Bellezza dal piccolo. Appunti per un’economia della sufficienza

Bellezza dal piccolo. Coniugare grandi politiche sul clima e sostenibilità con i comportamenti individuali e di piccole collettività è utile. Articolo di Karl-Ludwig Schibel, Presidente Alleanza per il Clima Italia ETS.

È vero che, lo stile di vita nei paesi ricchi del Nord e in modo crescente in quelli emergenti, è alla fine la forza propulsiva della crisi ecologica. È stato denominato lo “stile di vita imperiale” intendendo quei modelli di produzione e consumo che si basano sulla illimitata appropriazione della natura e del lavoro su scala globale, causando da un lato grande prosperità e dall’altro infinite sofferenze e distruzioni. “Imperiale”, poiché permea interamente la nostra vita quotidiana, spazza via altri modi di vita, fa un uso eccessivo della natura e del lavoro umano e distribuisce iniquamente opportunità di vita e risorse naturali. Permea i processi produttivi, le leggi, le infrastrutture, guida i nostri comportamenti e domina l’immaginario.

La frutta esotica al supermercato tutto l’anno è una falsa naturalezza, con un semplice clic del mouse Amazon ci consegna quasi ogni prodotto a casa, una vita senza cellulare è inimmaginabile, diamo per scontato di avere una casa riscaldata e poter camminare in sicurezza per strada come anche servizi sanitari di alta qualità, siamo convinti che qualcuno si occuperà delle persone anziane e via dicendo. Fanno dunque bene le tante campagne che cercano di promuovere uno stile di vita sostenibile.

Con lo slogan “A good life is simple” la campagna Overdeveloped presenta piccoli e meno piccoli cambiamenti di comportamento nella vita quotidiana per ridurre la plastica evitando gli imballaggi, ridurre l’uso dell’automobile usando la bicicletta, ridurre lo spreco delle risorse bevendo l’acqua di rubinetto invece di quella in bottiglia.

Cambiare comportamenti, ma anche fare con meno. Quest’ultima è la parte più problematica, poiché l’idea della rinuncia va palesemente contro il pensiero dominante del più.

Spostarsi sulle piccole distanze in bicicletta potrebbe anche andar bene, anche nell’interesse della propria salute, ma come la mettiamo con rinunciare al volo transatlantico a favore delle escursioni sulle montagne in Italia? Il concetto chiave è “sufficienza” e Wolfgang Sachs si augura nei suoi “Appunti per resistere all’antropocene” una “Economia della sufficienza”, una riduzione del 70- 90% del flusso di materiali ed energia. L’efficienza farà la sua parte, ma l’aumento delle prestazioni prenderà effetto solamente in una società del meno in termini assoluti. Una visione della decrescita che finora trova risonanza solo in una comunità circoscritta di profeti e addetti del “fare con meno”. È difficile, infatti, concepire il tracollo del consumismo rampante che mostra solo flebili segnali di indebolimento.

La sfida più grande per la conversione ecologica è sviluppare degli immaginari attraenti, come suggerì Alexander Langer col suo «Lentius, profundius, suavius» rovesciando il motto olimpico «citius, altius, fortius».Chi si opporrebbe al motto del più lento, più profondo, più dolce in tempi di crisi ecologica? Nelle parole nessuno, però i fatti parlano un’altra lingua. Il numero di mezzi pesanti a lunga percorrenza aumenta in modo esponenziale, quasi la metà delle importazioni dell’UE proviene dai paesi asiatici… Continua a leggere l’articolo su l’ECOFUTURO MAGAZINE

Redazione

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