Il Tempo Liberato: tra autodeterminazione e sfide economiche

Per la rubrica “IMPRESA E SOSTENIBILITÀ” di Ecofuturo Magazine, una riflessione sul “Tempo” di Averaldo Farri, Director Green Innovation Division – Zucchetti Centro Sistemi.

Il tempo è liberato. È necessario avere un tempo sgombro dal lavoro per poter sviluppare il pensiero

Il tempo liberato è un concetto di affermazione relativamente recente che valorizza alcune importanti necessità della persona come lo sviluppo del pensiero, della personalità, degli interessi rispetto alle “costrizioni” di un’attività lavorativa che occupa almeno un terzo del tempo giornaliero disponibile. La questione è sicuramente centrale ma anche, purtroppo, in contrasto con i parametri economici che sottendono alle attività di un’impresa. Se pensiamo che il villaggio globale, concetto per me astruso e inapplicabile, mette le nostre aziende in concorrenza con paesi che hanno libero accesso ai nostri mercati e che del benessere dei propri impiegati non si curano affatto, è facile capire da dove nasce il contrasto.

Dobbiamo stare attenti a che il concetto di tempo liberato non crei una frattura tra chi può permetterselo, per esempio chi può lavorare in smart working e gestire il tempo lavorativo in libertà e chi no, come chi lavora in un ciclo produttivo e deve necessariamente lavorare in presenza e adeguarsi ai tempi che una produzione richiede. Mi sembra il classico caso in cui rischiamo di creare una subalternità di trattamento tra tipologie diverse di lavoratori, anche di una stessa azienda, che non può non nuocere.

In America questa frattura viene chiamata “chasm” cioè baratro e dà bene l’idea del rischio che si corre. Ogni azienda e ogni attività, soprattutto se produttiva, è diversa dalle altre. E credo sia giusto che ognuna gestisca questa evoluzione, di per sé positiva, nei limiti del possibile.

Eviterei di fare del “tempo liberato” una nuova moda o di farlo apparire come un nuovo paradigma di civiltà. In anni recenti siamo caduti in molte trappole del genere uscendone con le ossa rotte dal punto di vista economico, ma, spesso, anche da quello sociale.  Eviterei di guardare solo all’interno della nostra realtà europea e italiana. Viviamo in un mondo globale e finché questo parametro non si assesta, non possiamo pensare di perdere anche quella poca competitività che abbiamo. I parametri economici sono, e sono destinati a rimanere nel prevedibile futuro, il confronto essenziale per la sopravvivenza delle attività produttive.

Come ultima riflessione, vorrei ricordare che esistono altre attività che, come il lavoro, causano stress e impegno totalizzante. È il caso dello studio o delle attività domestiche, specialmente dove siano presenti figli piccoli… Continua a leggere gratis l’articolo su L’ECOFUTURO MAGAZINE

Redazione

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