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“Il Mare, ponte e confine” di Giuliano Tallone

Un articolo di Giuliano Tallone pubblicato da l’Ecofuturo Magazine per il recente numero Mare dimenticato.

Gli oceani sono sia un’opportunità sia una criticità sul fronte ambientale

A tutti sarà capitato di apprezzare al tramonto la bellezza e la maestosità delle acque marine. Forse il più ampio spazio naturale del Belpaese. In Italia, sovrappopolata e soffocata da urbanizzazione galoppante, il mare rappresenta ancora uno spazio che lascia allo spirito l’impressione di una vita primordiale. In realtà questa impressione, in gran parte, è errata.

Le attività umane impattano sui mari di tutto il Pianeta. Mettendo a rischio le risorse biologiche sfruttate oltre il limite. Le cause sono legate alle necessità di 8 miliardi di esseri umani che chiedono cibo, risorse energetiche, spazio e che riversano nei mari gran parte dei rifiuti. Come l’enorme questione del “continente di plastica” in mezzo al Pacifico ben rappresenta.

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Il Mediterraneo, “Mare Nostrum” degli antichi Romani, non fa eccezione. Anzi forse è il mare per antonomasia. È oggi ponte e confine. Separazione tra una Europa ricca e un continente enorme e dalle immense difficoltà: l’Africa. Nelle proiezioni sulla crescita della popolazione i paesi di quell’area hanno i dati più critici. Con la Nigeria che nei prossimi decenni diverrà la nazione più sovrappopolata della Terra.

Uno dei temi chiave della politica dei prossimi anni sarà come l’Europa e l’Italia si confronteranno con la questione della migrazione, sempre in crescita a causa della spinta che viene dal Sud. E con l’insoluto rapporto di sfruttamento, prima, e di teorico aiuto, oggi, dei paesi europei verso quelli del grande e problematico vicino.

Rapporto problematico

L’Italia, scrive Fabio Roggiolani, ha un rapporto strano e irrisolto con il mare. Nonostante sia essenzialmente una nazione mediterranea e costiera.

La capacità di utilizzare al meglio gli strumenti individuati da normative come la Convenzione di Barcellona, con il suo Protocollo sulla Gestione Integrata della Zona Costiera, o la Direttiva Europea 2014/89/UE del 23 luglio 2014, che istituisce un quadro per la pianificazione dello spazio marittimo, finalmente in attuazione in Italia con l’azione congiunta di Stato e Regioni, potrà fare la differenza.

Punti chiave sono designare le aree da deputare alle rinnovabili, come l’eolico offshore, o definire le rotte commerciali per il trasporto marittimo, conservando quelle più vocate per la biodiversità marina. Particolare attenzione è posta dall’UE anche al rispetto negli ambienti marini delle normative come la direttive Habitat e Uccelli Selvatici. O la recente strategia per la Biodiversità.

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Il cambiamento climatico, in un periodo nel quale anche sull’Europa soffiano venti di guerra, fa da sfondo a questo scenario in rapido e vasto mutamento. E la nostra capacità di comprendere e di gestire le risorse marine, fondamentali anche per il turismo, sarà la chiave di volta dei futuri successi – o insuccessi – nelle politiche dell’ambiente e del territorio.

Leggi anche Filo di mare: un tessuto per dare speranza

Cover Photo by Dimitris Panagiotaras on Unsplash

Redazione

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