La Cantabria tra Altamira e le acciughe

La Cantabria tra Altamira e le acciughe. Continua il diario di viaggio di Alfredo Vellutini lungo il Camino del Norte de Santiago.

La 9ª tappa ci fa entrare in Cantabria, la regione spagnola più piccola sia per popolazione che per territorio. Istituita come territorio autonomo solo nel 1983, il suo passato è fra i più antichi della penisola iberica visto che Catone il Vecchio nomina i Cantabri già nel II secolo a.C. Popolo celtico, fu sottomessa dapprima dai romani, poi ha sempre subito l’aggressività dei territori vicini. Le pitture rupestri del paleolitico di Altamira sono le più famose al mondo.

Durante la tappa salutiamo due simpatici coreani conosciuti i giorni prima, di cognome Kim e Him, perché fanno tappe più lunghe delle nostre e, aggiungo, vanno come fulmini! Superiamo Onton, la prima cittadina cantabra ed arriviamo a Castro Urdiales, con l’interessante gotica Iglesia di Santa Maria la Asunción e il vicino faro con torri difensive. Il percorso prosegue su un sentiero a picco sul mare in mezzo all’erba pregna d’acqua. Nella cordigliera cantabrica si intravedono i primi contrafforti dei “Picos de Europa” chiamati così dai navigatori che arrivavano da nord e li individuavano da lontano. L’Islares Hostal è piccolo, con letti a castello con tendine che garantiscono una certa privacy. Cena al campeggio vicino con ottime sardine grigliate e insalata.

La 10ª tappa, con arrivo a Santona, la facciamo sempre con Franco, compagno di viaggio che ci accompagnerà fino a Santiago. Dopo qualche chilometro lungo una carretera, entriamo finalmente in un sentiero che con qualche sforzo in salita ci porta sopra la valle di Liendo. Il percorso scorre sul bordo della falesia ed è bene fare attenzione per il rischio di cadute non rimediabili. I cammini molti li fanno in bici, ed è ovviamente apprezzabile ma, secondo me, ha dei fattori negativi rispetto a quello pedonale. Certi sentieri non sono ciclabili, come questo che sto descrivendo. Inoltre, il ciclista ha bisogno di maggiore concentrazione e attenzione del camminante che possono distoglierlo dal gustarsi il paesaggio. Ovviamente la mia considerazione è strettamente personale.

Arrivati nella bella cittadina di Laredo, decidiamo di proseguire lungo la spiaggia, 5 km lunga, per arrivare nella residua lingua di sabbia del paese e prendere la barca per arrivare a Santona, 500 metri aldilà dell’insenatura. Santona è conosciuta per l’attività industriale di inscatolamento delle acciughe. Ci sono negozi specializzati nella vendita delle acciughe cantabriche e anche ristoranti dove il piatto principale, se così possiamo dire, è l’acciuga che viene proposta nella scatoletta aperta davanti al cliente con aggiunta di formaggi e peperoni verdi (pimientos). Nessuna verdura è presente nel menù e nemmeno un cibo caldo.

L’11ª tappa ci porta a Guemes, piccolo paese dell’entroterra che è frequentata tappa del cammino per via dell’albergue la Cabana del Abuelo Pueto. La mattina non è delle migliori, una insistente pioggia rende il terreno scivoloso. Fuori Santona raggiungiamo una spiaggia, superata la quale ci inerpichiamo per un sentiero argilloso e sabbioso che, con la pioggia, immaginate voi come può essere ridotto. Affiorano dal terreno massi e sassi appuntiti che rendono pericoloso ogni passo fatto.

Dall’alto vediamo la spiaggia di Noja che raggiungiamo dopo una discesa molto complicata. Percorriamo la lunga spiaggia e, al termine di essa, prendiamo strade asfaltate senza traffico per arrivare all’albergue. Esso è ben organizzato, con più camerate, un numero sufficiente di gabinetti e docce, lavatrice e asciugatrice per pochi euro, buona pulizia. Ma non è per questo che i camminatori fanno una deviazione dal cammino ufficiale. È l’atmosfera che si respira qui che fa la differenza.

Don Ernesto ha utilizzato la casa di famiglia e, aiutato da volontari, ha creato questo albergue che offre cena e colazione comunitaria con donativo, ovvero dai quello che vuoi, se vuoi. Prima di cena viene spiegato agli ospiti la finalità della struttura, ovvero i proventi servono per progetti umanitari. L’atmosfera è veramente diversa da una attività commerciale. Ceniamo in un tavolo con due giovani, una svizzera e l’altra tedesca, due ragazzi belgi, Cecile francese e una coppia di coreani. Don Ernesto gira per i tavoli ed è disponibile con tutti nonostante sia piuttosto anziano ed evidentemente stanco. Serata, e mattinata seguente, da ricordare.

La 12ª tappa è piuttosto lunga, di 30 km, perché prendiamo una variante del cammino di più km ma lungo costa, quindi con paesaggi più esaltanti dell’interno. Dopo Galizano arriviamo sulla scogliera, col sentiero che passa attraverso campi coltivati. Questo ambiente mi sembra un ecosistema molto delicato. Per questo mio pensiero mi vengono in mente altre considerazioni del professor Le Breton: “il camminatore sfiora la superficie della strada, non ingaggia la lotta dell’automobilista con un itinerario che cerca di abbandonare al più presto per arrivare a destinazione. I piedi che calpestano il suolo non hanno l’aggressività del pneumatico che, imperturbabile, schiaccia tutto ciò che incontra sul suo cammino e imprime la ferita del suo passaggio”.

Da lontano vediamo Santander, la città del Banco, una delle più grosse banche iberiche. Abbiamo deciso di attraversarla e pernottare oltre. Prima di arrivare lì percorriamo i chilometri della spiaggia di Somo per andare a prendere il traghetto, unico mezzo per arrivare in città. Arrivati, attraversiamo il centro storico di Santander quindi ne usciamo per superare altre frazioni della città e arrivare alla nostra destinazione, Boo de Piélagos. Oggi al nostro trio si è aggiunto un altro anziano camminatore (2 anni più di me), Eugenio, lucano di nascita ma abitante a Nettuno e, da questa tappa, formeremo un quartetto fino a Santiago.

La 13ª tappa è indimenticabile per la partenza e l’arrivo. Andiamo dall’altra parte della strada e andiamo alla piccola stazione del paese perché il primo chilometro della tappa è sul treno. Strano ma vero. L’unico modo per il camminatore per attraversare il fiume è il ponte ferroviario chiuso al pedone dopo incidenti gravissimi, non ci sono alternative perché la strada statale per il primo ponte è a vari km e senza marciapiede. Scendiamo dopo due minuti esatti e ci incamminiamo. Superiamo prima verdi colline e paesi anonimi con belle ermite (chiesette stile romanico), una zona industriale con il grande impianto della Solvay e arriviamo a Santillana del Mar. Lasciamo gli zaini all’albergue delle Clarisse e andiamo a due chilometri da Santillana per raggiungere Altamira dove c’è il più importante sito archeologico del paleolitico.

La grotta originale è interdetta al pubblico ma è stata creata una riproduzione esatta che ti immerge in modo emozionante in un’epoca in cui l’uomo sapiens, pur lottando giornalmente per la sua sopravvivenza, trovava il tempo per raccontare la sua vita con disegni fatti con carboncini e ocra rossa. Questo ha fatto la differenza con le altre specie di homo. Tornando a Santillana abbiamo ammirato anche questa cittadina medievale benissimo tenuta, con una splendida Collegiale di Santa Juliana con relativo chiostro. Per concludere in bellezza l’albergue è ben tenuto, con un ampio giardino e con cena e colazione comunitaria. Noi 4 ceniamo con la solita coppia di simpatici coreani e con un altro gruppo di nazionalità mista che incontriamo spesso. I racconti sui cammini precedenti sono ovviamente il ”piatto forte” della conversazione.

La 14ª tappa è di 23 km fino a Comillas, con un percorso tranquillo per dolci colline e prati dal verde intenso. Dopo Cobreces raggiungiamo il mare e risaliamo su una costa collinare, continuiamo ad attraversare paesini anonimi, salvo la bella cittadina di Concha, superiamo un allevamento di lama e arriviamo nella cittadina di Comillas. La città fu rifatta con importanti edifici nella metà dell’800 per iniziativa di un suo cittadino arricchitosi a Cuba, Antonio Lopez. Da ricordare anche una villa progettata dal famoso Gaudì, il “Capricho”.

Ceniamo nell’albergue dove c’è l’uso cucina e facciamo una gigantesca amatriciana invitando la coppia coreana. Ci hanno dato i loro nomi, ovviamente non li scrivo con i loro caratteri che mi hanno comunque lasciato sul foglio del mio diario. Lui: Choi Haksoon che corrisponde a Edward, lei: Kim Mi Jeong, il cui nome corrisponde a Beata, nome cattolico mi ha tenuto a precisare. Bella serata e… bella mangiata di pasta.

Domani salutiamo la Cantabria dopo quasi 180 km trascorsi nei suoi sentieri!

Alfredo Vellutini

https://ecquologia.com/cammino-del-nord-di-santiago-da-irun-a-pobena/

Redazione

Articoli correlati

0 0 votes
Article Rating
1 Comment
Oldest
Newest Most Voted
Inline Feedbacks
View all comments