Ilva

Taranto chiama. Sostieni il crowdfunding!

Taranto chiama. Sergio Ferraris, sull’ultimo numero della rivista QualEnergia, presenta il nuovo documentario di Rosy Battaglia. Un’opportunità per scuotere una sempre più ingessata informazione ambientale

Taranto. Una città martire dell’inquinamento che fa notizia sempre più raramente. E spesso quando la fa è per le sorti economiche dell’Ilva. Non per lo stillicidio incessante di malattia, morte e sofferenza che l’acciaieria, un vero fossile industriale, provoca da decenni. E non ha fatto notizia neanche il fatto che a gennaio 2022 l’Onu abbia definito Taranto come
«zona di sacrificio»
, una delle più inquinate del Pianeta.

La città pugliese sarà oggetto delle attenzioni di una delle giornaliste italiane più attente alle questioni dell’inquinamento Rosy Battaglia che ha recentemente lanciato una campagna di crowdfunding per finanziare la realizzazione di “Taranto chiama”. Un documentario-inchiesta che ha intenzione di girare assieme all’associazione Cittadini Reattivi.

La giornalista, da anni segue queste situazioni. Ha cominciato nel 2018 le sue “Storie resilienti” con “La rivincita di Casale Monferrato”. Un documentario che mette insieme la storia e il futuro della cittadina spezzata dal dramma dell’amianto. Il suo secondo documentario è stato “Io non faccio finta di niente”. Narra la storia del movimento civico “Basta Veleni” di Brescia e della battaglia contro la Caffaro dal 2013 al 2019.

«Taranto è una comunità che ho incontrato all’inizio della mia prima inchiesta sulle comunità che vivono sui siti contaminati. Già nel 2013 partendo dal testo della Commissione bicamerale sui ritardi delle bonifiche dei siti contaminati e illeciti venni a conoscenza della situazione. Una realtà che ho ritrovato analizzando la relazione Sentieri mentre lavoravo sugli altri due documentari. Ora, dopo vari articoli sulla situazione di Taranto usciti sulla carta stampata è la volta di un documentario». Dice Battaglia.

Oggi è impegnata con il crowdfunding sulla piattaforma “Produzioni dal basso” per realizzare il suo terzo documentario, “Taranto chiama”. E il filo rosso che collega Trieste a Taranto lo racconterà nel suo documentario. «Qualcosa di molto profondo lega il Nord e il Sud del nostro Paese. E non è solo l’inquinamento ambientale». Spiega Battaglia.

Intanto basta pensare che proprio a Trieste, nel 2020, i movimenti sono riusciti ad ottenere la chiusura dell’area a caldo della Ferriera di Servola. Un impianto industriale altamente inquinante. Ed è notizia del 18 settembre scorso la sua demolizione. Con l’esplosione è stato raso al suolo ciò che resta della cokeria e la sua ciminiera e la palazzina rossa dell’agglomerato industriale.

A Taranto, invece, le stesse lotte sono in corso da più di dieci anni intorno all’ex Ilva, oggi Acciaierie d’Italia. Il polo siderurgico più grande d’Europa.

La necessità di usare il crowdfunding per finanziare un lavoro giornalistico, da un lato possiede un alto valore nella direzione di una gestione libera da vincoli economici e politici dell’informazione. E dall’altro è anche sintomo della debolezza del mondo dell’informazione, anche ambientale, nel sostenere progetti che vadano oltre la rivista cartacea e il sito web.

Si tratta di un problema non indifferente. Ci avviamo verso un periodo nel quale i problemi ambientali, specialmente sul fronte climatico, si concretizzeranno sempre più nella loro drammaticità. E saranno sempre meno comunicati con strumenti innovativi.

Per informare sulla complessità, bisogna usare nuove tecnologie intrecciandole con nuove semantiche e metodologie e di ciò in Italia non vi è traccia. Nemmeno a livello embrionale. Nel frattempo, però, qualcosa possiamo fare: finanziare il nuovo lavoro di Rosy Battaglia.

Per finanziare Taranto chiama seguite questo link:
https://www.produzionidalbasso.com/project/taranto-chiama/

Taranto chiama

Redazione

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