Sviluppo mobilità elettrica: il collo di bottiglia del litio

Sugli scenari evolutivi di sviluppo della mobilità elettrica grava sempre di più, stante la grande dipendenza dei sistemi di accumulo nei confronti di questo minerale, il collo di bottiglia rappresentato dall’estrazione di litio, troppo lenta rispetto alla domanda crescente.

Pur esistendo enormi giacimenti di questo minerale superleggero, dal colore bianco-argento, la filiera non potrà reggere una rapida crescita della produzione. Ad esprimersi in questo senso è un nuovo studio dell’Università norvegese di scienza e tecnologia, dove un team di ricerca ha sviluppato un modello di analisi del flusso (link studio) di materiali chiamato MATILDA (MATerIaL Demand and Availability)

Nello specifico, lo studio analizza le strategie di gestione dell’uso delle risorse nelle batterie dei veicoli elettrici. Con MATILDA che aiuta a meglio comprendere i fattori critici che influenzano l’approvvigionamento. Inoltre, il modello è in grado di elaborare come, attraverso vari interventi, può essere mitigata la domanda. Dopo la valutazione di oltre 8 mila scenari possibili, i ricercatori hanno concluso che il mercato da solo non saprà fornire adeguate risposte, rendendosi necessari profondi cambiamenti sociali e dello stile di vita per minimizzare i rischi di un blocco delle forniture di materie prime.

Prima di tutto, per evitare un eccesso della domanda di litio, è necessario investire in altre tecnologie per lo sviluppo di batterie, pensando anche a non produrre auto elettriche grandi e pesanti. Al contrario, molte più persone dovrebbero condividere auto più piccole con pacchi batterie ridotti. Si rende inoltre necessario incrementare la vita dei veicoli e delle batterie agevolandone il riutilizzo e la sostituzione come passaggio fondamentale per ridurre la domanda di materie prime. 

Un altro elemento per allentare la pressione sull’estrazione di litio è accrescere quella su altre materie, con una delle attuali tendenze rivolta verso le batterie al litio ferro fosfato (LFP). Produttori come Volkswagen, Volvo e Tesla hanno dichiarato di voler adottare questa tecnologia, che non ricorre a sostanze costose e critiche come cobalto e nichel. Il problema è che tale tecnologia utilizza molto fosforo, materia prima sulla quale grava già la pressione dei fertilizzanti, rischiando così uno shock dei prezzi dovuto a un picco di domanda che potrebbe riflettersi sui prodotti alimentari.

Secondo l’Università norvegese l’economia circolare è una componente necessaria, ma purtroppo non sufficiente a ridurre in modo significativo la pressione sulle materie prime nel prossimo decennio. Anche dal momento che prima della demolizione di un numero sufficiente di veicoli elettrici per recuperarne i metalli critici passeranno almeno 10-15 anni.

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Redazione

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