili e alle auto elettriche. Vediamo quanto è fondata.

Prima cosa: le terre rare non sono rare, ci sono ovunque. Ad esempio, ovunque si fa geotermia, ovunque ci sono fenomeni idrotermali. Ad oggi, sono estratte solo in alcuni paesi, ma potremmo estrarle tranquillamente anche noi.

Secondo: auto elettriche, pannelli, pale, non bruciano niente. Le terre rare estratte, una volta estratte, si può provare a riciclarle. Se non oggi, domani. Petrolio, gas e carbone, invece, vengono e verranno ineluttabilmente bruciati, e li riciclano i nostri polmoni.

Terzo, c’è un enorme lavoro di ricerca su batterie e tecnologie senza litio e senza cobalto: batterie al sale, all’acqua marina, alla cellulosa, ecc, ecc, molte delle quali sono già sul mercato, funzionanti e competitive.

Quarto: le terre rare, servono non solo per pale, pannelli e batterie, ma anche per industria farmaceutica, militare, computer, cellulari, transistor, radar, e … raffinazione petrolifera. Eh si, anche per la raffinazione petrolifera, delle benzine in particolare. Litio e compagnia dunque non sono un problema solo per le rinnovabili, anche se una notevole quantità di “ottime” persone si è accorto che esistono guarda caso quando c’era da inventarsi qualcosa per dare addosso all’energia pulita: sono un problema, per quasi tutti i settori del nostro sistema tecnologico e industriale.

I numeri poi tagliano la testa al toro: la Banca Mondiale stima un incremento di uso di terre rare per la transizione energetica di circa 250mila tonnellate/anno, nel Mondo, al 2050. Che magari nel 2070 possono diventare molto meno, anche zero, se impariamo appunto a riciclarle. Sapete quanto si brucia di gas, petrolio e carbone in un anno, che non potremo mai, MAI, riciclare? 15,5 miliardi di tonnellate. Chiaro?15,5 miliardi contro 250mila. Proporzione: 62000 a 1. Per un grammo di terre rare in più che porteremo alla luce, ammesso che non si riesca mai a riciclarlo, e che servirà per la transizione ecologica e digitale, non solo ecologica, eviteremo l’estrazione e la combustione di 62 chili di carbone, petrolio, e gas. 62 chili, contro un grammo. Game, set, incontro, direi.

Sia chiaro, niente è privo di impatti e di problemi. Ma sarebbe anche l’ora di consolidare nelle nostre menti bombardate da informazioni e dis-informazioni di ogni tipo, che il sistema rinnovabile non è “un po’ meglio” del sistema fossile. E’ infinitamente, incomparabilmente meglio. Non c’è proprio partita.

Mauro Romanelli – Presidente di Ecolobby

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Redazione

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