Ponte sullo Stretto: Mario Tozzi smonta il progetto Salvini

Ponte sullo Stretto. Ecco un estratto di un articolo su greenreport.it di Mario Tozzi. Il geologo del CNR smonta puntualmente il progetto Salvini proponendo il vero ponte verso sicurezza antisismica e idrogeologica, acqua, ferrovie, servizi pubblici.

L’Italia del XXI secolo sarà un fermento di grandi opere e un brulicare di cantieri che faranno ripartire il Paese, anche se non è chiarissimo per dove. Porti, metropolitane, ferrovie ad alta velocità, ma soprattutto strade, autostrade e ponti, di cui – dicono – c’è un gran bisogno per adeguarsi all’Europa e ammodernarsi.

Per chi si vuole rendere conto se le cose stiano così – cioè se davvero servono tutte queste infrastrutture – non c’è che fare riferimento ai dati, alle statistiche, ai numeri. Cioè agli unici parametri “oggettivi” che mostrano, inequivocabilmente, che non è così.

Come uomo che si occupa di scienza, di dubbi sul costruendo ponte ne coltivo più di uno. Non voglio qui accennare a probabili cambiamenti nelle correnti ventose in quota, a modifiche nelle rotte migratorie degli uccelli e ad altre sicure alterazioni degli ecosistemi siciliani e calabresi. Voglio – invece – ripetere che il ponte è brutto e inutile e forse pericoloso.

Immaginate un ponte lungo tre chilometri e mezzo e largo circa 70 metri lanciato sopra uno dei mari più belli del mondo e immaginate che per sostenerlo occorrono 160.000 tonnellate di acciaio arrangiato in cavi di un metro e venti centimetri di diametro.

L’unica cosa che potrebbe evitarvi di sentirsi in un flipper nella parte della pallina è che qualcuno chiuda il ponte al traffico tutte le volte che c’è vento troppo forte.

È ormai ora di tracciare un limite netto al diritto dell’uomo di imporre modifiche definitive all’ambiente che lo circonda. Specie se queste hanno un impatto elevato e, in ultima analisi, danneggiano anche i sapiens.

Chi decide che i nostri figli e nipoti dovranno accettare un’opera come quella? Quale giustizia intergenerazionale ci manderebbe assolti dall’aver modificato per sempre uno spazio naturale, storico e mitologico che poteva essere goduto anche dai nostri discendenti così come era pervenuto a noi?

La potente lobby di neo-futuristi e ingegneri italiani è all’opera da anni sulla questione stretto e grandi opere in genere.

E se solo una parte dei cittadini italiani ritenesse il ponte non solo inutile e dannoso, ma anche brutto? Chi tutela i diritti estetici delle popolazioni?

Riportiamo di seguito una serie di obiezioni al Ponte sullo Stretto già mosse nelle controdeduzioni al precedente progetto definitivo (nel 2013). A queste non risultano essere state destinate risposte specifiche ancora oggi, per questa ragione le riproponiamo in attesa di risposte.

La Sicilia nord-orientale e la Calabria meridionale sono davvero le regioni a più alto rischio sismico dell’intero Mediterraneo. A partire dal IX secolo, quest’area è stata colpita da almeno 13 terremoti d’intensità superiore al VII grado della scala Mercalli.

Reggio Calabria e Messina furono rase al suolo da un sisma (XI-XII grado della scala Mercalli) che fece oltre 80.000 morti e successivamente invase da onde di marea alte come palazzi. Siamo sicuri che il rischio di costruire una struttura del genere nella zona a più elevata sismicità del Mediterraneo sia sufficientemente basso?

Anche se non si trattasse di un unico terremoto violento tipo 1908, rimane tutta da verificare la risposta di un’opera tanto complessa e delicata ad una serie di violente scosse ravvicinate.

Nella relazione della Società Stretto di Messina sono state cartografate delle faglie attive sottomarine. L’esistenza di questi piani di scorrimento sottomarini genera grosse preoccupazioni.

Il progetto del ponte, da un punto di vista squisitamente geologico, è carente, basato su dati vecchi e male impostato. Già nelle prime controdeduzioni ufficiali alcuni geologi, ingegneri e architetti hanno messo in luce alcuni dati preoccupanti a proposito del progetto finale.

I dati dell’ENEA indicano un sollevamento differenziale del settore calabrese di circa 1,5 mm/anno contro 0,6 mm/anno di quello siciliano.

I dati satellitari sui movimenti orizzontali in letteratura indicano una divaricazione fra Calabria e Sicilia che procederebbe al ritmo di 1 cm/anno. Per via della tettonica delle placche i due blocchi si spostano, ma non nella stessa direzione.

Dati recenti indicano la possibilità di enormi scivolamenti gravitativi profondi sul versante calabrese. Con piani di taglio che possono arrivare a interessare le strutture di sostegno.

Se si valutano le frequenze medie annuali, risultano 32-33 giorni di vento forte o fortissimo per l’area tirrenica e 35-36 per quella ionica. Da ciò è facile ipotizzare che il ponte possa essere ogni anno intransitabile per circa un mese.

Lo studio geologico di corredo al progetto definitivo escludeva l’esistenza di movimenti crostali lenti, sia orizzontali che verticali. Studi recenti hanno dimostrato che tali movimenti sono tutt’ora attivi e non sono affatto trascurabili.

Per fabbricare tutto quel cemento poi, ci vuole il calcare che deve venire dal più vicino possibile. Significa aprire decine di nuove cave nell’area dello stretto con sfregio ambientale irreversibile di colline e versanti, fino allo stravolgimento vero e proprio della carta topografica del rilievo esistente.

Le perplessità geologiche, come si vede, sono parecchie. E vennero già espresse una decina di anni fa in controdeduzioni specifiche cui, però non è stata mai data ragionevole risposta.

Link articolo integrale su GreenReport

https://ecquologia.com/il-grande-bluff-del-ponte-sullo-stretto/

Redazione

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