ErbGis Inventario delle risorse geotermiche nazionali

Una storia minima della possibile geotermia in Italia

Una storia minima della possibile geotermia in Italia. Un contributo di Mirco Sangalli condiviso con gli Amici di Ecofuturo. Perché ci siamo fermati?

Era la metà degli anni Settanta. IN PIENA CRISI PETROLIFERA l’allora ministro dell’Industria, del commercio e dell’artigianato, Carlo Donat-Cattin, affidò ad Eni ed Enel l’esplorazione e lo sfruttamento esclusivo delle risorse geotermiche italiane per la produzione elettrica. Senz’altro non poteva immaginare che oggi avremmo assistito ad una corsa al fluido geotermico in un Paese che ha sempre più sete di energia.

Secondo i dati forniti dal ministero dello Sviluppo economico – aggiornati al 30 giugno 2013 – sono 948 i pozzi perforati per uso geotermico. Ed 11 le concessioni di coltivazione in terraferma. 44 invece i permessi di ricerca vigenti in terraferma ed 1 permesso di ricerca in mare. Ai quali potrebbero aggiungersi un’altra concessione di coltivazione e ben 51 nuovi titoli minerari, compresi 10 progetti pilota. Dalla Toscana al Lazio, dalla Lombardia all’Umbria e alla Campania, dalla Sardegna alla Sicilia. Tutti regolamentati con un apposito Decreto legislativo (il numero 22 dell’11 febbraio 2010). Decreto previsto al fine di promuovere la ricerca e lo sviluppo di nuove centrali geotermoelettriche.

Lo sfruttamento geotermico e le centrali connesse sono considerate strategiche dal punto di vista nazionale. Tanto da essere supportate da un piano varato nel 2011 ed incentivate con i certificati verdi. Equiparando la geotermia alle fonti di energia rinnovabile. Tutto ciò in Attuazione della direttiva 2001/77/CE relativa alla promozione dell’energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell’elettricità. Vd. D.lgs n.387 del 29 dicembre 2003, ndr.

“Con il varo del Decreto legislativo n. 22 dell’11 febbraio 2010 – come sottolinea la Direzione generale per le risorse minerarie ed energetiche – vengono in particolare semplificate le regole per ottenere le autorizzazioni”. Semplificazione e liberalizzazione che hanno fatto salire a 22 il numero delle società attive – compreso il colosso Enel – intenzionate ed esplorare il territorio italiano. Ciò su indicazione di uno speciale inventario del ministero dello Sviluppo economico supportato da Cnr ed Enea. E con la spinta dell’Unione europea che ha finanziato il progetto Geoelec. Ovvero un sistema geografico informatizzato, unico nel suo genere, che stima il potenziale geotermico dei territori degli Stati membri da 1 a 5 chilometri di profondità.

geotermia

Una mappatura che oggi conferma la Toscana come l’area con il maggiore potenziale. Seguita dal Lazio, dalla Campania -con l’area dei Campi Flegrei-, e dal Tirreno meridionale nell’area del vulcano sottomarino Marsili. Poi ancora la Basilicata con aree potenziali dal Vulture alla Val d’Agri, il canale di Sicilia nell’area del vulcano sommerso Empedocle, Lampedusa e Pantelleria.

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Redazione

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