H2Med: un corridoio di idrogeno verde per l’Europa

Un corridoio di idrogeno ‘verde’ per connettere la Penisola iberica alla Francia permettendo di esportare energia pulita in tutta Europa. Questo l’ambizioso progetto di interconnessione H2Med che collegherà Barcellona e Marsiglia e potrà essere operativo nel 2030.

Si tratta di un intervento di circa 2,5 miliardi di euro. Con una capacità di trasporto fino a due milioni di tonnellate di idrogeno pulito entro il 2030. Corrispondente a circa il 10% dei consumi a livello europeo. Ad annunciarlo i leader di Francia, Spagna e Portogallo in una conferenza stampa al fianco della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, a margine dei lavori del IX vertice Euromediterraneo. E’ proprio alla Commissione Ue che i dettagli del progetto saranno presentati entro il 15 dicembre, per candidarsi a diventare un Progetto di interesse comune. Ed essere così co-finanziato con i fondi europei della Connecting Europe Facility, il meccanismo per collegare l’Europa.

H2Med
H2Med

Il governo spagnolo punta a ricevere un finanziamento da parte di Bruxelles pari a circa il 50% del costo complessivo del progetto.

Von der Leyen ha ricordato che la futura infrastruttura ha le caratteristiche per costituire la parte centrale del piano ‘REPowerEu’, presentato a maggio scorso per rendere energeticamente indipendente la Ue. Nello stesso piano, Bruxelles ha fissato l’obiettivo di produrre 10 milioni di tonnellate di idrogeno rinnovabile nell’Unione europea entro il 2030, importandone altre 10 milioni. Un nuovo progetto infrastrutturale transfrontaliero nella penisola iberica è citato dalla Commissione tra gli esempi di potenziali progetti da finanziare (contenuti nell’allegato 3 della comunicazione del REPower) per rispondere alle esigenze infrastrutturali degli obiettivi energetici del piano. Con la precisazione chiaramente che un eventuale gasdotto dovrebbe essere “valutato in vista del suo potenziale a lungo termine per sfruttare l’importante potenziale di idrogeno rinnovabile della penisola iberica, così come del Nord Africa”.

Sempre secondo Bruxelles, la nuova infrastruttura per il passaggio dell’idrogeno ha tutto il potenziale per costituire il “primo elemento della spina dorsale dell’idrogeno” in Europa. Tutto questo mentre l’Unione europea continua a lavorare per costituire una più ampia partnership per l’idrogeno verde con tutti i paesi del Mediterraneo meridionale. L’infrastruttura “H2Med” o “BarMar” (acronimo dai nomi di Barcellona e Marsiglia, le due città collegate dalla nuova infrastruttura), andrà nei fatti a sostituire il vecchio progetto di gasdotto sotterraneo “MidCat”. Progetto di cui si è discusso per anni per collegare le reti del gas francesi e spagnole attraverso i Pirenei e successivamente abbandonato.

La decisione di non far trasportare all’infrastruttura gas ma direttamente idrogeno è stata determinante. Bruxelles potrà così dichiararlo un progetto di interesse comune, vista la necessità di sviluppare la produzione di energia pulita. Come ha aggiunto Ursula von der Leyen “La penisola iberica è destinata a diventare uno dei principali hub energetici d’Europa. E l’Unione europea farà parte di questa ‘storia di successo‘”. Secondo i dettagli preliminari del progetto, la tratta Barcellona-Marsiglia presenta una lunghezza di 455 chilometri.

Quali sono gli ostacoli?

“Un gasdotto offshore per l’idrogeno a questa profondità e distanza non è mai stato realizzato prima”, ha affermato Gonzalo Escribano, esperto di energia presso il think tank Real Instituto Elcano di Madrid.

Il progetto innovativo deve affrontare alcune sfide tecniche. Uno dei problemi principali è che l’idrogeno è costituito da piccole molecole che possono fuoriuscire attraverso le giunture e causare corrosione, ha affermato José Ignacio Linares, professore alla Pontificia Università Comillas di Madrid. Ma tali problemi potrebbero essere superati “installando una membrana all’interno (del gasdotto), una sorta di plastica che impedisce all’idrogeno di fuoriuscire”, ha affermato.

Qual è la prospettiva?

Il rischio maggiore è la sua fattibilità economica, dicono gli esperti.

“Non è chiaro quando decollerà il mercato dell’idrogeno verde e se la Spagna sarà in grado di produrre abbastanza per esportarlo”, ha affermato Escribano.

Secondo Linares la sua costruzione richiederà così tanto tempo “che non possiamo permetterci di aspettare. Se lo facciamo, ci ritroveremo con un enorme volume di idrogeno che non saremo in grado di esportare”.

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Redazione

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