prof Ravagnan

Biometano ed etica nell’uso dei biocombustibili

Biometano. Un contributo del prof Giampietro Ravagnan su come utilizzare al meglio biometano ed idrogeno per le strategie di transizione energetica ed ecologica in Italia. Con al centro l’interesse collettivo della qualità dell’ambiente e della correlata salute umana.

Stiamo appena uscendo dal tunnel della pandemia da COVID 19. Consapevoli che comunque l’alto numero di non vaccinati costituisce ancora un rischio elevatissimo di forme patologiche gravi ed anche  mortali. E si abbatte sul Paese la crisi energetica che mina i progetti di sviluppo e di qualità della vita delle classi sociali a basso reddito.

Giustamente il nuovo decreto di sostegno alla crisi energetica ha messo incentivi  per le fonti rinnovabili in una fase di transizione che sarà lunga e complessa. Fase aggravata da problemi geopolitici che manterranno alti i prezzi del gas naturale  considerato architrave della transizione da carbone e prodotti petroliferi.

In questo contesto la possibilità di produrre biometano diventa un asset strategico per l’Italia. Abbiamo tecnologie avanzate per la sua produzione e per il suo uso come combustibile per il trasporto. Con le tecnologie integrate di purificazione, liquefazione ed utilizzo diretto nei veicoli che si possono rifornire ai distributori su strada.

Vi è stata finora la consuetudine di immettere in rete nei gasdotti gran parte del biometano prodotto da agro zootecnia con un meccanismo premiante di incentivi. Incentivi che cresceranno in quanto legati ai prezzi del gas naturale. Le aziende energetiche sono avide per tutto ciò che può essere prodotto localmente ed a costi controllati. Ma questo impiego è frutto di una visone contingente. E non di una pianificazione di produzione e consumi che abbia al centro l’interesse collettivo della qualità dell’ambiente e della correlata salute umana.

La pandemia da COVID 19 è stata drammatica nelle Regioni con l’atmosfera più inquinata. Non perché il virus possa essere stato “un passeggero” di molecole inquinanti. Ma perché nelle aree industriali le patologie respiratorie sono molto più diffuse. Anche con una percentuale di tumori polmonari superiore alla media nazionale. Con un conseguente stato di infiammazione cronico delle vie aeree che costituisce la modalità più veloce per l’infezione. E conseguente  internalizzazione del virus che provoca la cosiddetta “tempesta infiammatoria”  che è spesso letale.

La vaccinazione diffusa, che con la stimolazione di produzione di anticorpi crea una “barriera” al virus, impedendogli di entrare nelle cellule dove possa riprodursi,  ha fortemente ridotto questi fenomeni. Fenomeni che rimangono comunque ancora endemici.

LE NEWS DI ECQUOLOGIA SUL BIOMETANO

Le scelte strategiche quindi debbono riguardare anche la mitigazione delle fonti di inquinamento dell’aria come obbiettivo primario. Tra le quali quella di particolato da combustione del gasolio nei motori (PM). Dapprima nei grandi agglomerati urbani nel Trasporto Pubblico Locale (TPL). E quindi nelle grandi direttrici autostradali dove l’intensità del traffico merci costituisce la principale fonte di inquinamento ambientale.

Pertanto il biometano deve essere impiegato, con le opportune modalità di sostegno, principalmente per il TPL e per il trasporto merci. Trasferendo a questi comparti le economie di scala che si possono avere con la produzione nazionale di questo biocombustibile.

I Comuni debbono essere sostenuti per la produzione di biometano liquido da FORSU. In una filiera locale di produzione ed utilizzo che può abbatterne i costi complessivi del TPL.

Immettere biometano in rete per riscaldamento e/o per produrre energia è uno spreco che non va più sostenuto da incentivi. Poiché diventa un utilizzo non coerente con la qualità della vita delle persone fortemente dipendente anche  dall’inquinamento dovuto ai trasporti.

Le grandi aziende produttrici di energia debbono puntare invece decisamente alla tecnologia dell’idrogeno prodotto con fonti rinnovabili. E lasciare il biometano per un uso diffuso nei trasporti che per molti anni ancora non avranno possibilità tecnica di elettrificazione dei mezzi pesanti.

Queste enunciate debbono essere scelte non lasciate a soggetti industriali che perseguono legittimamente profitti. Bensì alla Politica che ha ormai un nuovo obbligo costituzionale di Tutela dell’Ambiente che è un fondamento della tutela costituzionale della Salute dei Cittadini.

prof Giampietro Ravagnan, ordinario f.r. di microbiologia Università Ca’ Foscari di Venezia e ricercatore senior associato Istituto Farmacologia Traslazionale del CNR

Nota di accompagnamento

Il decreto appena approvato può andare bene con una tipologia di incentivi che lasci alle aziende di elettricità ed energivore solo quello della produzione di idrogeno. Mentre il biometano deve essere incentivato nella filiera di utilizzo del trasporto. Non si può lasciare a chi non ha provveduto in tempo alle riserve strategiche di gas naturale i benefici che provengono da una filiera di produzione primaria. L’entrata di ENI nei biocarburanti crea solo confusione. Utilizzi quindi  le risorse che ha per mettere a punto le tecnologie per l’idrogeno. 

Redazione

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